il parroco non tocca Ragusa – .

il parroco non tocca Ragusa – .
il parroco non tocca Ragusa – .

Ragusa – È con l’affermazione delle radio libere negli anni Settanta che le trasmissioni radiofoniche di dediche e richieste hanno avuto un grande successo mediatico e sociale. Oggi accade per i parrocchiani che sollecitano il vescovo di Ragusa don Pino La Placa a calmare la sua intenzione di trasferire il parroco don Pietro Floridia, il potente e radicato sacerdote della chiesa di San Giorgio a Ibla. Inutile dire che il trasferimento dei parroci è una consuetudine comune ed è uno degli istituti giuridici che i Vescovi attuano più frequentemente.

Sarebbe interessante avere le firme dei parrocchiani in calce all’imbarazzante documento che suona come un monito contro il Vescovo di Ragusa.
Ecco il contenuto: “Dopo le numerose vicissitudini legate alla richiesta avanzata al Dicastero per il Culto Divino di rendere giustizia alla storia della città e alla figura di San Giorgio Martire a Ragusa, la verità ha finalmente trionfato e il Dicastero ha prodotto il tanto atteso decreto con cui San Giorgio viene proclamato Patrono Aeque Principalis della città. Per arrivare a questo punto abbiamo dovuto sopportare vessazioni e calunnie di ogni genere, ed è triste aver appreso quanto di tutto ciò provenisse da certi “uomini di Chiesa”. “In questo doloroso cammino abbiamo constatato il grave, feroce, calunnioso e spietato attacco al nostro parroco Don Pietro Floridia che, solo perché si è permesso di sostenere la nostra causa, di difendere la verità e di cercare giustizia, è stato oggetto di insulti e calunnie di ogni genere. Ora, è giunto il momento della resa dei conti per Padre Floridia, colpevole di aver condiviso la nostra iniziativa nella ricerca di giustizia e verità per San Giorgio e per la città.

Si vocifera infatti che le autorità curiali della Diocesi lo trasferiranno al più presto in un’altra parrocchia, e pare che sia questo il motivo per cui guida San Giorgio da oltre 35 anni. Il temuto trasferimento sarebbe “giustificato” da quella che noi consideriamo una scusa. Ci chiediamo se si tratterà di una promozione o di una retrocessione (entrambe tecniche usate per “eliminare” persone scomode che hanno dato fastidio o quando si vuole rimuovere un ostacolo). In realtà, pensiamo che qualcuno in Curia non abbia digerito il fatto che padre Floridia abbia condiviso con noi la ricerca della verità e della giustizia, tanto predicata da alcuni dai pulpiti. Se la ricompensa per un sacerdote che ha testimoniato e lottato per la verità e la giustizia consiste in un trasferimento spietato da una comunità che lo ama tanto, specie ora a pochi anni dalla pensione, la chiesa non fa una bella figura.

È contraddittorio perché, da una parte, dal pulpito, predica la giustizia e testimonia la verità, dall’altra esercita una “ritorsione” contro quanti si sono impegnati e hanno testimoniato questi valori. (…”Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è per la verità ascolta la mia voce…”) Gv 18,37-38. È quanto dice Cristo Re davanti al tribunale del governatore-giudice Ponzio Pilato, in attesa della sentenza che sarebbe stata emessa di lì a poco. L’affermazione di Gesù non appartiene al processo che un tempo si svolgeva nei lontani territori dell’Impero romano, ma è sempre al centro della nostra vita. È attuale. Chi emana le leggi, chi governa gli Stati, chi giudica deve rifletterci. Ogni cristiano, ogni uomo, che è ancora cittadino, e che di conseguenza guida una definita comunità religiosa, politica, economica, nazionale, internazionale, deve riflettere su questa affermazione. Questa è la ragion d’essere della Chiesa, essa non può non essere fedele a quanto Cristo ha detto e, a questo proposito, il pensiero ci porta a questo nostro Sacerdote, Padre Floridia che prima viene “processato”, e poi “condannato a morte” – se non alla morte corporale, almeno a quella “religiosa-civile”, perché? Perché è stato fedele alla verità, ha difeso e cercato giustizia per la nostra città?

Viviamo purtroppo in un tempo che non tollera identità, storia, tradizione, che vuole una fede liquida, e che concepisce la libertà a prescindere dalle norme morali. Abbiamo bisogno di esempi, di coraggio evangelico e Padre Floridia ne ha in abbondanza. Un coraggio che non si piega agli slogan del tempo ma che è fedele alla verità che, in Gesù, illumina tutto l’uomo, perfino la sua ragione. Abbiamo bisogno (ne hanno bisogno soprattutto i giovani) di riscoprire il dono e l’umile fierezza di essere cristiani, ricordando che il vero modo di “essere nel mondo” non è “essere del mondo”. Giovani, i nostri giovani che cercano e hanno il senso di ciò per cui vale la pena spendere la vita e che non possono e non devono scandalizzarsi di certi atteggiamenti impietosi contro chi testimonia e lotta per la verità. Ne ha bisogno il nostro mondo, che si sta tristemente ripiegando su se stesso credendo di progredire.

A San Giovanni Battista e a San Giorgio, nostri Patroni, la testimonianza della verità, tanto decantata dai pulpiti, è costata la vita: hanno potuto tacere, far finta di niente, adattare la Parola di Dio con la scusa di “aggiornare” la fede secondo lo spirito del tempo, ma non l’hanno fatto perché amavano la gente nella verità. In tutto questo, dato che noi parrocchiani non siamo affatto stanchi di Padre Pietro Paolo Floridia, Sacerdote e uomo di fede incrollabile, vero Pastore della comunità di San Giorgio, benefattore e liberatore di tante anime che per mezzo suo sono state ricondotte a Dio.

Anche se siamo pienamente consapevoli che nulla dura per sempre, ci chiediamo: perché proprio adesso, a pochi anni dal compimento di 75 anni, dovrebbe essere trasferito dopo una vita a San Giorgio? Perché questo trauma e questa “violenza” per lui e per la comunità che lo ama così tanto? Perché questo impietoso trasferimento avviene dopo la questione del patronato di San Giorgio sulla città di Ragusa? In tutto questo resta l’amaro in bocca perché si ha la percezione che gli uomini di Dio siano sempre meno e tendano ad essere schiacciati. Ci auguriamo che le voci sull’allontanamento di Padre Floridia da San Giorgio siano e restino solo voci, altrimenti la “scusa” dei 35 anni o la “necessità” altrove non sarebbero credibili e aprirebbero la strada alla plausibile ipotesi di punizione, che non darebbe lustro alla Chiesa locale”.

 
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