“Il vero ponte su cui bisogna investire è il centro Italia” – .

“Il vero ponte su cui bisogna investire è il centro Italia” – .
“Il vero ponte su cui bisogna investire è il centro Italia” – .

Firenze, 2 luglio 2024 – Strasburgo, Bruxelles… Vi mancherà Firenze, una delle città più belle e famose del mondo?

“Mi mancherà il rapporto che avevo da sindaco”, risponde Dario Nardella, due mandati da sindaco del Pd nel capoluogo toscano. “Un rapporto totalizzante. Ma la mia base resterà qui. E anzi investirò molte energie nel rapporto tra Firenze e l’Europa”.

Ti aspettavi 120 mila preferenze?

“Speravo in un buon risultato ma non così, in una circoscrizione molto difficile con candidati come Zingaretti, Tarquinio, Ricci, la stessa Schlein. Abbiamo raccolto quello che abbiamo seminato in questi anni”.

Quanto deve a se stesso e quanto a coloro che lo hanno sostenuto e promosso nel Partito Democratico?

“Ho sempre cercato di fare affidamento sulle mie capacità. Naturalmente la festa era molto importante e la mia città prima di tutto.”

Dario Nardella

Dieci anni da sindaco di Firenze: tre successi.

“Prima i tram e lo sblocco di altre grandi opere (stadio Tav), poi gli obiettivi sociali (introduzione del salario minimo e battaglia sulla casa), infine la riqualificazione dei buchi neri (Manifattura Tabacchi, Belfiore, Osteria, Lupi di Toscana e i palazzi storici del centro)”.

Le tre delusioni e quella più amara?

“La più dolorosa è la vicenda del sovrintendente Pereira, anche se ora con Fuortes abbiamo rimesso in carreggiata il Teatro del Maggio. Una seconda delusione è non aver portato a termine il progetto della grande Firenze. L’ultima delusione è il ricorso legale della Fiorentina, quando avevamo trovato un accordo con la convenzione per far giocare la squadra durante i lavori. Siamo gli unici in Italia ad aver sbloccato il problema dello stadio trovando da soli le risorse economiche. Su tutti questi obiettivi sono fiducioso che Sara Funaro farà un ottimo lavoro per portarli a termine”.

Quanto ti ferisce il mancato terzo mandato dei sindaci delle città più grandi?

“A livello personale non mi brucia. Ho chiuso un lungo ciclo da amministratore. A livello politico nazionale la questione è aperta ma non dobbiamo dividerci nel Pd perché la priorità ora è sconfiggere la destra su una riforma che è un mostro a due teste: autonomia differenziata e premiership anti-Quirinale”.

In una città di medie dimensioni ma internazionale come Firenze, quali sono le maggiori difficoltà per un sindaco?

“Conciliare la gestione quotidiana della città sulle piccole cose con le grandi opere ed eventi da realizzare”.

Uno dei problemi più grandi è la distanza percepita dai cittadini dalle istituzioni europee. Come si può risolvere questo problema, anche alla luce della sua esperienza come presidente di Eurocities, che riunisce i sindaci europei?

“Con un lavoro serio e costante nel rapporto con la società civile, il mondo della produzione e del lavoro, gli amministratori. Poi bisogna parlare un linguaggio chiaro e semplice ai cittadini. Quando dico loro, ad esempio, che gli asili nido gratuiti in Toscana sono garantiti dal fondo sociale europeo, allora capiscono meglio l’utilità e l’importanza dell’Europa”.

E per quale Europa combatterà?

“Per un’Europa più forte e unita, con una vera politica estera e più attenta ai cittadini e alle imprese, dove la politica abbia più responsabilità e ruolo della tecnologia. Il mio sogno è portare avanti le battaglie di David Sassoli”.

Lei è stato eletto nella circoscrizione Centro Italia che rischia di restare schiacciata tra il produttivo Nord e il sofferente Sud: come intervenire?

“In campagna elettorale mi sono impegnato a promuovere ogni anno un vertice sulla macroregione del Centro Italia, di cui si parla poco perché tutta l’attenzione è rivolta al Nord e al Sud. Il mio obiettivo è unire gli attori economici, sociali e istituzionali delle 4 Regioni per avere una vera agenda di priorità, dalle infrastrutture alle politiche urbane e territoriali. Poi in quest’area abbiamo anche il tema della sanità pubblica da difendere, un tema nazionale”.

Qual è il principale deficit da colmare?

“Quello delle infrastrutture. Il vero ponte di cui l’Italia ha bisogno non è quello sullo Stretto di Salvini, ma l’Italia centrale, senza il quale Nord e Sud non parlerebbero tra loro.”

Anche la Toscana soffre di forti lacune: cosa può fare l’Europa?

“La Toscana ha bisogno di una crescita omogenea. La creazione di infrastrutture che integrino meglio le province sarà fondamentale nei prossimi anni, così come un grande impegno per l’innovazione tecnologica e l’internazionalizzazione delle imprese.”

L’avanzata della destra, quale scenario immagina per i prossimi anni?

“Sarà importante l’esito del ballottaggio in Francia del 7 luglio. Non do per scontata una vittoria schiacciante della destra, anche perché un accordo senza precedenti tra il Fronte Popolare della Sinistra e il centro di Macron potrebbe bloccare questa avanzata e rappresenterebbe una prospettiva interessante a livello europeo. La vera risposta alla destra è unire le forze progressiste e democratiche in tutta Europa con un nuovo progetto politico e il PD, che è la prima delegazione, può promuovere e spingere questo processo”.

Restando nel Partito Democratico, quali sono le prospettive: da riformista, augura lunga vita a Schlein?

“Non ho votato per Elly Schlein al congresso, ma mi sono subito impegnato per aiutare il segretario. Non ho mai tollerato la vecchia abitudine del nostro partito di indebolire la leadership dal giorno dopo il congresso. Anche per questo i riformisti del Partito Democratico possono apportare un valore aggiunto al lavoro di Elly Schlein, ampliando ulteriormente il consenso del nostro partito rispetto al voto europeo già positivo”.

In politica lei ha sempre privilegiato un atteggiamento deciso ma non aggressivo: come arginare la barbarie degli ultimi tempi?

“Costruire una nuova generazione di leader politici e amministratori. Mi impegnerò come europarlamentare per una scuola politica sui temi europei per giovani amministratori che avrà sede a Firenze ma opererà anche in altre regioni. Una delle ragioni dell’aumento dell’astensione è legata a questa barbarie che a sua volta deriva anche da un calo verticale della qualità del personale politico”.

La Toscana e Firenze hanno visto il centrosinistra tenere duro alle recenti elezioni: ve lo aspettavate? È sufficiente per non temere una battuta d’arresto alle regionali del 2025?

“Alla vigilia del voto avevamo qualche timore legato soprattutto all’atteggiamento aggressivo del governo e dei partiti di destra. Il risultato è stato ottimo, grazie al gioco di squadra di candidati e partito. Questo risultato è la condizione necessaria ma non sufficiente per vincere le prossime elezioni regionali. Sarà importante concentrarsi sulla preparazione di una campagna elettorale che rilanci quanto di buono fatto finora in Toscana”.

 
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