Pagamenti lenti, le piccole e medie imprese soffrono di più
A Viterbo l’ente è in ritardo di 19 giorni nel pagamento dei fornitori, a Civita Castellana 153
07/01/2024 – 07:49
di Alessandra Sorge
VITERBO – In media passano diciannove giorni dalla scadenza delle fatture prima che il Comune di Viterbo paghi i propri fornitori. Lo rivela l’ultimo studio della Cgia di Mestre sui dati 2023, estrapolati direttamente dalla sezione ‘amministrazione trasparente’ dei vari comuni capoluogo di provincia
Rispetto ai casi in cui i ritardi possono definirsi a dir poco ‘biblici’, vedi il Napoli maglia nera con 143 giornate, quella di Viterbo è una situazione che nel complesso non presenta livelli di marcata criticità. Della serie ‘buoni ma non ottimi’, se si considera che la maggior parte delle aziende che soffrono di questi ritardi sono piccole e medie imprese, meno strutturate e più esposte economicamente.
Nel resto della Tuscia, invece, la situazione è frammentaria. Analizzando la top ten dei comuni più popolosi troviamo Civita Castellana e Nepi che, allo scadere dei trenta giorni previsti dalla legge, pagano le fatture con 153 giorni di ritardo. Meno peggio a Orte (+34) e Montalto (+21). Tra i comuni più virtuosi troviamo Tarquinia, che paga in media 19 giorni in anticipo, Tuscania (12 giorni), Montefiascone (-11 giorni) e Vetralla (-5)
A livello nazionale, tra acquisti, consumi, forniture, manutenzioni, formazione del personale e costi energetici, nel 2023 lo Stato italiano ha sostenuto una spesa complessiva di 122 miliardi di euro. I debiti commerciali della nostra Pubblica Amministrazione ammontano a circa 50 miliardi di euro.
Come ha evidenziato la Corte dei Conti in una delle sue ultime relazioni, nelle transazioni commerciali con le imprese private la nostra Pubblica amministrazione sembra adottare la prassi di pagare le fatture di importo maggiore entro i termini di legge, mantenendo così l’Indicatore di Tempestività dei Pagamenti (ITP) nei limiti previsti dalla legge, ma ritarda intenzionalmente il pagamento di quelle di importo inferiore, penalizzando così le imprese che forniscono beni e servizi con bassi volumi, ovvero le piccole imprese.
