Dacia Maraini returns to Viterbo and presents the book “Vita mia” – .

Dacia Maraini returns to Viterbo and presents the book “Vita mia” – .
Dacia Maraini returns to Viterbo and presents the book “Vita mia” – .

Cultura – Mercoledì 3 luglio ore 18.30 presso il Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz


Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Mercoledì prossimo 3 luglio al Museo Nazionale Etrusco della Rocca Albornoz di Viterbo alle 18.30 ritorna Dacia Maraini.

Dacia Maraini


Un anno dopo ci onorerà di nuovo della sua presenza per raccontare il suo doloroso passato vissuto per alcuni anni in un campo di concentramento giapponese, mirabilmente descritto nel suo libro poetico Vita mia edito da Rizzoli. Di lei I suoi ricordi di lei in un campo di concentramento giapponese nel 1943, dove fu rinchiusa insieme alla sua famiglia.

“Siamo nel 1943. Dacia Maraini ha sette anni e vive in Giappone con i genitori e le sorelline Toni e Yuki. Il padre Fosco insegna all’Università di Kyoto, la madre, Topazia Alliata, è felicemente integrata nel tessuto cittadino. Il sogno è la pace, si pensa che la guerra finirà presto. Tutto crolla però quando Fosco e Topazia decidono di non giurare fedeltà al governo nazifascista della Repubblica di Salò. La coppia e le figlie vengono deportate in un campo di concentramento destinato ai traditori della patria”.

Sono due anni estremamente difficili per la famiglia Maraini che, nonostante tutto, resiste alle sopraffazioni e ai soprusi con estrema dignità.

Padre Fosco arriva addirittura a tagliarsi l’ultima falange del mignolo della mano sinistra, gesto altamente simbolico nella cultura giapponese, che gli restituisce il rispetto dei comandanti dei campi di concentramento. Questo gesto drammatico gli fa guadagnare una capra il cui latte sfamerà in parte i deportati fino alla liberazione da parte delle truppe americane.

Libro intimo, poetico, dolce e duro come la vita che conduce all’Inferno e riporta alla luce. Un libro da cui traspare l’immenso amore e la profonda stima verso i suoi genitori, il suo faro, la sua guida nel cammino della vita.

Libro che fa della vicenda personale un affresco della storia mondiale e degli orrori della guerra visti attraverso gli occhi di una bambina di 7 anni.

Storie strazianti, drammatiche, strazianti che non lasciano mai spazio alla disperazione, ma anzi mantengono sempre viva la speranza. “La musica e la poesia hanno la capacità di diluire i dolori della realtà”.

Lo stile fluido ed elegante rende il libro quasi un romanzo, che dal pathos iniziale si dissolve in un elogio della cultura, della lettura, della conoscenza che permette di aprire la mente e abbattere i confini.

“I libri mi hanno reso europeo nella sensibilità, nei valori e nella conoscenza, italiano nella lingua”. Il libro si conclude con l’auspicio che le comuni radici europee di Francia, Italia, Spagna e Inghilterra conducano verso una comunione di intenti.

“Ora forse siamo giunti a comprendere che ci sono più cose che ci uniscono di quelle che ci dividono e che i piccoli paesi chiusi con superbia nei loro confini saranno divorati da quelli più grandi se non si alleano tra loro”.

L’orrore della guerra, sembra suggerire Dacia, non ha vinto sulla speranza del bene comune. Di tutto questo si parlerà mercoledì 3 luglio al Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz di Viterbo.

La saggista Rosella Lisoni dialogherà con Dacia Maraini, letture di Anna Maria Fausto: docente Unitus e performance di Pietro Benedetti: attore, regista e narratore di comunità.

29 giugno 2024

 
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