appunti a margine della mostra di Vincenzo Sciamè a Velletri – .

appunti a margine della mostra di Vincenzo Sciamè a Velletri – .
appunti a margine della mostra di Vincenzo Sciamè a Velletri – .

Pittore, scultore e designer, Vincenzo Sciamè nasce a Sambuca di Sicilia, nell’agrigentino, nel 1941 e lì trascorre l’infanzia e la prima giovinezza, completando poi i primi studi artistici nel capoluogo siciliano. La sua attività artistica è iniziata agli inizi degli anni ’60 e si è conclusa solo con la morte dell’artista, scomparso prematuramente nel 2014.

Siciliano di nascita, veliterno d’adozione, Vincenzo Sciamè riesce a raffigurare, attraverso la sua tavolozza, la poesia racchiusa nel quotidiano, con l’ausilio di ricordi che timidamente riaffiorano dalle sue stanze della memoria, quasi un invito a salvare, nel vuoto del mondo, le ragioni del cuore. La sua pittura si caratterizza subito per la sua dimensione ciclica, da cui traspare l’esigenza di penetrare in profondità i singoli temi considerati, e che è stata perfettamente rappresentata in questa retrospettiva.

Il primo dipinto che ha accolto lo spettatore – nella mostra a lui dedicata nel decennale della scomparsa, tenutasi a Velletri dal 14 al 23 giugno nella Sala Paolini Angelucci del Museo diocesano della Basilica Cattedrale di San Clemente – fa parte del ciclo Donne singledegli anni ’70, in cui la protagonista è la figura femminile ritratta per lo più bendata, solitaria, su uno sfondo piatto e caratterizzata da colori neutri come il grigio e il nero. Si tratta di donne che si ispirano alle eroine delle tragedie greche ma che vivono lo stesso dramma di solitudine, alienazione e incomunicabilità delle donne di ogni epoca.

Il declino della società è protagonista anche nel secondo ciclo pittorico, Bradisismo, in cui la corruzione è rappresentata dalle acque fangose ​​del Tevere che sommergono i monumenti di una Roma destinata ad affondare. Uno scenario apocalittico, rappresentato dal verde smeraldo, che carica il ciclo di un linguaggio a metà tra realismo meticoloso e atmosfere oniriche. Con Finzioni di silenzi rossi – a metà degli anni Ottanta – il pittore inizia a lavorare sulla tavolozza che lo accompagnerà fino alla fine della sua opera, dominata dal colore rosso. Spazi vuoti e silenziosi che via via prendono vita con forme semplici – triangoli, sfere, ovuli, mezze lune – ma dense di valori comunicativi. Palchi senza sipari né quinte, che rimandano alla pittura metafisica di De Chirico, in cui l’opera d’arte si fa teatro e il teatro assume la metafora della vita in cui l’artista seleziona elementi della realtà, li investe di potenza simbolica e li mette in scena.

Il colore rosso diventa così una sorta di firma dell’artista, che lega i vari dipinti dei cicli successivi. Lo si ritrova quindi Le ore dei desideriin cui gli oggetti sospesi sembrano quasi scandire il tempo tra la presenza e l’assenza dell’azione – e della vita – e confluisce ancora di più nel ciclo Le stanze della memoria. La camera è il luogo dove ci si ferma, ci si isola per riposare ma è anche lo spazio dove prendono vita sogni e idee creative. L’artista ci invita a visitare le stanze dei suoi ricordi, dove il mare e i caldi tramonti siciliani irrompono nei dipinti e aprono le porte al mondo dell’immaginazione in dialogo con la vita reale.

Restando in tema di ricordi, impossibile non riconoscere, all’interno della mostra, i dipinti dedicati ai luoghi della Leopardocon l’azzurro intenso del mare e del cielo isolano, il rosso e il nero dell’Etna e le colate laviche, le palme e le jucche, che popolano i giardini e i parchi siciliani.

Emblematica è la presenza di una delle ultime opere dipinte da Sciamè – datata 2013 – che raffigura, sempre sul caratteristico pavimento rosso sovrastato dall’azzurro del cielo, oggetti bellici (due elmi, una lancia), simboli di una guerra appena conclusa o sta per iniziare. Insomma, emblema di una pittura-denuncia attraverso la quale l’artista ha sempre mostrato il degrado della realtà e della società contemporanea.

L’opera di Vincenzo Sciamè si conferma – nonostante il tempo trascorso dalla sua scomparsa – il profilo di un artista dei nostri giorni che, attraverso il suo linguaggio onirico e a tratti surreale, ci ha regalato e continua a regalarci l’incanto della passione che ferma il tempo per regalarci lo stupore della bellezza.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Più incidenti a Gallarate? “Anche Busto e Varese hanno statali e autostrade” – .
NEXT Maicol da Gubbio e Sofia da Perugia vestono di seduzione – .