il ‘cavatappi’ colpì ancora – .

il ‘cavatappi’ colpì ancora – .
il ‘cavatappi’ colpì ancora – .

CARRARA – È successo di nuovo, hanno rotto di nuovo un braccio ad Anna G, opera di design d’autore, il cavatappi antropomorfo collocato nella centrale piazza Alberica, in marmo statuario venato, riproduzione del progetto di Alessandro Mendini per Alessi del 1994. A questo punto qualcuno potrebbe parlare di emergenza sociale e culturale.

Per ricapitolare i danni subiti dalle opere di Bianco Carrara 2024: la notte dell’inaugurazione lei, Anna G, è finita subito nel mirino, con due braccia rotte da due individui diversi in due episodi distinti. Ma non è finita lì. Poi è stata la volta del tavolo in marmo e vetro Gomitolo di Paolo Ulian in piazza Mazzini. Un padre ci appoggia la figlia ma il carico è troppo pesante e il tavolo si frantuma (non il vetro che vi era appoggiato sopra, per fortuna della bambina). Poche ore prima era stata la volta di Bambù, la creazione di Gianni Giannarelli situata in via Loris Giorgi: da questa opera è stato svitato e ‘rubato’ un pezzo di bambù di marmo.

Ed eccoci di nuovo: dopo che l’amministrazione e l’organizzazione si erano affrettate a “riparare” Anna G, restituendole entrambe le braccia, qualcuno si rompe di nuovo un braccio sul lavoro.

Forse non va annoverato tra i danni, ma l’episodio merita comunque di essere menzionato per avere un quadro più chiaro della situazione: l’intervento notturno sulla libreria di marmo di fronte all’Accademia dove erano stati posizionati alcuni teschi. In questo caso non c’era alcun danno da riparare ma si è trattato sicuramente di un gesto di protesta capace di suscitare molte polemiche e di spingere anche la comunità ebraica e un consigliere a sporgere denuncia, interpretando l’atto come discriminatorio nei confronti della comunità ebraica e dello Stato di Israele, vi è riprodotta una stella di David.

Insomma, un Bianco Carrara così vivace come quest’anno non si era mai visto prima, nonostante l’indiscutibile valore artistico delle opere esposte. Fa riflettere che il centro storico sia sede dell’Accademia di Belle Arti e che prima di questo ennesimo gesto, poche ore prima e a un paio di centinaia di metri di distanza in lunghezza d’aria, a Palazzo Cucchiari si svolgesse l’anteprima per la stampa di una delle più belle e meravigliose mostre di arte pittorica e scultorea di artisti italiani mai viste in città. L’ultimo scorcio di pittura italiana di respiro internazionale: Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Fattori e tanti altri diventano artefici di uno stupore che inevitabilmente nasce e inevitabilmente riempie il cuore dello spettatore che passa attraverso i suoi occhi. La Belle Epoque è il titolo della mostra. Probabilmente un’altra epoca.

 
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