Storie d’arte a Parma con Pietro Piragine – .

Storie d’arte a Parma con Pietro Piragine – .
Storie d’arte a Parma con Pietro Piragine – .

Seguire una guida tra le sale di un museo, ascoltare, in gruppo, informazioni e formule simili ad antidoti per scongiurare l’enigma che ogni opera rappresenta, può essere un’esperienza desolante.

Contro questa desolazione, lasciarsi guidare dalla voce di qualcuno, magari un amico, che si dirige verso una sala di un museo con l’obiettivo di rivedere quella determinata opera senza l’aspettativa di andare a fondo una volta per tutte e quindi di ascoltare alle suggestioni e ai racconti che quell’opera suscita nel nostro compagno, può rivelarsi, al contrario, un’esperienza felice, inquietante e perfino trasformativa.

Ogni mese la rubrica Racconti d’arte, a cura di Lucia de Ioannasi propone come punto d’incontro da cui partire per un cammino verso un’opera d’arte custodita a Parma, cammino per il quale bisogna abbandonarsi alla flânerie del pensiero di chi ci farà di volta in volta guida.

Il viaggio inizia dal suggestivo parco della Fondazione Magnani Rocca, seguendo Pietro Piragine, imprenditore amante della conoscenza umanistica, galileiana ed economica, verso l’Enigma della Partenza di Giorgio de Chirico.

Di Pietro Piragine

Arrivo a Magnani Rocca, sempre un posto bellissimo. Cammino nel grande giardino tra pini, cedri, tigli, ippocastani, aceri sperando che un pavone mi regali una ruota spettacolare.

Salgo la scala esterna ed entro nella villa. Dal grande androne accedo alla collezione fiammingo-spagnola sulla sinistra con l’aggiunta del Tersicore di Canova, accedo all’Alta Epoca italiana sulla destra e da qui ancora sulla destra le 250 opere della mostra temporanea dell’eclettico Bruno Munari. Ripercorrendo l’androne salgo al primo piano dove si trova la collezione d’arte moderna. In breve mi trovo di fronte all’Enigma della Partenza di Giorgio de Chirico.

Ricordo la prima volta che ciò accadde non molto tempo fa. Da pochi metri di distanza vidi subito che si trattava di una Piazza d’Italia di de Chirico. Ero però curioso di sapere se si trattasse di un vero e proprio “Enigma” eseguito negli anni immediatamente successivi all’Enigma di un pomeriggio d’autunno (una Piazza S. Croce “rivisitata”) con cui nacque la Metafisica oppure di una delle tante Piazze d’Italia realizzate negli ultimi due decenni della sua vita e con cui il Pictor Optimus ha di fatto copiato la straordinaria importanza di sé stesso di quelle prime opere così significative nella storia dell’arte. Da vicino lessi: 1914. Al di là del titolo si trattava quindi di un vero Enigma.

Rappresenta una piazza con al centro una statua di un personaggio maschile visto di spalle. Sulla sinistra un edificio monumentale classico come quello dell’Esposizione Universale di Roma ’42 illuminato dal sole. L’edificio sulla destra non è illuminato e, attraverso una delle sue aperture, si intravede un veliero il cui scafo è nascosto da un muro presente anche in altri puzzle tra cui il primo già citato del 1910. Sempre più avanti c’è una ciminiera della stessa industria di quelle dei paesaggi urbani di Sironi del 1920. In lontananza nella piazza si intravedono appena due personaggi uno di fronte all’altro, ravvicinati.

Enigma of the departure by Giorgio de Chirico – Photo Marco Vasini

Anche con una tecnica pittorica completamente diversa, lo spirito romantico è largamente presente. D’altronde la Metà della Physikà (al di là delle cose fisiche) di de Chirico è una parente stretta dell’Assoluto verso cui tende il Romanticismo sia nella sua componente irrazionalistica dello Sturm und Drang e molto altro, sia nella sua componente razionalistica rappresentata dall’Idealismo hegeliano. Al centro del dipinto il personaggio della statua guarda verso l’infinito come il “Viandante sul mare di nebbia” (manifesto di ogni Romanticismo) di CDFriedrich guarda, rappresentato sempre di spalle, l’infinito dall’alto di un montagna avendo sotto di sé il mare di nebbia che lo separa fisicamente ma ancor più spiritualmente dal mondo concreto dell’Illuminismo settecentesco; nel dipinto di Magnani Rocca la mancanza di concretezza è data dalla tecnica pittorica che crea un luogo di assenza, non reale dove il tempo si è fermato.

Accanto all’ombra proiettata dalla statua ce n’è un’altra che sembra generata da una seconda statua ma questa non c’è perché dovrebbe essere vista attraverso l’apertura attraverso la quale si vede invece la parte superiore di un veliero. Questa seconda ombra ha gli stessi contorni della figura rappresentata nell’Enigma dell’oracolo; dipinto eseguito nel 1910 e che è, per contenuto e spirito, lo stesso dell’Odisseo e Calipso di Boecklin, pittore romantico-decadente e simbolista che influenzò de Chirico che mostrò sempre anche grandi affinità elettive con Friedrich Nietzsche di cui diceva di essere l’artista che più e meglio di ogni altro ha trasposto la filosofia in pittura.

Sempre romanticamente, il muro ha sia la funzione di solitaria collina leopardiana che esclude la vista da gran parte dell’ultimo orizzonte, sia quella di antitesi hegeliana che conferma la tesi e nella sintesi la realizza a un livello superiore ed è quindi un ostacolo da superare per ottenere qualcosa di più alto. Più che l’URSS, nella definizione di Churchill, tutto nell’opera è un puzzle avvolto in un enigma che giace dentro un mistero.

Questo dipinto, come gli altri Enigmi, ha importanti influenze sulla nascita del surrealismo. Le opere di Magritte e Dalì, con le loro atmosfere e ambientazioni irreali, senza tempo, oniriche e gli enigmatici personaggi di spalle, si possono dire provengano per due terzi da Chirico, per un terzo da Freud. Anche Max Ernst firmò una delle sue tele con il nome di de Chirico, tanta era la vicinanza che sentiva nei suoi confronti. È vero che quest’opera, come gli altri Enigmi, appare molto diversa dal dinamismo presente in molte creazioni futuriste contemporanee.

È vero però che Metafisica, Futurismo, Cubismo e Astrazione sono componenti dell’arte moderna nata nel 1910-1912. E tutti hanno in comune il desiderio di rappresentare la realtà attraverso nuovi filtri culturali e pittorici che la rendano più difficile da comprendere ma più affascinante. E questo avviene per tutta l’arte moderna, non solo nella pittura e nella scultura. L’enigma, il mistero, il segreto da svelare sono tipici anche dell’Ermetismo nato negli stessi anni. Ungaretti diceva che la poesia deve contenere un segreto, deve essere un po’ difficile da capire; se è facile, non è poesia.

Trovarsi di fronte all’Enigma della Partenza fa sì che la mente navighi attraverso una grande quantità di contesti culturali e intellettuali. In questa immensità il pensiero annega e il naufragio è dolce in questo mare.

 
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