guidava in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di droghe – .

guidava in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di droghe – .
guidava in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di droghe – .

In carcere, dopo otto mesi di indagini, l’autista che ha investito e ucciso lo chef Ponzo e la moglie: i carabinieri della Compagnia di Palestrina hanno così chiuso il cerchio delle indagini arrestando Anas Al Allam, il 45enne marocchino residente a Labico (Colle Spina). Secondo quanto accertato, sarebbe lui, la sera del 10 ottobre 2023, alla guida dell’Audi A6 che ha travolto la Renault Clio su cui viaggiavano Maurizio Ponzo e Alexandra Corradientrambi di 38 anni, morendo all’istante.

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Nel gravissimo incidente, avvenuto sulla Provinciale Carchitti sopra il ponte dell’A1, sono rimasti gravemente feriti anche i due figli della coppia, di 6 e 10 anni, salvati dall’istinto del padre che ha fatto da scudo ai più piccoli. Una tragedia, avvenuta a meno di un chilometro dall’abitazione del padre di Maurizio, dove la famiglia aveva trascorso la serata, che ha gettato nello sconforto sia la comunità di Palestrina sia quella di Zagarolo, dove l’uomo lavorava come chef in un noto ristorante.

LA PROVA

I militari hanno eseguito l’ordinanza emessa dal giudice istruttore del tribunale di Tivoli, che ha disposto la custodia in carcere del 45enne con l’accusa di omicidio stradale e guida in stato di ebbrezza. Nell’ordinanza del giudice si legge che, in base alle indagini svolte dalla Procura della Repubblica di Tivoli e dai Carabinieri di San Cesareo, sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza in merito al fatto che l’uomo guidava sotto l’effetto di alcol e sostanze psicotrope. In particolare, dagli accertamenti, emerge che l’Audi, prima dell’impatto, viaggiava a una velocità di circa 150 km/h (con limite di velocità di 50 km/h) e ha invaso la corsia opposta, scontrandosi frontalmente con l’auto delle vittime. Il tempo trascorso, dalla sera dell’incidente all’arresto del marocchino, sarebbe servito anche a definire con chiarezza i ruoli delle due persone che, al momento dello scontro, si trovavano a bordo dell’Audi, ovvero Anas Al Allam e Antonio S., 40 anni di Carchitti.

Quando sono arrivati ​​i soccorsi, infatti, i due erano scesi dall’auto e non era chiaro chi fosse alla guida al momento dell’incidente. Ciò che era dato per scontato dagli abitanti della frazione di Carchitti era che i due uomini trascorressero buona parte della giornata a bere in qualche bar e, stando a quanto raccontato dai testimoni, era probabile che avessero esagerato anche quella sera. Scarsa lucidità e imprudenza che, molto probabilmente, sono state all’origine della scelta del conducente dell’Audi di avvicinarsi a gran velocità alla vettura che lo precedeva e, poco sopra il ponte, sterzare bruscamente verso sinistra per sorpassare senza accorgersi della Clio in arrivo, tamponata in pieno e in accelerazione, come confermato dalla totale assenza di segni di frenata nel punto dell’impatto.

LUTTO

Il dolore per la perdita della bella coppia, e dei due piccoli orfani, non si è ancora placato. “Nessuno ce li riporterà indietro”, commenta Marco, amico della coppia, “ma voglio sperare che il responsabile paghi per quello che ha fatto e che non si tratti, come spesso accade in Italia, del solito arresto di facciata che si traduce in un paio di settimane di arresti domiciliari e basta”. Al funerale della coppia, otto mesi fa, erano praticamente tutti lì a testimoniare l’amore che i due si erano guadagnati nella comunità. Fuori dalla chiesa, ad accogliere le bare, striscioni di amici in lacrime con la scritta “Due angeli volati in cielo troppo presto” e “Vivrai per sempre nei nostri cuori”. E ora, che il presunto responsabile del duplice omicidio è in carcere, il paese si stringe di nuovo attorno alla famiglia di Maurizio e Alessandra, e ai loro figli Francesco e Matteo che sono nel cuore di tutti. Vicini anche ai nonni che, come ha sottolineato anche don Franco Proietto in occasione dei funerali, hanno avuto in questi mesi il compito più arduo, quello di sopportare il dolore per la perdita di un figlio e di una figlia, ancora giovanissimi, e di «rigenerarsi come genitori, con l’aiuto fondamentale e la vicinanza dell’intera comunità».

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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Il Messaggero

 
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