Varese, la piaga silenziosa della droga – .

Questa è una storia tutta italiana, escludendo i suoi primi attori, i pusher marocchini dei numerosi boschi della provincia di Varese: non bastano le insistenti operazioni della Procura di Busto Arsizio (con gli ultimi, lunedì, undici arresti), davvero meritorie considerate le risorse e i mezzi a disposizione, per non parlare dell’identico se non peggiore scenario che attanaglia le forze dell’ordine. Gli stessi inquirenti sanno che una banda subentra all’altra. Conseguenza, ormai da anni, del puntuale avvicendamento degli spacciatori tra le zone di partenza di Béni Mellal, zona povera al centro del Marocco esplorata anche l’anno scorso dal Corriere andando proprio alle origini del traffico, e la parte terminale, cioè questa provincia che forse non capisce, forse non gli interessa. D’altro canto, come è emerso nel recente vertice in Prefettura dell’altro ieri, convocato per discutere di disagio giovanile e incentrato proprio su bambini e droga, gli operatori sanitari del pronto soccorso e delle ambulanze hanno segnalato casi di overdose anche in dodicenni. Dobbiamo aggiungere altri elementi?

È nota l’attenzione del prefetto, che insiste nel visitare la zona per incontrare sindaci e residenti; altrettanto la qualità investigativa, se è vero come è vero quello La Procura di Busto Arsizio, guidata da Carlo Nocerino, è oggi la prima in Italia per competenza sulle ramificazioni e le strategie dello spaccio di stupefacenti; ma poi ci sono le questure dei Carabinieri e quelle della Polizia che hanno a che fare con un’area geografica complessivamente abitata da settecentomila persone, compreso il mondo separato di Malpensa con i suoi milioni di visitatori. Insomma, non è che possiamo tenere il passo solo con le bande marocchine. Ma quand’anche fosse possibile, vale la pena scriverlo, alla classe politica in senso lato e alto (cioè in termini di peso specifico) questi temi sembrano addirittura generare qualche fastidio: poco importa che quando si parla di disgrazie e sfortunati, di di adolescenti, di madri che entrano nelle foreste per comprare dosi, di tossicodipendenti diventati schiavi fisici, non solo sessuali, di spacciatori che non hanno più soldi, insomma, che il prodotto di una Lombardia si sporchi un po’ per essere venduto a investitori e turisti che, come il suo cuore, Milano invece deve essere pulita, sicura, efficiente, non abitata da zombie che rischiano di morire di overdose in seconda media.. Come è successo negli anni Ottanta, periodi bui di epidemie di droga, a cui forse siamo tornati. E intanto, come certifica quell’ultima operazione, condotta dalla polizia, le gang stanno aumentando la solidità delle loro strutture: magazzini, auto, sentinelle, kalashnikov, avvocati scaltri pronti all’uso, e nuovi spacciatori ventenni che aspettano lì, a Beni Mellal, basta chiamarli e si presentano lungo la strada burrosa tra Gibilterra e la Spagna.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Umbria e Marche si mettono in rete per proteggere l’Appennino dall’eolico industriale – .
NEXT Team Altamura, a Moussa Manè del Bari piace la corsia destra: la situazione – .