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“Tutto positivo per PFAS” – .

“Tutto positivo per PFAS” – .
“Tutto positivo per PFAS” – .

Un momento della conferenza stampa. Da sinistra: Viola Cereda, Mirella Benazzo e Giuseppe Ungherese

ALESSANDRIA – In tutti i campioni di sangue delle 36 persone che – a maggio – si sono sottoposte volontariamente al test, Sono stati riscontrati valori di Pfas superiori a 2 nanogrammi per millilitrosoglia di allerta presa in considerazione anche dalla Regione Piemonte per il biomonitoraggio in Fraschetta.

Tuttavia, mancano i dati relativi ad Adv e cC6O4.

Le statistiche

Anche se statisticamente il numero – trentasei – è molto basso, per le associazioni che hanno promosso un test indipendente (Ànemos, Greenpeace Italia e Comitato Stop Solvay) si tratta della terza prova che lo dimostra.

Nel sangue della popolazione di Fraschetta e dei comuni limitrofi (esposti da decenni all’inquinamento dello stabilimento chimico di Spinetta) sono presenti sostanze chimiche, alcune cancerogene, anche se in concentrazioni variabili che aumentano con l’età dei partecipanti e che, come già evidenziati dalla letteratura scientifica, sono più elevati nei maschi.

Terza analisi

Le analisi effettuate da un laboratorio dell’Università tedesca di Aquisgrana (perché in Italia nessuno se ne è assunto la responsabilità…) e pagate direttamente dagli alessandrini, arrivano dopo il rapporto di Liegi e quello della Regione Piemonte e confermano sostanzialmente, per la terza volta, gli alti livelli di Pfas nel sangue degli abitanti che bevevano l’acqua, respiravano l’aria e vivevano su terreni inquinati.

Perché sostanze cancerogene sono state trovate sia nei pozzi (alcuni chiusi per precauzione), nell’aria e nel sottosuolo.

E in un’area ben più vasta della Fraschetta – fino a Litta Parodi, Castelceriolo e Piovera – che non era stata nemmeno presa in considerazione dal campionamento regionale, ancora in corso.

“Accesso libero alle analisi”

«Cirio potrebbe avere l’età di mio padre – ha esordito portavoce dell’associazione Ànemos, Mirella Benazzo – Penso che nessun genitore vorrebbe che il sangue dei propri figli fosse contaminato.”

L’ambientalista chiede al presidente della Regione di venire a parlare con la gente, perché la paura di ammalarsi è reale e la fiducia nelle istituzioni, “come abbiamo potuto constatare, è molto bassa”.

Da un breve sondaggio sottoposto dalle associazioni ai 36 volontari è emerso che né l’ospedale né i medici di base, né il comune né gli enti pubblici li avrebbero informati adeguatamente sul biomonitoraggio e sui rischi ai quali erano esposti.

Viola Cereda, del Comitato Stop Solvay, si rivolge al nuovo consiglio regionale.

«Chiediamo il libero accesso all’analisiper tutti – sottolinea Cereda – E poi azioni concrete per risolvere il problema. È vero che non è solo colpa di questa industria, ma è chiaro a tutti che ormai è obsoleta e continuerà a inquinare. Cosa vogliono fare le istituzioni? Non si esprimono mai e questo non è più tollerabile”.

La posizione del Comitato è chiara già dal nome: chiudere lo stabilimento. «Non ci sono le condizioni per tenerlo aperto, ma se la Regione è di parere diverso almeno ce lo faccia sapere».

Il ricatto occupazionale

“Abbiamo capito che quell’industria non può produrre senza rilasciare nell’ambiente sostanze tossiche”, ha ribadito. Giuseppe Ungherese of Greenpeace – Le istituzioni devono fare qualcosa per bloccare senza indugi la produzione dannosa. Inutili gli interventi spot“.

E continua: “Stanno giocando con i fiammiferi vicino alla benzina”.

La chiusura o la sospensione parziale della produzione potrebbe significare, come spesso si è temuto, la perdita di centinaia di posti di lavoro: «A questo punto, dopo la terza analisi, non deve più valere la logica del ricatto occupazionale. La produzione inquinante va fermata e basta».

Azioni concrete

Pace verde si chiede il nuovo assessore alla Sanità, il casalese Federico Riboldiagire in modo pragmatico.

Le tre organizzazioni sottolineano «come questi dati possano aiutare la giustizia a inchiodare gli inquinatori. Se ciò non avviene, significherà che la Regione Piemonte avrà voltato le spalle a una popolazione vittima di decenni di inquinamento».

 
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