Madre con figli affronta ladro in casa. Incubo Aversa – .

AVERSA« .Era una bestia: vestito tutto di nero. Alto e forte. Il ladro che mi sono trovato di fronte dentro casa, nel cuore della notte, aveva un accento balcanico e ho temuto il peggio.». Notte di paura per una famiglia di Aversa. I ladri sono entrati in casa nonostante la presenza di una mamma con i suoi figli.

I malviventi sono entrati dopo le 23, quando in casa era presente solo uno dei ragazzi, un diciannovenne, che era sotto anestesia. La madre e il fratello minore erano fuori per prendere un po’ d’aria fresca, insieme a un vicino. «Al ritorno – dice la signora, una professionista locale – Ho notato che la porta era chiusa a chiave con un numero di giri maggiore di quelli che ricordavo di aver dato, avendo mio figlio in casa. Ho pensato che avesse voluto chiudersi a chiave, per maggiore sicurezza. Poiché in passato siamo stati vittime di altri furti».

«Poi – Aggiunge – il mio figlio più piccolo, che era entrato con me, disse di aver sentito un rumore in casa, come se ci fosse un estraneo. Per rassicurarlo, gli risposi che si sbagliava e insieme ci sedemmo sul divano a guardare alcuni documentari in TV».

La serata si trascinò finché il figlio più piccolo della signora si addormentò e la madre pensò di portarlo a letto. Quando stava per spegnere le luci, sentì più chiaramente alcuni rumori in casa.

«Ho quindi unito a questo rumore tutti gli altri particolari strani: la porta con le diverse serrature, altri rumori sentiti all’ingresso dal mio figlio più piccolo e anche quel sonno troppo profondo del più grande, che non si è svegliato al nostro ritorno. Per sentirmi al sicuro, quindi, ho messo un fermo sul vetro che chiude il mio balcone. Viviamo al primo piano all’interno di un parco molto popolato». Fu in quel momento che la padrona di casa notò l’ombra nera che incombeva davanti a lei. Era il ladro che evidentemente era in casa da quando lei era tornata con il figlio più piccolo. Il criminale aveva atteso sul balcone di poter tornare per “rimettersi al lavoro” e forse avrebbe anche anestetizzato la signora e il ragazzo più piccolo.

Fu scoperto mentre era alle prese con l’arresto che gli aveva bloccato l’ingresso in casa. Ma non si arrese.

«Quando mi sono reso conto che stavo affrontando il ladro, non sapendo cosa fare per neutralizzarlo e temendo un attacco – dice la donna – Ho iniziato a urlare con tutta l’aria che avevo nei polmoni. Urla che hanno svegliato prima il mio figlioletto, al quale ho consigliato di scappare a casa del vicino. Poi il mio figlio più grande, che nonostante lo stato di stordimento e torpore in cui si trovava, dovuto all’anestesia inalata, è riuscito ad alzarsi dal letto. Lui stesso ha lanciato urla feroci, prima dalla sua stanza, spaventato perché non riusciva a svegliarsi e terrorizzato dalle mie urla, avendo temuto che fossi vittima di un’aggressione. Il tono minaccioso della sua voce ha spaventato anche me perché era un tono irriconoscibile e ho pensato che forse un altro sconosciuto si nascondesse nella sua stanza. Poi è uscito agitando una mazza da baseball”.

«E il ladro – aggiunge la vittima – che questa volta deve aver temuto anche una reazione del vicinato, si è buttato dal balcone».

La donna racconta che insieme al figlio hanno visto il criminale saltare dal primo piano della loro casa, come un gatto. «Sembrava un acrobata – esclamò la donna – Ma una volta sceso, se ne è andato con una calma incomprensibile. C’era una macchina nera, molto grande, ad aspettarlo. Mio figlio continuava a urlargli contro e io continuavo a chiedere aiuto. La delusione è che nessuno è venuto in nostro soccorso. Anche se viviamo in un palazzo con molti appartamenti. Sul balcone abbiamo trovato un braccialetto di poco valore che appartiene a mio figlio. Ed è stato proprio contro di lui che quell’essere spregevole ha rivolto parole sarcastiche, di grande provocazione, da cui abbiamo riconosciuto un accento dei paesi dell’Est.».

I Carabinieri, chiamati a intervenire, hanno ammesso che il livello di omertà che regna ad Aversa spinge i malviventi a sfrontarsi e ad entrare nelle case senza esitazione o timore di dover affrontare una reazione da parte della popolazione.

Dopo le 3 del mattino, la famiglia, rimasta sola e con questo terribile trauma, ha cercato di andare a letto. «Ma da quando abbiamo vissuto questa terribile esperienza non riusciamo più a dormire. – conclude la vittima del raid – Sono preoccupata per la paura che lascerà nei miei figli una traccia di rabbia e impotenza. E la sensazione di trovarsi in un ambiente socialmente privo di solidarietà e generosità. Infatti, hanno detto subito che volevano lasciare questa città. E stiamo cercando una casa altrove».

 
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