+19% rispetto all’anno precedente – .

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L’Emilia Romagna è al terzo posto in Italia per il recupero di oli e grassi alimentari esausti. È quanto emerge dai dati raccolti da RenOils, consorzio che attualmente riunisce oltre 250 associazioni di categoria e aziende e la cui mission è incrementare e rendere più efficiente la raccolta di oli e grassi vegetali e animali esausti in Italia e garantirne una corretta gestione a salvaguardia dell’ambiente. Dai dati riferiti al 2023 emerge non solo l’incremento complessivo nazionale della raccolta e dei punti di raccolta (58,5 milioni di chili in 61.387 punti di raccolta), ma anche il prezioso lavoro svolto sui territori.

In Emilia-Romagna, la terza regione più grande d’Italia, la raccolta complessiva è stata di 6.059.744 chili in 6.678 punti di raccolta. A Parma aumento significativo (165.961 kg, +19% rispetto all’anno precedente)Reggio Emilia (481.609 chili, +31%) e Forlì-Cesena (2.463.691 chili). RenOils si avvale di una capillare rete di partner operativi, composta da 34 aziende impegnate nella raccolta e 18 impianti di rigenerazione. Tra gli obiettivi del Consorzio, anche una maggiore consapevolezza da parte delle famiglie: ad oggi, infatti, la quantità complessiva di rifiuti recuperati dalle abitazioni rappresenta il 32% del totale, la restante parte da attività commerciali, mense e altri settori della ristorazione collettiva.

“Per questo motivo abbiamo intensificato i rapporti con i Comuni per agevolare e incrementare la raccolta differenziata – spiega Ennio Fano, presidente di RenOils -. La risposta dei cittadini nei borghi e nei territori più piccoli è sempre molto positiva pertanto continueremo a mettere in campo ulteriori azioni di sensibilizzazione per massimizzare la raccolta differenziata. Nel 2023 l’attività del Consorzio RenOils è cresciuta e abbiamo incrementato la raccolta complessiva, come sempre ringrazio tutti gli operatori consortili per la fattiva collaborazione, fondamentale per il successo”.

Olio esausto in cucina? Se finisce nel lavandino inquina l’acqua

Ancora oggi molti italiani buttano l’olio usato nel lavandino di casa, ma questa è una cattiva abitudine. L’olio utilizzato per cucinare e friggere, così come l’olio presente nei cibi conservati sott’olio, non è biodegradabile e deve essere smaltito correttamente. Quando viene buttato nel lavandino, finisce nelle fogne cittadine, alterando la corretta depurazione delle acque, l’efficienza dei depuratori con conseguente aumento dei costi di gestione e manutenzione degli impianti.

Secondo uno studio condotto dal Cnr-Utilitalia e commissionato da RenOils, le quantità di oli e grassi usati di origine domestica che vengono dispersi nell’ambiente a causa di una cattiva gestione rappresentano 60.000/70.000 tonnellate l’anno. Se però gli oli usati vengono versati sul terreno, rendono il terreno impermeabile all’assorbimento dei nutrienti e quindi sterile. La corretta gestione degli oli e dei grassi usati, vegetali e animali, rappresenta un’opportunità per l’ambiente e un valore economico.

Benefici ambientali

Al netto dei trasporti, il risparmio di gas serra è pari a circa 2,4 tonnellate per ogni tonnellata di rifiuto raccolto e non disperso nell’ambiente. RenOils ha ridotto le emissioni di anidride carbonica in atmosfera di circa 140.000 tonnellate. Non dimentichiamo che i rifiuti rappresentati da oli e grassi vegetali e animali esausti vengono trattati per la produzione di biodiesel, lubrificanti, materie prime per detersivi con una significativa riduzione dell’importazione di materie prime (rilevante in un periodo di crisi mondiale acuita dal conflitto russo-ucraino) e conseguenti benefici in termini ambientali e industriali.

 
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