a Catanzaro un incontro tra ANPI, Cgil e Legambiente per discutere del tema – .


18 giugno 2024 07:16

di MARCO VALLONE

«No a un’opera inutile, che tra l’altro arriva in un momento in cui le priorità infrastrutturali delle due regioni coinvolte, Calabria e Sicilia, sono diverse». Duro commento di Angelo Sposato, segretario generale della CGIL Calabria, sulla possibile costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.

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Se ne è parlato al Dopolavoro ferroviario del quartiere Lido di Catanzaro. Presenti all’incontro, oltre al segretario generale della CGIL Calabria, anche Mario Vallone, presidente dell’ANPI Catanzaro, che ha introdotto i successivi interventi proposti da Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, da Domenico Gattuso, docente (in collegamento telematico) della L’Università Mediterranea di Reggio Calabria impegnata in un’ampia dissertazione tecnica sulle ragioni per cui il ponte non dovrebbe essere costruito, a cura dello stesso Angelo Sposato.

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“Di recente abbiamo organizzato una manifestazione insieme alle associazioni per dire no a questa infrastruttura” – ha inoltre affermato Angelo sposato, segretario generale della Cgil Calabria – “Abbiamo detto che c’è bisogno di chiudere le infrastrutture di primo livello: quindi intanto resta aperta la vicenda legata alla 106, visto che purtroppo su quella strada continuano a verificarsi incidenti. Abbiamo detto che bisogna garantire che l’alta velocità sia un fatto anche per la Calabria, tenendo conto che in questo momento si ferma in Basilicata a Romagnano, nonostante i fondi Pnrr ci siano. Decidono di spendere 15 miliardi, quando invece si potrebbero fare queste due importanti opere: la 106 e il treno ad alta velocità. Il Ponte in questo momento è un’opera inutile, perché sarebbe un ponte sospeso sul nulla, e quindi abbiamo già detto che non solo ci mobiliteremo come abbiamo fatto nelle ultime settimane, ma continueremo una battaglia, che è importante per noi, con tutte le associazioni, a partire dall’ANPI che è la strada maestra, perché in questo momento la Calabria e il Sud hanno bisogno di molto di più”. Interrogato poi sugli incontri di interlocuzione avvenuti tra i sindacati e la Regione Calabria, nei quali c’è stata una convergenza di vedute sui temi riguardanti la 106 e l’autostrada, Angelo Sposato ha evidenziato come “in realtà la contraddizione sta proprio in questo: in Calabria Nel contenzioso avevamo inserito le emergenze, le priorità, tra le quali tra l’altro c’è anche l’elettrificazione della ferrovia Jonica. Poi sono stati tolti dal Governo circa 1 miliardo e 800 milioni di euro dai fondi di coesione, sia per la Calabria che per la Sicilia, e questo è in contraddizione con le priorità che avevamo detto: cioè non ci sono i fondi per costruire il ponte sulla sullo Stretto perché non ci sono 15 miliardi. Stiamo spendendo più in progettazione e consulenza che nelle attività che dovrebbero essere fatte. Quindi siamo convinti che si tratti dell’ennesimo spreco di soldi pubblici, quando invece potremmo fare molti dei 106 lotti che oggi mancano di finanziamenti e sono già in progettazione esecutiva. Si potrebbe anche realizzare il progetto definitivo. Con 15 miliardi si potrebbe realizzare completamente tutta la tratta della 106 da Sibari a Reggio Calabria, ed è un peccato che si buttino soldi su un ponte che in questo momento non serve a nessuno».

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Mario Vallone, presidente dell’ANPI Catanzaro, dal canto suo ha osservato che, “come ha detto Mark Twain, è molto più facile ingannare le persone che convincerle di essere state ingannate. Con la questione del ponte ci troviamo in un contesto costituzionale, e l’articolo 9 della Costituzione, relativo alla tutela dell’ambiente e del paesaggio, verrebbe fatto a pezzi. Ci sono state prese di posizione da più parti, non politiche, ma tecnico-scientifiche, che hanno demolito l’idea del ponte. Penso a diverse lamentele riguardo all’avvicinamento del progetto. In ogni caso, se dal punto di vista tecnico-scientifico è stato detto quasi tutto, dal punto di vista costituzionale è importante sapere come vengono spesi i soldi dei cittadini. Pensiamo a quanto si è speso in passato per questo, per un lavoro senza alcun beneficio dal punto di vista tecnico-scientifico. Hanno cominciato a devastare l’ambiente e a demolire le case, ma nessuno ha spiegato come costruiremo in quella zona ad alto rischio sismico. Ci rendiamo conto cosa sono i tralicci alti 400 metri? Possibile che non esista un modo migliore per spendere tutti questi soldi? Noi crediamo che ci sia e possa esserci, e per questo l’ANPI dice no a questo lavoro. Dobbiamo evitare il rischio che questa venga percepita come una battaglia solo per una parte del Paese: la battaglia No Bridge deve diventare nazionale”.

Anna Parretta, Presidente di Legambiente Calabria, ha affermato che “Legambiente ritiene estremamente importante fungere da catalizzatore di momenti di partecipazione, confronto, informazione e sensibilizzazione su tutte le tematiche ambientali. In particolare, riguardo alla questione del Ponte sullo Stretto di Messina, Legambiente dice da anni il suo no a un’opera che non considera un progresso, ma, al contrario, ritiene una vera e propria cattedrale in il deserto. Un’opera insensata e, anzi, dannosa sotto molti punti di vista: dannosa per l’ambiente, perché sarebbe situata in un’area che è al centro di un sistema di aree protette. Le criticità ambientali non sono assolutamente state risolte. Infatti, un recentissimo studio di Legambiente, WWF e altre associazioni evidenzia quali sarebbero i problemi ambientali della sua costruzione che inciderebbero su aria, acqua e suolo. Sarebbe poi un problema perché il ponte verrebbe costruito in una zona altamente sismica, nella zona: quindi questo costituirebbe un rischio. E poi il ponte finirebbe per drenare, come già sta facendo, ingenti risorse pubbliche: si parla di circa 15 miliardi di euro (13,5 miliardi per la costruzione del ponte e circa un miliardo per le cosiddette opere di collegamento). Conti destinati a crescere esponenzialmente, come è avvenuto in questo momento senza che sia stata posta nemmeno una pietra. Sono soldi che vengono presi e indirizzati verso il ponte, piuttosto che verso quelle che sono le vere priorità di Calabria e Sicilia, a cominciare dalla mobilità sostenibile. Il ponte” – ha continuato Anna Parretta – “non risolve assolutamente i problemi di mobilità di una regione come la nostra, che in questo momento non è collegata in modo dignitoso né al suo interno, né con il resto dell’Italia, né con il resto dell’Europa. Dobbiamo quindi concentrarci su cose molto diverse, più sostenibili, e sui trasporti collettivi, come ad esempio il trasporto ferroviario. Il ponte poi drena risorse a tutte le altre priorità calabresi che chi vive qui conosce bene. È quindi una questione di priorità: da questo punto di vista siamo estremamente pragmatici e chiediamo che i problemi del sud vengano risolti in modo efficace. E chiediamo che i fondi pubblici creino lavoro e occupazione stabile. Mentre il ponte non farebbe assolutamente nulla di tutto ciò se mai venisse costruito”.

 
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