Quella sensazione di vuoto davanti all’omicidio di Tommaso Luciani a Pescara – .

Quella sensazione di vuoto davanti all’omicidio di Tommaso Luciani a Pescara – .
Quella sensazione di vuoto davanti all’omicidio di Tommaso Luciani a Pescara – .

La cosa più difficile è cercare di decifrare una violenza che sembra estranea e totalmente insensata. La cosa più semplice è riempire il vuoto con una spiegazione rassicurante, che metta subito a tacere la nostra ansia di adulti o di genitori.

Ucciso con 25 coltellate per 200 euro

Christopher Thomas Luciani, conosciuto dagli amici come Crox, conosciuto da tutti come Thomas, fu ucciso quando aveva 16 anni, con 25 coltellate. Per 200 euro, a quanto pare. Anche i due adolescenti accusati dell’omicidio hanno sedici anni.

Thomas, una vita un po’ intricata, è cresciuto con la nonna. I ragazzi accusati dell’omicidio sono figli di poliziotti e avvocati oltre ad altri adolescenti, tra quelli presenti al parco in quei drammatici momenti. Loro e Tommaso, studenti come tanti.

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“Mancanza di empatia emotiva”

Rimaniamo sgomenti dalla “totale assenza di empatia emotiva” dei ragazzi coinvolti nell’omicidio, da quel “chiacchierare con macabra ironia sull’evento appena accaduto”. Un like su Tiktok, però, non può bastare a spiegare questo vuoto. Dobbiamo fare uno sforzo per andare oltre, per sperare di trovare una risposta al perché Thomas è stato torturato e poi abbandonato tra le erbacce dai suoi presunti assassini, al perché quegli stessi adolescenti sono andati al mare a nuotare dopo averlo ucciso. Come qualsiasi altro giorno.

Ma pensare che i nostri giorni siano grondanti di sangue e morte, nonostante l’evidenza numerica, non aiuta a capire.

Il filtro dello smartphone

Noi tutti abitiamo il mondo anche grazie agli smartphone, c’è sicuramente il rischio che molti lo vivano solo attraverso quel filtro. Questo vale anche per molti adulti.

Guardare ai giovani solo come a persone ostaggio degli smartphone e di TikTok, delle trappole o degli influencer, forse fa sentire gli adulti sollevati dalle loro responsabilità, ma non aiuta a comprendere tutto quello che passa nella testa dei giovani.
Ma se si vuole capire, che è cosa diversa dal giustificare, ci vuole umiltà e pazienza. Solo così si potrà provare a rimettere insieme i diversi pezzi, come in un puzzle di cui non conosciamo il disegno originale. E che comprende innanzitutto il contesto sociale e familiare, cioè il mondo degli adulti.

Alla ricerca del significato

Certo, i social media influenzano il nostro modo di vivere e pensare, di stare insieme agli altri o di illuderci di farlo, di aprirci al mondo o di chiuderci in una bolla, di pensarci come un noi e di scoprirci soli. Possono essere divertenti ma anche tossici e sono quindi anche uno specchio di ciò che c’è fuori e che spesso non vediamo o facciamo finta di non vedere. Ma quando a Novi Ligure gli adolescenti Erika e Omar pianificarono e uccisero con decine di coltellate la madre e il fratellino di Erika, Facebook non esisteva nemmeno. Per non parlare dell’insensata crudeltà delle Bestie di Satana. Ragazzi responsabili di tortura, omicidio e suicidio indotto. Non sempre avevano lo smartphone in mano e ascoltavano musica metal.

Difficile da capire e da spiegare, allora come oggi. Non resta che provare pazientemente a mettere insieme un pezzo dopo l’altro, nella speranza di trovare qualche risposta e forse un significato. Se ce n’è uno.

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