Oltre all’Italia, ecco chi fa più paura – .

Oltre all’Italia, ecco chi fa più paura – .
Oltre all’Italia, ecco chi fa più paura – .


Non più l’Italia, ora a finire dietro la lavagna dei mercati sono Francia e Stati Uniti. Nonostante lo scontro acceso in Europa tra il premier italiano Giorgia Meloni e i leader europei sulle nomine ai ruoli chiave dell’Unione, a far tremare di più i mercati è l’instabilità politica di due potenze da sempre coccolate dalle agenzie di rating. I riflettori, in particolare, sono puntati su Parigi, con il presidente Emmanuel Macron che, dopo la sconfitta alle europee, ha indetto a sorpresa elezioni che vedranno il loro primo atto domani. Una scommessa che ha avuto effetti diretti sul decennale francese che ora rende il 3,3%, con un differenziale (il famoso spread) con i titoli di Stato tedeschi che si è allargato verso gli 80 punti base. “Sui mercati si teme che la destra possa arrivare al potere”, è il commento di Angelo Drusiani, esperto di mercati obbligazionari e consigliere di Ersel, “la verità è che, chiunque governi il Paese, non avrà motivo di rovinare la Francia. Io la vedo più come un motivo di speculazione sfrenata”. Il fatto è che Parigi, con un debito elevato al 111% del Pil, è in procedura di infrazione per deficit eccessivo (come l’Italia) ed è cresciuta meno di Roma negli ultimi tre anni. Ora aggiunge un potenziale rischio di ingovernabilità (che si verificherebbe con un esito incerto alle urne) che di solito viene attribuito al nostro Paese. Insomma, la Francia sta peggiorando a tal punto che ci si inizia a chiedere, nelle sale di contrattazione, cosa possa giustificare l’elevato divario di affidabilità creditizia (sette tacche per Moody’s) che le agenzie di rating americane ritengono attualmente esista con l’Italia. «I rendimenti decennali italiani sono di poco superiori al 4%», spiega Drusiani, «pur avendo un debito elevato, l’Italia lo ha sempre rimborsato senza problemi e riesce sempre a piazzare tutte le sue emissioni con elevata domanda, indipendentemente dalla tipologia di bond. Quindi lascia perplessi che anche i bond greci abbiano un rendimento inferiore». Del resto, la tenuta del governo dà una mano: tanto che, anche in queste ore di fibrillazione, lo spread italiano ha chiuso ieri in calo a 157 punti base e risulta comunque inferiore del 10% rispetto a inizio anno.

Anche negli Usa c’è grande attenzione sull’esito delle elezioni che, a novembre, porteranno alla scelta del nuovo presidente. Nei giorni scorsi il Fondo monetario internazionale ha criticato duramente la più grande economia mondiale: “il deficit fiscale è troppo ampio, creando una traiettoria ascendente per il rapporto debito/Pil (oltre il 122%, ndr)”. Il Tesoro americano a dieci anni rende il 4,3%, più del suo omologo italiano. Il FMI evidenzia anche gli effetti dei dazi e dei “progressi insufficienti” nell’affrontare le crisi bancarie come quella del 2023.

In ogni caso, la tempesta sui mercati può rappresentare un’occasione per investire: «Vista la redditività che offrono in questa fase», spiega Drusiani, «si può pensare di investire una quota del proprio patrimonio in titoli di Stato.

Il Bot italiano a un anno è molto interessante e ha un rendimento simile al Bot decennale, con un rischio molto più basso. Gli USA? Il decennale offre un rendimento decente e se la BCE dovesse tagliare di nuovo i tassi, il dollaro si apprezzerebbe, portando un doppio vantaggio a chi ci scommette.”

 
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