Green Deal europeo, ok alle regole sul ripristino della natura. Italia contro – .

All’indomani della conclusione del G7 Puglia, dove le sette maggiori potenze del mondo hanno rinnovato il loro impegno per il pianeta e la lotta al cambiamento climatico, l’Italia ha votato contro la legge europea sul ripristino della natura.

Il voto si è svolto ieri, lunedì 17 giugno, e ha visto nel partito avversario non solo Vannia Gava, viceministra all’Ambiente del governo Meloni, ma anche Ungheria, Olanda, Polonia, Finlandia e Svezia.

Gava ha detto:

Sebbene il testo legislativo contenga miglioramenti, per noi rimane assolutamente insoddisfacente perché la legislazione aumenta gli oneri amministrativi ed economici per il settore agricolo.

Il Belgio ha scelto di astenersi, mentre l’Austria ha cambiato posizione, da contraria a favorevole, modificando l’equilibrio dei voti portando all’approvazione del regolamento europeo con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astenuti.

IL PRIMO REGOLAMENTO EUROPEO A TUTELA DELLA NATURA

I lavori di stesura del primo regolamento europeo per la protezione della natura, un vero e proprio scudo legislativo a tutela delle aree naturali dell’Unione, è ufficialmente iniziato 22 giugno 2022con la proposta di legge della Commissione Europea “sul ripristino della natura per contribuire al ripristino a lungo termine della natura danneggiata nelle aree terrestri e marine dell’UE, per raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di clima e biodiversità e per rispettare gli impegni internazionali dell’UE”.

Secondo i dati presentati alla Commissione, oltre l’80% degli habitat europei sono in cattive condizioni; nel rispetto non solo degli accordi sul clima stabiliti da Parigi, ma anche di quelli sanciti dal Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF) durante la COP15, è stata quindi avanzata la proposta di un regolamento europeo a tutela della natura.

Per Bruxelles la legge non solo contrasterà, o almeno mitigherà, gli effetti del cambiamento climatico, ma porterà anche benefici in termini di tutela della biodiversità, della sicurezza alimentare e dell’economia.

“Ogni euro investito si tradurrà in almeno 8 euro di benefici” Lo ha dichiarato il Parlamento europeo in un comunicato.

L’approvazione definitiva della legge europea per la protezione della natura, dopo il primo voto di marzo, dà il via libera all’attuazione di misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.

Inoltre, Gli Stati membri dovranno ripristinare almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030.

La Commissione, dopo la forte pressione del Partito popolare europeo, ha ammesso la possibilità di sospensione temporanea disposizioni sugli ecosistemi agricoli in circostanze eccezionali.

Su questo punto è bene sottolinearlo Bruxelles già prevedeva un’adeguata flessibilità nel testo originario della normativa su alcuni obiettivi, come la riumidificazione delle torbiere, poiché era chiaro che alcuni Stati membri dovranno compiere sforzi maggiori di altri per essere in linea con quanto stabilito dal Parlamento.

Alain Maron, Ministro della Transizione Climatica, dell’Ambiente, dell’Energia e della Democrazia Partecipativa del Governo della Regione di Bruxelles-Capitale, ha dichiarato:

Sono lieto di questo voto positivo sulla legge sul ripristino della natura, concordato tra il Parlamento europeo e il Consiglio quasi un anno fa. È il risultato di un duro lavoro, che ha dato i suoi frutti. Non c’è tempo per una pausa nella protezione del nostro ambiente. Oggi il Consiglio dell’UE sceglie di ripristinare la natura in Europa, tutelandone così la biodiversità e l’ambiente di vita dei cittadini europei. È nostro dovere rispondere all’urgente collasso della biodiversità in Europa, ma anche consentire all’Unione europea di rispettare i suoi impegni internazionali. La delegazione europea potrà presentarsi alla prossima COP a testa alta.

OMOLOGAZIONE ED ENTRATA IN VIGORE

Il regolamento europeo per la protezione della natura stabilisce percentuali di ripristino diverse a seconda dello stato di salute delle aree naturali, che vanno da “almeno il 20%” A “almeno il 30%” nel caso di habitat particolarmente danneggiati.

In entrambi i casi la percentuale di recupero prevede un incremento degli scaglioni a scadenze regolari, ovvero:

  • almeno il 30% degli ecosistemi danneggiati (foreste, praterie, zone umide, fiumi, laghi e coralli) entro il 2030;
  • almeno il 60% entro il 2040;
  • almeno il 90% entro il 2050.

Le torbiere, di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, rientrano in parte in questa categoria per i benefici sull’ecosistema e la mitigazione delle emissioni legate al settore agricolo. Nel loro caso le percentuali previste sono:

  • Il 30% delle torbiere sarà drenato per uso agricolo entro il 2030;
  • 40% entro il 2040;
  • 50% entro il 2050;

Per gli Stati membri per i quali il raggiungimento di questo obiettivo risulterà particolarmente oneroso, la Commissione ha previsto percentuali più basse da raggiungere.

In linea con la posizione del Parlamento, la priorità dovrebbe essere data alle zone fino al 2030 Natura2000.

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Agli Stati membri è affidato il compito di elaborare e adottare piani nazionali che indichino tempi e strategie per il recupero e la tutela delle aree naturali degradate, presentandoli per tempo alla Commissione Europea.

Inoltre, ogni Stato dovrà assumersi la responsabilità di garantire che le aree bonificate non si deteriorino nuovamente in modo significativo.

Infine, per monitorare la buona attuazione delle norme comunitarie per la tutela degli ecosistemi agricoli, è necessario che siano raggiunti almeno due dei tre indicatori di salute dell’ecosistema e cioè:

  • aumento della popolazione di insetti impollinatori e farfalle autoctone;
  • percentuale di superficie agricola con elementi paesaggistici caratteristici ad elevata diversità;
  • stock di carbonio organico nei suoli minerali coltivati.

Altre misure chiave di questa nuova legge sono l’aumento della popolazione di uccelli forestali e la garanzia che non vi sia alcuna perdita netta negli spazi verdi urbani e nella copertura delle chiome degli alberi fino alla fine del 2030.

I progressi dovranno essere monitorati ogni sei anni a partire dalla fine del decennio.

Dal voto di ieri e dalla successiva pubblicazione dell’emendamento sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue è iniziato il conteggio dei 20 giorni all’entrata in vigore della nuova legge europea.

 
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