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ANCONA Classe 1968, vita in salita. Il nome fittizio è d’obbligo per preservare la riservatezza di una donna costretta a fare i conti con le vertigini di un tumore alla testa. La chiameremo Speranza, per dare a questa storia la direzione più corretta che si possa desiderare. La sfortuna comincia presto a condizionare la sua esistenza: Speranza ha perso improvvisamente il marito in giovane età, con tre figli a carico, e ora ha bisogno di cure urgenti, che teme tarderanno ad arrivare. Seguita all’ospedale regionale di Torrette, il medico radioterapista che segue il suo caso è in ferie fino a metà luglio. Un dettaglio, questo, che nella sua mente generava il buio della ragione.

La visita

Speranza, per risolvere il suo grave problema neurochirurgico, dovrà sottoporsi a cicli di radioterapia e chemioterapia. Nell’ultima visita ha eseguito una TAC di centratura, finalizzata a programmare la cura che, teme, non potrà iniziare perché il medico curante è in ferie. Sospetta che si stiano perdendo settimane importanti nell’evoluzione della sua malattia. Una mail rimasta per qualche giorno nel limbo di un’attesa, a volte impossibile da gestire, ha minato la sua fiducia. Nei suoi pensieri, non è difficile immaginarlo, il senso di abbandono prevaleva su quello di cura.

Il contrordine

Il destino o la coincidenza possono cambiare lo scenario più cupo. Il contrordine arriva dalla voce di Claudio Martini che, sollecitato dal Corriere Adriatico, prova a ricomporre i tasselli di quel mosaico smantellato dalla disperazione. Il direttore sanitario di via Conca riallaccia i fili della narrazione, e assicura: «La signora inizierà il suo ciclo di terapie il 5 luglio, come era stato programmato da chi la sta accompagnando lungo il cammino». Aggiunge particolari a questa cronaca di umana solidarietà. «La paziente – spiega – sarebbe stata avvisata telefonicamente lunedì, invece la chiamata è stata anticipata a oggi (ieri, ndr)». Interferenze del destino, sarà pure, ma quel che conta sono il punto di partenza e quello di arrivo, la matematica insegna: in mezzo c’è spazio solo per supposizioni che non migliorerebbero la sorte di Speranza. Martini riprende il ritmo del suo ragionamento: «Pensi che una prestazione, specie essenziale come la radioterapia, sia legata a un medico? Se vai in vacanza si ferma tutto? È impensabile.”

Le presenze

Il direttore sintetizza: «Così come si programmano le terapie, così si programmano le presenze in reparto». Il meccanismo di assistenza non prevede pause. Speranza è stato curato da Giovanna Mantello, che dirige il reparto di radioterapia. Qualunque interpretazione si voglia dare a questa storia, ci piace immaginare che il cuore abbia prevalso.

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Corriere Adriatico

 
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