sentenced La Nuova Ferrara – .

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CARPI. La tormenta da mesi, la perseguitava bombardandola di messaggi e telefonate e l’ha diffamata inviando messaggi sui social media che offendevano la sua reputazione, in cui si riferiva a lei come a una prostituta, ai suoi amici e familiari. Era la badante della sorella (gravemente malata) che è stata condannata ieri a un anno e due mesi.

Parte civile nel processo abbreviato di ieri erano la donna, una trentenne georgiana, e il suo nuovo compagno, a un certo punto diventato anche lui il bersaglio del 66enne. I due erano assistiti dall’avvocato bolognese Gino Moroni.

Le accuse

I fatti contestati sono avvenuti in Carpi indicativamente dall’autunno 2021 al gennaio 2023. La giovane si era trasferita da poco in Italia e aveva iniziato a lavorare come badante nel 2019 nell’abitazione della sorella gravemente malata dell’imputato, a Carpi: inizialmente tutto sembrava filare liscio ma a un certo punto il 66enne ha iniziato a molestare la donna. Quasi ogni giorno le inviava messaggi contenenti avances sessuali e la tempestava di telefonate. Poi quando si trovavano insieme dentro l’abitazione della sorella, il 66enne si è avvicinato alla vittima cercando un contatto fisico. Lo faceva anche accarezzandole i capelli, facendole avances sessuali. L’elenco delle accuse che pendevano su di lui era molto lungo. In generale, l’uomo era molesto e talvolta si rivolgeva alla trentenne emettendo versi di animali (in particolare quello di un maiale) e compiendo gesti con le mani che alludevano chiaramente a un rapporto sessuale. Il tutto mentre si prendeva gioco, ancora una volta, della vittima. Nelle primissime fasi, anche a causa delle difficoltà con la lingua italiana, non aveva compreso appieno la gravità delle parole che l’uomo le stava rivolgendo. Quando lo aveva capito, se n’era andata di casa. Ma dopo il trasloco, e dopo che il 66enne aveva scoperto che la giovane aveva stretto un’amicizia “stretta” con un uomo, aveva iniziato a diffamarla sui social e, come detto, se la prendeva anche con lui (che infatti si era costituito parte civile). All’ultima udienza gli era stato chiesto di patteggiare ma, al termine dell’udienza, il 66enne ha scattato una foto alle due vittime e l’ha pubblicata sui social, scrivendo frasi che le due vittime hanno ritenuto diffamatorie.

Lo hanno quindi denunciato per diffamazione anche per questo episodio. Il giudice ha respinto la richiesta di patteggiamento e ieri è arrivata la condanna per direttissima. Il 66enne dovrà pagare una somma provvisoria immediatamente esecutiva di 5mila euro alla donna e di mille euro all’amica.

 
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