«Devo la vita a Iuri, il primo soccorritore» – .

«Devo la vita a Iuri, il primo soccorritore» – .
«Devo la vita a Iuri, il primo soccorritore» – .

Spezia Massimo Frezza, cinquantasei anni, è tornato alla Spezia dopo essere stato curato all’Ospedale Maggiore di Parma. È rimasto coinvolto in un grave incidente stradale mentre era alla guida della sua moto, una Suzuki V Strom, lungo la statale della Cisa.

Il buio
Massimo Frezza ricorda solo pochi istanti della caduta sull’asfalto e poi il buio, fino al risveglio, con accanto un militare della Pubblica Assistenza, si chiama Iuri, che aveva provveduto alle manovre di soccorso, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. . “Devo molto a questo volontario, forse la mia vita”, commenta Frezza. “Grazie al suo intervento tempestivo e alle sue capacità di soccorritore, sono stato accudito nei momenti difficili successivi all’incidente, quando giacevo dolorante sull’asfalto.”

L’escursione
L’esperto centauro stava compiendo una consueta escursione fuori porta sull’itinerario apprezzato da centinaia e centinaia di motociclisti che ogni settimana affollano la statale della Cisa. Frezza stava affrontando la Scalinata Piantonia, tratto caratteristico dell’itinerario che collega la pianura alla costa tirrenica, quando ha perso il controllo della sua moto. Da quel momento tutto è stato affidato alla squadra di soccorso. I militari della Croce Verde Fornovese, una volta giunti sul luogo dell’incidente, hanno richiesto l’intervento della sanità aerea vista la gravità dell’incidente.

La cura
«Mi sono sentito come in un film», prosegue Frezza, «assistito con professionalità dal personale medico sia durante il trasferimento in ospedale sia in pronto soccorso. La gentilezza, le cure ricevute e il pronto intervento del militare che percorreva la statale della Cisa mi ricordano quei film americani dove tutto funziona alla perfezione nelle fasi di soccorso». Dopo l’esperienza dell’incidente, Massimo Frezza sta ora trascorrendo un periodo di convalescenza nella sua casa di La Spezia, sottoponendosi a sedute di riabilitazione. «La mia storia – sottolinea Frezza – mette in luce tutta la professionalità e la passione che i medici e i soccorritori di Parma impiegano nello svolgimento dei loro compiti. Il modello di questi – angeli del soccorso – andrebbe incentivato ed esportato anche in altre realtà italiane».

Valentino Straser

 
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