quasi tutti gli appalti nell’area napoletana sono stati aggiudicati nei tempi previsti – .

quasi tutti gli appalti nell’area napoletana sono stati aggiudicati nei tempi previsti – .
quasi tutti gli appalti nell’area napoletana sono stati aggiudicati nei tempi previsti – .

Il dato riguarda la maggior parte dei Comuni della Città Metropolitana di Napoli ma può ben essere considerato paradigmatico dello stato di attuazione del Pnrr nei territori. Ed è un dato oggettivamente incoraggiante perché dimostra che l’80-90% dei progetti della Piano di recupero e resilienza presentati dai Comuni e inseriti nei capitoli finanziari del Piano stesso. Lo affermano i Centri Unici di Appalto ai quali per legge è affidata la complessa fase procedurale che precede l’effettiva aggiudicazione delle opere per tutti i Comuni non capoluogo di provincia o di regione. Nolaad esempio, dove da oltre 20 anni ne è stata istituita una (si chiama Agenzia di Sviluppo per l’area Nolana) con il compito originario di agevolare gli enti locali nella predisposizione degli appalti di lavori pubblici, ci stiamo muovendo a questa velocità. Gli interventi Pnrr aggiudicati sono molto vicini al 100 per 100 e non solo per i 18 Comuni che da sempre fanno parte della rete dell’Agenzia: ad essa si sono rivolti, infatti, anche altri Comuni campani, tra cui quelli popolosissimi di Casoria e Giulianoaccelerare il più possibile le procedure di accesso alle risorse del Piano una volta approvati i progetti e inseriti nella piattaforma centrale Regis.

Dallo spaccato di questa realtà particolarmente efficiente, capace di resistere negli anni alle difficoltà e alle incongruenze che la politica ha spesso posto al funzionamento di questi organismi (non è un caso che di essi ne restino in vita pochissimi), emerge un emerge un fatto comune alquanto diverso. tutti gli enti locali coinvolti nel Pnrr. Tre gli asset primari dell’intervento: la rigenerazione urbana, con l’obiettivo di recuperare una dimensione culturale, di servizi ai cittadini e più in generale di vivibilità in aree delle città da troppo tempo trascurate, spesso per mancanza di risorse; il ripristino e l’ammodernamento delle scuole di ogni ordine e grado, la cui funzionalità continua a dipendere troppo spesso da certificati di agibilità prorogati di anno in anno; e la realizzazione degli asili nido, la sfida più attesa e indispensabile per consentire al Mezzogiorno di recuperare un gap insostenibile rispetto alla media del Paese.

È un po’ la conferma di quanto il Pnrr, specie dopo la rimodulazione, possa davvero incidere sul Mezzogiorno, superando i legittimi timori di ritardi e tempi lunghi dovuti alla ridotta capacità amministrativa della stragrande maggioranza dei Comuni. Tra l’altro, l’esperienza dell’Agenzia di Nola, che si alimenta per la copertura delle spese unicamente dalla positiva conclusione delle procedure a essa affidate, sfata anche il luogo comune secondo cui l’aggregazione dei Comuni per la gestione condivisa dei servizi ai cittadini fosse impossibile. A Nola siamo partiti nel 2003 sull’onda di un fermento che, come detto, ha coinvolto anche tante altre amministrazioni (c’era anche una concreta disponibilità di risorse pubbliche per incentivare iniziative simili, ma dei cui benefici si sono poi perse nel tempo le tracce grazie alla revoca del sostegno statale). Quando è comparso il Pnrr, chi ha resistito ha saputo mettere le proprie competenze al servizio della comunità, garantendo la stessa efficienza anche in uno scenario oggettivamente nuovo e pieno di incognite procedurali e burocratiche.

La spinta

La spinta all’affidamento (che ovviamente non si traduce automaticamente nell’apertura dei cantieri, di esclusiva competenza dei Comuni interessati) è un’iniezione di fiducia per la macchina amministrativa meridionale. Inoltre, un’importante precisazione dell’Anac, l’Autorità di controllo anticorruzione, ha permesso di superare i dubbi sulle responsabilità delle centrali di committenza che si erano a lungo dibattuti nei mesi scorsi. In sostanza, l’Anac ha ribadito non solo l’obbligo per i Comuni non capoluogo di ricorrere a una centrale di committenza per la definizione degli appalti ammessi a finanziamento dal PNRR, ma ha soprattutto sottolineato che ciascuna di esse deve essere qualificata, evidentemente per garantire la trasparenza dell’appalto. “L’attività di acquisto – scrive l’Anac – ove non riconosciuta dalla legge, deve essere affidata o tramite gara o in forza del rapporto di collaborazione tra pubbliche amministrazioni. Per questo motivo, l’Anac ha confermato che la centrale di committenza può essere costituita in forma di associazioni, unioni, consorzi o anche intese stipulate in forma di convenzione a prescindere dall’acquisizione della personalità giuridica”.

Volte

Al di là degli inevitabili tecnicismi, è la dimostrazione che l’unione fa la forza anche per gli enti locali medio-piccoli, specie quelli che vivono all’ombra dei grandi capoluoghi di regione e che spesso finiscono per non riuscire a lavorare in filiera con quelli limitrofi. Al contrario, il Pnrr indica che questa strada è percorribile e soprattutto comoda. Aver imposto, almeno finora, una scadenza indifferente all’attuazione del Piano, ovvero il 2026, ha forse convinto anche i più ribelli che stavolta si fa sul serio. Almeno bisogna provarci.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Trento unico “comune del riciclo” con oltre 100.000 abitanti – .
NEXT Cinema al Prato del Valentino a Torino – .