I forlivesi alla fonte infernale – .

I forlivesi alla fonte infernale – .
I forlivesi alla fonte infernale – .

Anche se con un temporale capace di evocare sfondi noaici, l’estate è iniziata e possiamo concederci un po’ di leggerezza. Torniamo quindi a sfogliare il “Diario Forlivese” di Filippo Guarini e veniamo catturati da un volantino color carta da zucchero che annuncia l’arrivo a Forlì della “Mademoiselle Filomena – Velocipediste”, ostentazione in lingua francese secondo l’uso dell’epoca, come oggi si usa ovunque l’inglese. Un piccolo disegno grande quanto un francobollo raffigura un’amazzone a pedali. Era il 1880 e si prometteva una “serata unica” per uno “spettacolo straordinario, divertente e vario” per la sera di domenica 11 aprile. Al Teatro Comunale si sarebbero esibite “la bella italiana”, “regina dei velocipedisti” nonché “donna diabolica” (con tre punti esclamativi). Lei, tra le altre cose, si è qualificata come “presidente del veloz-club” di Cadice, Spagna, e “decorata con 6 medaglie d’oro”. Sa molto di millanterie, come quel titolo di “contessa” che antepone al nome “Filomena”. I riferimenti continuano, celebrando che era l’“ammirazione del mondo”, come “unica artista italiana di questo genere”. La donna “ha conquistato glorie e rispetto per il suo talento artistico e le sue rare qualità patriottiche” soprattutto in “Belgio, Olanda, Svizzera, Francia, Germania, Russia, Polonia, Ungheria, Austria, Inghilterra, Portogallo, Spagna, Africa, Roma e Sicilia tutte”.

Cosa farà questo miracolo a Forlì? “Rappresenterà e si staglierà con passo veloce tra infinite sedie” e tra “150 bottiglie con preparato chimico”. La mostra si concluderà con un “quadro incantevole illuminato da bengala e in mezzo a una quantità di fuochi d’artificio” e questo “rappresentante la fonte infernale”. Filomena – così viene promesso – darà spettacolo “vestita con costumi ricchissimi, fantastici e bizzarri” presentandosi come “la più grande novità del secolo presente” perciò è stata invitata ad “approfittare dell’occasione per vederla, ammirarla e applaudirla”.

Con lei ci sarà anche “il gobbo mago fisico prestigiatore messinese Cav. Luigi Parisi” che “ha avuto l’onore di esibirsi nei principali teatri delle città d’Italia con i suoi esperimenti di magia, fisica, ottica, meccanica e di destrezza”, in poche parole “il non plus ultra del prestigio”. Questi, tra l’altro “farà di tutto per scegliere dal suo Repertorio il numero di giochi che più gli stanno a cuore”. Il programma di una serata del genere avrebbe previsto due parti, la prima “Una festa in teatro, ovvero la casa di Plutone” e poi “Il mondo nuovo, ovvero il Mago nel deserto, facendosi interpreti delle misteriose cartomanti sotto la scuola dei Maghi Egiziani”. Sembra davvero difficile anche solo immaginare cosa sarebbe successo sul palco ma l’insieme emanava un certo fascino esotico e misterioso. I meno abbienti o i diffidenti potevano spendere 30 centesimi (al cambio attuale: 1,35 euro) per assistere all’intera rappresentazione dalla galleria, i più convinti o benestanti potevano pagare fino a 5 lire (circa 23 euro) per assistere direttamente dalla barchetta.

I forlivesi sono accorsi in massa e anche Guarini non ha voluto mancare alla serata. Del resto le stagioni del Comunale erano di prim’ordine e il palato dei livisi era particolarmente esigente. Qualche anno prima (28 luglio 1864), il Conte aveva scritto: “I forlivesi non sono abituati a farsi ingannare, a farsi schernire da artisti che vogliono fare a modo loro e servono a malincuore. Forse credono che per essere bravi possono ingannare gli spettatori quanto vogliono (…). Chi paga il biglietto ha il diritto di essere servito e di non essere lo zimbello di chi è pagato per intrattenerlo”. Oltre al melodramma, alla prosa, agli incontri politici, al teatro (quanto ci manca!), ogni tanto ci abbandonavamo a qualche bizzarro appuntamento come questo. In quegli anni a Forlì, tra l’altro, si organizzavano spettacoli di pulci ammaestrate per pochi centesimi, con insetti minuscoli o presunti tali “facendo ginnastica” o “tirando una gondola veneziana”, o una “nave” o “carri e carrozze”. così come “cannoni d’assedio e mortai”. In fondo ai volantini si legge: “Con un piccolo compenso si può ammirare la pazienza di una signora che si fa mangiare le pulci sul suo corpo”.

Quanto al caso della contessa Filomena, Filippo Guarini, una volta tornato a casa, sicuramente lamentoso, scrisse nel suo “Diario”: “Alle ore 20 apre il Teatro Comunale per uno spettacolo dato da una certa contessa Filomena, ciclista, insieme ad un certo Cav. Luigi Parisi, un mago gobbo”. Precisa che «l’affluenza è molto numerosa», cioè il Teatro è pieno «per la grande pubblicità fatta in questi giorni con l’esposizione in varie parti della Città di quadri contenenti diplomi e belle fotografie dei due artisti in diverse costumi e atteggiamenti”. Non nasconde il suo disappunto: “il risultato può dirsi la nascita della montagna”. E la sua irritazione: “La serata si rivela una vera farsa”, non a caso “il pubblico mostra ripetutamente insofferenza e noia per uno spettacolo, di cui vale la pena allegare qui il programma capzioso”.

 
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