Recensione del Barone Sotto l’Abisso Fiammeggiante – .

Recensione del Barone Sotto l’Abisso Fiammeggiante – .
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Per il Baroneclasse 2015, è tempo dell’album d’esordio: “Sotto l’abisso fiammeggiante”.

Per esso lo stile adottato è il blend classico morte/sventura, almeno stando alle note biografiche che, come molte altre, temono la suddetta commistione come genere a sé stante. Il che non è vero perché è morte o rovina; almeno secondo l’opinione dello scriba. In questo caso specifico si può tranquillamente parlare del primo degli stili musicali citati, con abbondanti rallentamenti in cui scaviamo più a fondo nell’animo umano per esplorarne le peculiarità, qualora esistano.

Al di là delle definizioni che, come sappiamo, portano via molto tempo, è importante osservare innanzitutto che il suono sviluppato dai finlandesi è semplicemente monumentale. Sia quando vanno a trecento chilometri orari, sia quando decelerano fino quasi a fermarsi. Che è probabilmente la caratteristica principale di un combo votato all’aggressività musicale nei brani più veloci, in contrasto con la tranquillità riscontrata in quelli più lenti.

Come seconda nota, vale la pena notare che, come accade sempre più spesso al giorno d’oggi, una cospicua componente atmosferica è insita nell’LP; che esplode nel lungo, articolato e riuscito suite che risponde al nome di “Legato alle pire funebri”. In esso, inoltre, è chiaramente percepibile la filosofia artistica che sta alla base della struttura musicale dell’LP stesso. E cioè il già citato incrocio tra segmenti rapidi, convulsi, rimbombanti e momenti in cui è piacevole chiudere gli occhi per godersi le ardite melodie composte con evidente naturalezza (“All’alba della dannazione”).

Tommi Astala, oltre ad esibirsi alla chitarra acustica, è un cantante dal growl profondo, di quelli che non ammette compromessi, che fa paura solo ad ascoltarlo per le abissali profondità dell’etere che raggiunge come un batiscafo, solo per darti un’idea. È raggiunto da lui Jerry Tamminen che, oltre ad essere un chitarrista, presta la sua ugola riarsa alle linee vocali, rendendole varie e imprevedibili. Non solo, fungendo da programmatore di tutti gli effetti speciali che si possono sentire qua e là sparsi per l’album (“…Inghiottito dai fuochi sottostanti”una canzone totalmente ambient).

Creando così quell’aura di inaspettato come quella menzionata sopra. Il che è un punto a favore di non poco conto, perché tiene alta l’attenzione degli utenti, costretti – per così dire – a restare concentrati per il fatto che ciò che accade adesso non è affatto garantito che accada poi. Tutto questo, oltre ad attirare la curiosità degli appassionati del metal estremo, dona una longevità non comune all’intera opera.

Stranamente, inoltre, gli effetti programmati non sono pensati per creare il consueto mood cupo e cupo ma piuttosto per proiettare la mente con la sua natura visionaria in un’enorme astronave in cui camminano uomini del futuro, impegnati nei loro compiti prima di una missione. spazio. Automobili. Industriale. Ecco, allora, ciò che lo rende davvero straordinario “Sotto l’abisso fiammeggiante”. La varietà assoluta nell’immaginare prima e poi scrivere brani completamente diversi tra loro ma strettamente legati ad uno stile che a questo punto si potrebbe definire unico.

Uno stile molto adulto, maturo, che non presenta sfilacciamenti o tentennamenti dovuti ad un’idea precisa di ciò che si vuole costruire. Cioè qualcosa di caleidoscopico ma che, da qualunque punto di vista lo si osservi, presenta sempre la stessa forma. Tant’è, tanto per citare un esempio, quello della traccia d’apertura “Possessione primordiale”in cui il BPM aumenta grazie ai potenti blast-bestie di Juuso Hämäläinen, si sente un assolo perfetto e molto violento in cui le due chitarre si scambiano continuamente i ruoli alla maniera dell’heavy o del thrash. Una gemma che, nel death metal, non è così facile da trovare.

Dopotutto, alla fine, lo sappiamo: le band provenienti dalla penisola scandinava raramente mancano il bersaglio. E ancora una volta il teorema è dimostrato. Questa volta andiamo Barone e da loro “Sotto l’abisso fiammeggiante”.

Daniele “dani66” D’Adamo

 
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