Visioni intrise di sogno e realtà alla GAM di Torino – .

Visioni intrise di sogno e realtà alla GAM di Torino – .
Visioni intrise di sogno e realtà alla GAM di Torino – .

Italo Cremona. Tutto il resto è notte fonda è il titolo dell’importante retrospettiva sull’opera dell’artista che ha trascorso gran parte della sua vita nel capoluogo piemontese, organizzata dalla Gam di Torino in collaborazione con il Mart di Rovereto. A cura di Giorgina Bertolino, Elena Volpato e Daniela Ferrarila mostra è visitabile a Torino fino al 15 settembre, mentre da ottobre a gennaio 2025 sarà ospitata nelle sale del museo di Rovereto.

Italo Cremona, Portrait of Carlo Mollino, 1928, oil on canvas, 71.5 x 62 cm. Casa Mollino Museum, Turin

La mostra si presenta come una retrospettiva curata nei dettagli, che indaga in profondità l’opera di Italo Cremona, esaminandone le scelte stilistiche, i linguaggi, i sentimenti e più in generale la ricerca artistica nella sua totalità ed evoluzione nel corso degli anni. L’evento si configura come un’occasione unica per approfondire l’opera di un artista del tutto particolare, che in un certo senso costituisce un unicum all’interno del panorama italiano del Novecento, sia per l’attenzione al mezzo pittorico e al disegno, sia per il modo di interpretandoli, sia per il suo essere costantemente teso a creare un mondo allo stesso tempo surreale e profondamente legato alle esperienze concrete, ai paesaggi e alle esperienze della società e del mondo del suo tempo.

Come è noto, dal punto di vista artistico, la storia dell’arte italiana, soprattutto in territorio sabaudo, è strettamente connessa all’Arte Povera e alla sua brillante storia internazionale. Ma proprio in questo contesto, e nel periodo immediatamente precedente, il surrealismo asciutto e vivido dei dipinti di Cremona costituisce un punto di vista diverso. Le sue opere, infatti, si inseriscono in una storia forse meno raccontata e tuttavia non per questo meno significativa e importante nella storia dell’arte contemporanea italiana, che vedeva nella pittura e nelle sue possibilità espressive ed evolutive un potente mezzo per raccontare un mondo in cambiamento.

Italo Cremona, Portrait of Carlo Mollino, 1928, oil on canvas, 71.5 x 62 cm. Casa Mollino Museum, Turin

Gli elementi surreali e onirici presenti nell’opera di Cremona, che spesso ricalcano la psicologia terrificante dell’incubo, seppur in un’atmosfera sempre mediata dalla forte dimensione simbolica, rientrano in parte nel concetto di Realismo Magico. Ma l’opera di Cremona, nella sua intensità, si rivela carica di elementi molto diversi. Come recita il titolo di una celebre commedia di Eduardo De Filippo, quelli che compaiono sulle tele di Italo Cremona sono i voci dall’internoquelle spesso inascoltate, che provengono dall’inconscio e che, insieme, raccontano situazioni e sogni a volte indicibili, ma sempre gravidi di una verità profonda, che continua a parlarci, attraverso il tempo.

Inverno, 1939-1940, olio su tela, 115 x 115 cm. GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris

La mostra individua un itinerario dell’opera di Cremona attraverso diverse sezioni tematiche, che spaziano dagli esordi metafisici alle metamorfosi, passando per i disegni delle famose improbabili armi dette “armi improprie”. Il percorso espositivo, così, appare più simile a un panorama che a un percorso tracciato, rivelandosi capace allo stesso tempo di dare una visione complessiva dell’opera dell’artista e di andare in profondità per comprenderne l’anima. Tra l’altro, non trascuriamo di indagare i rapporti con l’ambiente artistico e culturale dell’epoca, e in particolare con alcuni artisti contemporanei, tra cui spicca la brillante figura di Carlo Mollino, rappresentata e ritratta in alcune opere esposte.

Ritratto della moglie (Danila con la libreria), 1939, olio su tela, 99,5 x 70,5. GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris

Ciò che resta della visita a questa mostra è il sapore intenso, dolceamaro, di una pittura che parla ancora il linguaggio della pittura, muovendosi certamente al suo interno, eppure diventando anche quasi materia plastica. La pittura diventa allora quasi un linguaggio nuovo, del tutto personale: un mezzo espressivo forte, dai confini netti e precisi, che però può essere deformato, sradicato e distorto ai fini della poetica dell’artista. In tutto ciò incombe un senso di ansia, la sottile sensazione di una sorta di inevitabile esaurimento del linguaggio pittorico tradizionale, che però proprio per questo appare esaltato e tendente ad un costante superamento di sé. È questo aspetto che costituisce, forse, guardando in profondità, l’elemento più interessante della mostra.

 
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