molte indagini “coperte” – .

molte indagini “coperte” – .
molte indagini “coperte” – .

Il presidente del Consiglio ha un’idea particolare della stampa, è nota la sua propensione a saltare gli appuntamenti e i colloqui con i giornalisti. Non sorprende quindi che, nella sua particolare difesa della Gioventù Nazionale, dimostri di non sapere cosa sia il giornalismo sotto copertura e quale sia il suo scopo. Nella sua bizzarra visione del giornalismo investigativo non è previsto il giornalismo sotto copertura, che in realtà esiste dalla metà del 1800 e nasce con uno scopo nobile: smascherare la corruzione per cambiare subito le condizioni dei più deboli.

Naturalmente in Italia non esiste una tradizione così consolidata di questo tipo di inchieste, a differenza dei paesi anglosassoni dove proprio ieri è stata pubblicata un’inchiesta sotto copertura. Canale4 sull’ex capo del governo Farage ha scoperto di riempire l’attuale Sunak di epiteti razzisti.

Nel novembre 2023, un giornalista tedesco travestito da fattorino si è infiltrato in un incontro segreto tra alti esponenti dei partiti di estrema destra AfD e Cristiano Democratici, rivelando un “piano generale” per espellere milioni di persone dalla Germania.

Ma gli esempi non mancano nemmeno in Italia, anche se alla Meloni non interessa ricordarli. Il presidente era già in politica quando fu coniato il termine “minzolinismo” per indicare il metodo di lavoro di Augusto Minzolini, ex senatore del Popolo delle Libertà e oggi editorialista del Giornale e di Rete4Minzo, come viene ancora chiamato, era allievo di un noto giornalista dell’Espresso, Guido Quaranta, che si travestì addirittura da autista per intrufolarsi alle riunioni di Washington.

I suoi scoop su Craxi sono nati sul water del bagno delle donne della sede del PSI, dai suoi travestimenti da cameriere, dall’abitudine di seguire alcuni politici a luci spente (scoprì così il “patto sgradevole” di D’Alema) , da microfoni nascosti, da nascondigli che sapeva scovare in ogni luogo: origliava dietro le tende, dentro gli ascensori, dagli armadi. Nel ’94 realizzò uno scoop molto simile a quello odierno fanpage, pizzicando Cesare Previti mentre cantava Faccia nera. Solo due anni fa, però, Lapresse ha registrato Berlusconi mentre si vantava dei suoi rapporti con Putin nel pieno della guerra in Ucraina. «Ho riallacciato un po’, un po’ i rapporti con il presidente Putin. Nel senso che per il mio compleanno mi ha mandato venti bottiglie di vodka e una dolcissima lettera. Gli ho risposto con bottiglie di Lambrusco e una lettera altrettanto dolce. Sono stato da lui dichiarato il primo dei suoi cinque veri amici”, ha detto durante un incontro con i parlamentari forzisti in occasione delle elezioni dei capigruppo. Ma la Meloni oggi non ricorda e preferisce delegittimare nuovamente il lavoro giornalistico.

La redazione di fanpage ieri ha risposto punto per punto alle dichiarazioni del primo ministro. Ha ricordato le precedenti inchieste sull’appartenenza al PD così come quelle sull’UGL, ha smentito di aver ingaggiato degli investigatori, come invece sostiene la Meloni che ancora non riesce a credere che ci siano dei giornali in Italia che non si fermano a le veline del governo. Qualche anno fa, nell’epoca d’oro dei social, aveva una pagina satirica di grande successo intitolata “Il vittimismo dei compagni”. Una pagina profetica, con il senno di poi, visto che il vittimismo è ormai diventato un metodo di governo e di rapporti con ciò che resta della stampa libera. Esemplare in questo senso fu qualche mese fa il ministro Roccella che intervenne a reti unificate di censura per la protesta di un piccolo gruppo di quindicenni. Oggi lei è il capo del governo che è salito al livello successivo, «infiltrarsi nelle riunioni dei partiti politici è come un regime», ha detto.

 
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