Michele Bravi: «Ho scritto il mio album più libero. I talenti? Dobbiamo stare attenti a non distruggere i ragazzi”

Michele Bravi: «Ho scritto il mio album più libero. I talenti? Dobbiamo stare attenti a non distruggere i ragazzi”
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Aveva già scritto il titolo dell’album su un taccuino anni fa, ma non se lo ricordava più. Lo scoprì per caso e lo prese come un segno del destino, perché era esattamente il fulcro del concept dell’album che aveva scritto: Cosa vedi quando chiudi gli occhi. Appollaiato sul bancone di un bar di Milano, Michele Bravi oggi ci spiega come è nato il suo nuovo lavoro, e per farlo parte da un neurologo: Oliver Sacks e il suo concetto di palinopsia: «È un termine che indica le immagini che rimangono impresse dopo aver chiuso gli occhi, e Sacks lo legge come un disturbo, un tentativo di ripetere la percezione. Pensavo che la palinopsia fosse come l’arte che cerca di cristallizzare la vita. Ogni canzone dell’album nasce dall’immaginazione vista come collegamento tra noi e la realtà: questo è il concept dell’album.”

Prima di Sacks, in realtà, c’era stato un altro libro, fondamentale per la stesura dell’album, tre anni dopo La geografia dell’oscurità: Il modo dell’artista di Julia Cameron. Un libro che lo ha aiutato a superare il blocco creativo che lo aveva paralizzato per due anni: «È un corso di 12 settimane diventato più un gioco e tra una lettera scritta a me stesso e la scelta di lavori immaginari in cui immergersi me stesso nel ruolo, a un certo punto me ne sono liberato”.

E così Michele Bravi ha iniziato a scrivere per metafore E sinestesia, perché “raccontami la tua storia non è la richiesta giusta da fare perché è pericolosamente sintetica”. Quella più interessante, però, è piuttosto quella del “raccontami cosa hai visto nella tua storia”. Prosegue: «Ho cercato di celebrare la natura scenica e le melodie della vita interiore. Quanti spettacoli vediamo mentre viviamo? Quanti quadri stiamo dipingendo? Sono pessimo nel disegnare, ma dentro di me ho dei bellissimi dipinti.

La copertina di Cosa vedi quando chiudi gli occhi di Michele Bravi.

In Cosa vedi quando chiudi gli occhi c’è anche la prima canzone d’amore con dedica all’attuale compagno, ma le cose non sono andate tanto bene. La canzone è Mi sono innamorato di te: «Sono partito dal titolo di Tenco per ribaltare quella canzone e renderla molto dolce e romantica. In un verso ho detto qualcosa sulla difficoltà del mio compagno nel coniugare i congiuntivi e lui si è offeso: “Bene adesso tutti sapranno che sbaglio i congiuntivi”. E pensare che è la prima volta che scrivo un disco quando non sono single”. Ben fatto. ride.

Per il nuovo album ha lavorato con produttori legati al trap e all’urban, mondi molto distanti dall’universo sonoro e dall’immaginario di Bravi, più in sintonia con il cantautorato melodico: «Ma non mi sono snaturato, ho cercato di avvicinare questi mondi, quando è stato possibile. Ho cercato un approccio quasi cinematografico, un suono rarefatto per lasciare spazio all’ascoltatore e riempire gli spazi con la propria immaginazione”. Ma non è un disco triste: «Mi piace quando mi considerano un poeta snob e decadente, quando mi dicono “facci piangere”. Per Cattivo umore francese è nata l’idea del duetto con Carla Bruni. Ma ho anche un altro lato in cui è finita Umorismo italiano: quell’umorismo lampone immediato.

Oggi Bravi ha 29 anni e «nel mondo della registrazione sono considerato vecchio». Aveva 19 anni quando vinse X Factor, ora è un giudice Amici. capisce bene le pressioni che hanno portato un giocatore emergente come Sangiovanni a fermarsi: «Quando a 20 anni mi dissero che avevo fallito era come se parlassero di me e non del mio record. Oggi che i ragazzi che partecipano ad un talent show sono più esposti, le parole e il tono usato con loro sono ancora più importanti”.

 
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