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Quelle minacce all’imprenditore agricolo – .

Quelle minacce all’imprenditore agricolo – .
Quelle minacce all’imprenditore agricolo – .

Gravissima intimidazione ai danni dell’imprenditrice agricola di Rosarno, Patrizia Rodi Morabito, vicepresidente della Camera di commercio della provincia di Reggio Calabria, dirigente della Coldiretti e componente del Servizio per la pastorale del lavoro della diocesi di Oppido-Palmi. Un incendio appiccato al confine della sua azienda ha danneggiato l’impianto di irrigazione e circa tre ettari di coltivazione di kiwi. Un fatto accaduto qualche giorno fa ma di cui non è stata ancora resa nota la notizia.

Si tratta dell’ennesimo atto criminoso nei confronti dell’imprenditore e dell’azienda di famiglia “Tenuta Badia-Rodi” che coltiva prevalentemente olivi, agrumi e kiwi biologici. Lo scorso 5 marzo alcuni ulivi secolari sono stati abbattuti e dati alle fiamme. Nella giornata del 16 marzo ignoti hanno lasciato rifiuti di ogni genere davanti al cancello dell’azienda, mentre altri rifiuti sono stati abbandonati all’interno del terreno. E nella stessa tenuta hanno abbattuto una barriera d’accesso. Un insulto commesso all’indomani della visita del prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro, e del presidente della Camera di Commercio Antonio Tramontana, un gesto di solidarietà e di attenzione nei confronti dell’imprenditore. Lo scarico dei rifiuti evidentemente non è stato un gesto isolato, ma il retroscena di quanto poi accaduto. Le fiamme, infatti, sono partite dai rifiuti stessi, in particolare dai rifiuti gettati accanto alla lancia dell’impianto di irrigazione, i cui tubi di plastica erano deformati, rendendoli inutilizzabili, soprattutto in queste giornate molto calde. Le fiamme, favorite dall’erba alta della coltivazione biologica (non vengono utilizzati diserbanti), hanno raggiunto le piante di kiwi, incenerendole. Solo un caso? O qualcuno che conosceva bene l’azienda?

«Non ho mai avuto richieste di pizzo, credo che vogliano infastidirmi, indebolirmi, stancarmi. Vogliono che me ne vada dalla mia terra, per poi prenderne possesso. Ma sono tornata proprio per questa terra e non me ne vado». L’imprenditrice è andata subito a denunciare ai carabinieri come le altre volte (le minacce e le aggressioni sono state innumerevoli, anche quando alla guida dell’azienda c’era il padre) e poi è andata a pregare, «la mia attività principale nelle 24 ore», anche per i responsabili dell’incendio, per i quali ha fatto celebrare una messa. Una donna di grande fede (di recente ha accolto l’invito del vescovo di Oppido-Palmi, monsignor Giuseppe Alberti, a collaborare con la diocesi) ma non sempre. Da giovane è «emigrata» a Roma, lavorando come artista, soprattutto con le terrecotte. «Ma ho sentito forte il richiamo della mia terra e appena ho potuto sono tornata». Era il 2012. Una scelta forte, non l’unica. “Ero una non credente convinta, una “mangia-preti”. Poi un’amica mi ha presentato una persona che mi ha parlato di Gesù. Ed è stata come una guerra. Non sapevo più pregare. È stato un ritorno a casa molto faticoso. Conoscevo l’uomo Gesù, ma solo l’uomo. Allora ho iniziato a studiare. Se oggi sono qui e sono così, è “colpa sua”, sorride sotto il caschetto di capelli.

Una fede che si esprime anche nelle iniziative. Ci porta a vedere gli ulivi secolari tagliati e bruciati. Accanto a due giganti sconfitti, due nuovi ulivi bianchi, con i quali un tempo si preparavano gli “oli santi”. «Le ho chiamate “Speranza” e “Maria” perché qui c’era un antico insediamento basiliano dedicato alla Vergine di Rovito». In occasione della piantagione del 9 marzo lei ha donato le encicliche “Pacem in terris” e “Fratelli tutti”. Grande fede, quindi, e riservatezza. «Sono una persona che ha lottato per essere come sono e che vuole vivere in grande semplicità». Patrizia Rodi Morabito ha ben chiaro il territorio in cui vive. «Ho visto le prime intimidazioni, incendi e furti fin da quando ero bambino. Nel 2000 hanno dato fuoco ai magazzini. Li ho lasciati così così possiamo vedere cosa fanno. Azioni che sono aumentate da quando ha deciso di esporsi, dialogando con la Coldiretti, la Camera di Commercio e la Diocesi, ma anche organizzando visite scolastiche, corsi e convegni. «C’è ancora molta paura in questo settore. Ma dobbiamo cominciare a farci sentire, basta con il silenzio! Chi viene colpito, parli. Ci sono tanti motivi per fare un passo indietro, ma non lo faccio perché sono convinto che dei passi avanti si possano fare e nel mio piccolo anch’io sto producendo un’onda positiva. Così la sera vado a dormire tranquillo”. Ha un pensiero finale per coloro che bruciano e tagliano le piante. “Avete tolto l’ossigeno a voi e ai vostri figli, e tutto ciò che fa vivere bene”.

 
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