The “Maid of Catanzaro” and Petruzza of Campagnella – .

The “Maid of Catanzaro” and Petruzza of Campagnella – .
The “Maid of Catanzaro” and Petruzza of Campagnella – .

Cameriere di champagne, questa è la prima cosa che mi viene in mente, caro Feltri. In realtà no. La prima cosa che mi viene in mente è la rabbia. Perché, se trovo misero e squallido il tuo paragone tra Salis e le cameriere di Catanzaro, mi sento ancora più amaro nel ricordare che Catanzaro si è riscoperta, dopo le elezioni europee di 20 giorni fa, come la città più leghista d’Italia. Qualcosa non quadra. Molta indignazione, penso, è un po’ vana e un po’ codarda. Caro Feltri, vedi, non è il tuo commento sull’abbigliamento che mi ha dato fastidio, né il paragone offensivo che, con lacerante recidiva, hai ancora una volta prodotto. Ciò che non riesco a sopportare è la mancanza di rispetto nei confronti delle cameriere. Che siano di Catanzaro o di Novedrate non importa. E sai perché, caro Direttore? Perché la prima cameriera che ricordo aveva per me solo lo stigma – sì, lo stigma così decisivo fu lei per la mia vita – di oracolo. Aveva i capelli bianchi e argento, il sorriso rovinato e i solchi sulle mani, Petruzza. Era di Campagnella, quartiere a sud di Catanzaro che guarda verso Oriente.
Per alcuni anni aiutò mia madre nelle faccende domestiche. Mia madre, cittadina palermitana, ha trovato in lei la concretezza e la dignità, il coraggio e il pragmatismo di chi è stato educato nella vita dalla migliore maestra, la campagna. Non aveva studiato, eppure aveva una cultura tutta sua per scorticare le persone e leggere dentro di sé. Quando facevo colazione le nostre conversazioni erano diverse, le sue parole erano tante e pesanti come il suo nome. Erano sassi, anzi piccoli sassi, che non fanno male, ma scendono fino in fondo. Aveva un grande intuito e un grande senso pratico. E, soprattutto, la capacità di comprendere il percorso. All’epoca ero convinto che da grande avrei voluto fare il medico. Petruzza, no. Ti piace la parola. Sei nato per fare l’avvocato. Ha confutato con grazia e convinzione. Anche allora, aveva ragione. Non so se Petruzza avesse in mente il modestissimo avvocato che poi sono diventato. Certamente Petruzza aveva scoperto l’amore per la parola, da mamma di campagna, nel cortile dei miei anni immaturi. Di zuppa, pane e latte. Di certo, caro Feltri, Petruzza – che purtroppo ha varcato da tempo la soglia dell’invisibile – lo avrà già perdonato, anche a nome di tutte le cameriere di Catanzaro. Perché amava quella parola. Che non governa più da tempo. Ed è questo che, ancora oggi, fa dispiacere per lui anche ad una petruzza.

 
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