«Solo uniti possiamo fermare la destra» – .

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«Solo uniti possiamo fermare la destra» – .

Elly Schlein è con l’astensione in Francia. La segretaria del Partito democratico dice che la scelta di evitare triangolazioni tra Rassemblement National, New Popular Front e Ensemble è giusta. E auspica la stessa soluzione in Italia. “Ho appena sentito Olivier Faure e Raphael Glucksmann. Hanno detto: dove siamo terzi, ritiriamo i candidati. Penso sia giusto che i candidati di Macron facciano lo stesso e trovo sconcertante la scelta dei repubblicani francesi, che fanno parte del PPE, di non dare istruzioni di voto”, dice oggi in un’intervista a La stampaSchlein parla di una sorpresa positiva per quanto riguarda il successo del Fronte Popolare: «E mi colpiscono i dati delle nuove generazioni, che lo premiano con oltre il 40 per cento di under 24. Mi ha ricordato il nostro risultato alle elezioni europee, primi tra gli under 30 e al Sud, e mi ha dato speranza».

La speranza di Elly

Ma c’è il problema di convincere gli elettori centristi a votare per la sinistra e viceversa. Schlein è ottimista in proposito: “Stiamo parlando di un campo plurale che, di fronte al rischio di un governo di estrema destra, riesce a mettere in primo piano le battaglie che uniscono: giustizia sociale, conversione ecologica, lavoro dignitoso, diritti”. In altre parole, quello che il centrosinistra italiano non è riuscito a fare finora: “Spero che ci sia un punto di partenza per non ripetere gli errori del passato. Il tempo dei veti è finito, è il momento di mettere insieme le nostre differenze attorno a un’alternativa credibile e solida”. E poi, dice, “lo stiamo già facendo. Il giorno in cui hanno approvato la premiership in prima lettura, abbiamo fatto una manifestazione unita che per me è stata la manifestazione più emozionante dopo i 123 della campagna elettorale. Sui temi concreti possiamo costruire la coalizione che batte Giorgia Meloni”.

Le elezioni amministrative

Il segretario del Pd afferma che «alle amministrative, uniti, abbiamo vinto in sei capoluoghi di regione su sei, eleggendo anche tre sindaci. Abbiamo presentato candidati credibili basati su un programma condiviso su sanità, assistenza sociale, scuola pubblica, asili nido, una riconversione ecologica che prenda per mano aziende e lavoratori senza lasciare indietro nessuno, energia pulita, diritti». E ancora: «Le elezioni europee ci hanno fornito un quadro chiaro: il Pd è il perno della costruzione di un’alternativa alla destra, ma non si sente autosufficiente. Non abbiamo mai posto veti ad altre forze. E ora non siamo più disposti a subirle».

Il referendum per l’autonomia

Il prossimo passo sono i referendum sulle Autonomie: «Con le altre forze politiche e sociali ci stiamo preparando a raccogliere firme per il referendum abrogativo, ma posso già annunciare che porteremo la richiesta di referendum alle giunte delle Regioni in cui governiamo». Poi spiega perché è andata al corteo di Latina: «Satnam Singh non è morto, è stato ucciso da un sistema strutturale di sfruttamento e caporalato. Servono più risorse per una piena attuazione della legge contro il caporalato, sistemi di protezione per chi ha il coraggio di denunciare. E bisogna riscrivere la Bossi-Fini che da più di vent’anni crea irregolarità perché non prevede vie di accesso legali e sicure. Se ci sono lavoratori di serie B, si trascinano verso il basso tutele, salari e diritti di tutti. Per questo continuiamo a raccogliere firme anche per la legge sul salario minimo. Siamo il Paese europeo che ne ha più bisogno».

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