Lecce, la Scuola di Cavalleria ricorda Amedeo Guillet – .

Lecce, la Scuola di Cavalleria ricorda Amedeo Guillet – .
Lecce, la Scuola di Cavalleria ricorda Amedeo Guillet – .

Presentato nei giorni scorsi, a Lecce, presso l’aula multimediale “Baracca” della caserma “Zappalà” di Lecce, sede del Comando Scuola di Cavalleria, il libro “La mia tela yemenita”, memorie storiche e biografiche dell’ufficiale e diplomatico di cavalleria italiana Amedeo Guillet. L’opera, pubblicata nel 2022 in due volumi da Ismeo (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente), è stata curata da Rosangela Barone e Alfredo Guillet

L’incontro di presentazione è stato preceduto dalla celebrazione del solenne alzabandiera, alla presenza del generale di brigata Claudio Dei, comandante dell’Istituto Militare, di Luca Rotondi, prefetto di Lecce, e di numerose autorità militari, civili e di reparto schierate. Il Tricolore è arrivato in Piazza d’Armi trasportato da 4 pariglie a cavallo in divisa storica di Cavalleria e consegnato nelle mani di Alfredo Guillet, figlio dell’illustre ufficiale, per poi essere issato dagli allievi marescialli del 24° Corso di Perfezionamento. Un omaggio alla storica e iconica figura del Comandante “Diavolo”, come veniva soprannominato per la sua audacia sul campo di battaglia, e un riferimento per tutta la Cavalleria militare.

A seguire, nella sala “Baracca”, con l’introduzione del generale Dei, promotore dell’evento, si è svolta la presentazione dell’opera “La mia tela yemenita”. Un panel di relatori di livello istituzionale e accademico. Sono intervenuti, rispettivamente per l’approfondimento delle diverse tematiche connesse alla figura di Amedeo Guillet, il ministro plenipotenziario del Ministero degli Affari Esteri, Giuliana Del Papa, Mario Spedicato, dell’Università del Salento, Salvatore Capodieci, esperto di storia militare, Anna Maria Andriani, storica e presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, e Alfredo Guillet, diplomatico. L’opera racconta la storia di Amedeo Guillet ricostruita in un’opera che raccoglie documenti, ricordi, fotografie dell’ufficiale italiano che nell’aprile del 1941, quando gli inglesi presero Asmara, strappando l’Eritrea a Roma, decise di seppellire la divisa e la sciabola da ufficiale di cavalleria per prendere abiti arabi e scimitarra, alla guida di un gruppo di guerrieri locali con il nome di Ahmad Abdullah. In precedenza, i due volumi erano stati presentati anche all’Istituto Italiano di Cultura del Cairo, città dove Amedeo Guillet aveva ricevuto l’incarico di ambasciatore dopo essere stato segretario della prima ambasciata aperta dall’Italia nello Yemen, nel 1953.

Lo Yemen fu il paese in cui Guillet si rifugiò per sfuggire agli inglesi, dopo aver esaurito cibo e provviste. Vi rimase per più di un anno, ospite del sovrano, l’Imam Yahhya, e divenendo grande amico del figlio, il principe ereditario Ahmad. Quanto fosse profonda quell’amicizia lo si capì quando vi tornò dieci anni dopo per iniziare la sua carriera diplomatica: il suo amico principe, ormai salito al trono, lo salutò pubblicamente dicendo “Grazie a Dio sei tornato a casa, Ahmed Abdullah”. È da questo legame speciale tra Amedeo Guillet e lo Yemen che nasce il nome dell’opera, “My Yemeni Canvas”, che gli autori hanno voluto firmare anche con il nome di battaglia dell’ufficiale, Ahmed Abdullah Al Radai. Dopo il ruolo di segretario dell’ambasciata in Yemen, Guillet è stato ambasciatore italiano in Giordania, Egitto, Marocco e India.

Come comandante di cavalleria, con la sua compagnia improvvisata composta da fedeli cavalieri ascari, per lo più eritrei, etiopi e yemeniti, Guillet diede filo da torcere agli inglesi, che cercarono di fermarlo in ogni modo, arrivando persino a mettere una taglia sulla sua testa che all’epoca corrispondeva a 50 mila sterline odierne. Non riuscirono a catturarlo, perché era protetto sia dai suoi uomini, che lo avevano soprannominato “Comandante Diavolo”, sia dalle tribù locali, che simpatizzavano per gli italiani e si opponevano agli inglesi, temendo il loro piano di assorbire l’Eritrea nel regno d’Etiopia.

Foto sopra: un momento della presentazione dell’opera (28 giugno 2024)

Cavalieri in uniformi storiche della cavalleria

Il generale Claudio Dei riceve il Tricolore dal Capo della pattuglia a cavallo

L’alzabandiera

 
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