Come potrà concludersi il gioco di Meloni sulle nomination? – .

La partita sulle nomine Ue resta ferma e con ogni probabilità lo rimarrà almeno per una settimana, quella che precede il secondo turno delle elezioni francesi per l’Assemblea nazionale. Un voto dagli esiti ancora incerti, ma destinato comunque a incidere sugli equilibri europei e in particolare sulla strategia italiana per le posizioni di vertice dell’Unione. In gioco c’è il prestigio di Giorgia Meloni a Bruxelles e la sua credibilità elettorale in patria, dove intende dimostrare che il peso di Roma nel continente è ormai decisivo, soprattutto dopo i deludenti risultati ottenuti alle elezioni europee dai colleghi Emmanuel Macron e Olaf Scholz.

La nuova maggioranza in Commissione e la questione Von der Leyen

Nel Consiglio europeo, il premier ha assunto un atteggiamento attendista, astenendosi sul secondo mandato di Ursula von der Leyen. Mentre ha lanciato un segnale forte con il voto contro la nomina del portoghese Antonio Costa a presidente dell’organismo e di Kaja Kallas ad Alto rappresentante per gli Affari esteri. Resta il nodo della possibilità di far parte della maggioranza che eleggerà Von der Leyen con il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, di cui Meloni è presidente. Un’eventualità già esclusa da Socialisti e Liberali (questi ultimi in inferiorità numerica rispetto all’ECR), ma che continua a dividere i Popolari. Antonio Tajani, voce autorevole nel Ppe, insiste sulla necessità di aprire: “Serve una maggioranza ampia e bisogna dare una risposta agli elettori”, ha ripetuto stamattina. La circostanza taglierebbe fuori la Lega e il suo gruppo (i sovranisti di Identità e Democrazia). Che però guarda con interesse alla possibile nascita di una nuova formazione, dopo l’alleanza a tre attorno al “Manifesto patriottico” varata dal premier ungherese Viktor Orban, insieme all’ex premier ceco Andrej Babiš e all’austriaco Herbert Kickl. Difficile valutare come e se potrà dare una scossa alle dinamiche dell’Unione.

Gli obiettivi di Meloni e i possibili nomi per raggiungerli

A prescindere dalla futura maggioranza, gli obiettivi di Giorgia Meloni per l’esecutivo europeo sono chiari da giorni. Il premier vuole la vicepresidenza e un commissario di peso con importanti responsabilità economiche. Il nome che circola è quello di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Ue e uomo di fiducia del capo dell’esecutivo. Ma sul tavolo ci sono anche altre opzioni. La prima è quella che porta a Elisabetta Belloni, che ha già dimostrato di sapersi muovere benissimo come sherpa del G7. In alternativa, si parla del capo della Difesa, Guido Crosetto (anche lui molto vicino al premier). In ogni caso, la sfida è ancora aperta e da qui al 18 luglio, giorno in cui il Parlamento europeo dovrà votare le nomine proposte dai leader, sarà bene aspettarsi tante mosse da parte degli attori chiamati a disegnare il nuovo assetto europeo, tutte potenzialmente in grado di cambiare l’inerzia della partita.

 
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