“Giuntoli non ha voluto Conte perché lui pretende di comandare, quello è il suo limite” – .

“Giuntoli non ha voluto Conte perché lui pretende di comandare, quello è il suo limite” – .
“Giuntoli non ha voluto Conte perché lui pretende di comandare, quello è il suo limite” – .

“Su Antonio Conte sappiamo la verità: ogni tanto voleva tornare alla Juventus a tutti i costi ma in entrambi i casi non ha trovato terreno fertile per farlo”, scrive il direttore del sito bianconero Bianconeranews, Claudio Zuliani, commentando anche l’approccio di Conte al Napoli: “Da quel giorno i tifosi juventini si sono divisi ma anche questa volta in molti speravano che Antonio potesse tornare a casa. I fatti ci raccontano che dopo qualche anno si è fortemente pentito di averci abbandonato quel 16 luglio caldo quando nessuno se lo aspettava una volta iniziato il ritiro. Perché non gli hanno comprato Cuadrado? No, dai, sono piccole scuse.

La realtà ci racconta di un carattere, quello di Antonio, che è diventato sempre più forte con il passare delle vittorie e che lo ha portato oggi a dichiarare: “Io sono un manager e decido io”. Questo è il punto. Il presidente Andrea Agnelli è uno che non dimentica e quando Allegri ha chiuso il suo primo ciclo bianconero ha lasciato la decisione a Nedved e Paratici che hanno virato verso maestro Sarri.

Conte ha scelto il lato oscuro della forza e molti tifosi juventini ne hanno preso atto anche se lui, in tempi non sospetti, ha affermato che un professionista va dove viene chiamato e si dedica interamente alla squadra per cui lavora in quel momento .La stessa situazione si è verificata di nuovo questa primavera con Antonio libero e la Juve alla ricerca di un nuovo allenatore per sostituire Allegri, ancora una volta. Il direttore tecnico di oggi, Giuntoli, come quelli dell’epoca, preferì una nuova soluzione piuttosto che portare a casa un allenatore finito che sa tutto del mondo Juve ma che pretende di essere al comando.: dal settore sportivo al settore della comunicazione. Questa è la forza di Antonio ma allo stesso tempo il suo più grande limite. Se da una parte sei certo che lui saprà valorizzare al massimo i suoi giocatori, dall’altra devi accettare di vivere con un martello continuo che vuole avere l’ultima parola. E oggi come allora la Juventus non poteva/voleva accettarlo”.

 
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