«E dire che siamo persone mature, non una boy band» – .

«E dire che siamo persone mature, non una boy band» – .
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Depresso anche dalla fine dei Litfiba. Ne ha parlato Piero Pelù in un’intervista pubblicata ieri da Corriere della Sera dopo aver scritto qualche settimana fa sui social che «in questo periodo ho combattuto la depressione e solo grazie alla Dea della musica ne sono uscita, ho tirato fuori le unghie, i denti, ho sputato fuori l’anima, ho scritto nuove e urgentissime cose e sviluppai altre idee rimaste chiuse nel mio sconfinato archivio.” Al Corriere aggiunge che «ho cercato un aiuto professionale al quale mi rivolgo tuttora, e sono riuscito ad aprire delle belle porte».

L’origine della depressione? Ai problemi di udito (vedi sotto) «si sono aggiunti i pensieri legati alla fine dei Litfiba», sancita con un ultimo tour che si è concluso il 22 dicembre 2022 a Milano. Quando l’intervistatore Andrea Laffranchi gli chiede se è finita male con Ghigo Renzulli, Perlù risponde che «il mio essere Litfiba in fondo me lo sono tatuato anche sulla pancia alla fine del tour, speravo che gli ego si calmassero e che, nonostante gli annunci, non sarebbe stato l’ultimo tour. E invece… Non si cambia idea alla gente. E dire che siamo persone mature, non una boy band. C’è chi vuole restare ancorato al passato, visto anche il momento storico che stiamo vivendo oggi, e chi invece cerca di mantenere viva la parola libertà che nel caso di un artista significa sperimentare”.

Nell’intervista il cantante affronta il tema dei disturbi dell’udito che lo hanno tenuto lontano dalla musica per un periodo e che hanno contribuito al suo malessere. «Ero in studio di registrazione e ho subito uno shock acustico. Avevo cambiato le cuffie e il tecnico del suono non ha fatto bene i calcoli: ho perso conoscenza e sono caduto a terra. A ciò si aggiungono i miei errori: non ho fatto subito i controlli e ho trascurato il problema. I danni sono irreversibili, mi sono ripreso un po’ ma non c’è guarigione da questi shock. Posso circondare il problema con la tecnologia. Un impianto acustico ben calibrato mi permette di affrontare nuovamente il palco: fuori devo creare un inferno sonoro, ma in cuffia è come se avessi Casadei».

Il cantante parla anche del fatto che oggi i cantanti non si espongono. Ghali, invece, «ha fatto bene a dire e a fare quello che ha detto e fatto a Sanremo sulla questione palestinese. In più aveva anche una bella canzone. Anch’io non ho mai smesso di espormi. A questo proposito, sono preoccupato per l’apartheid trentennale di Israele nei confronti dei palestinesi, ma penso anche che l’apartheid di Hamas sia terrorismo”. Secondo Pelù la colpa di Berlusconi sta nella tendenza degli altri cantanti a non esporsi. «Ha instillato in ognuno di noi l’indifferenza e l’opportunismo. Ho anche una canzone nel cassetto che si chiama È tutta colpa di Silvio. Prima o poi lo tirerò fuori… Oggi però preferiamo parlare delle malefatte dei Ferragnez”.

Pelù ha postato oggi Maledetto cuoresecondo estratto dall’album Deserti che uscirà il 7 giugno. «Canto “I need you”: lo diciamo raramente, ma abbiamo bisogno degli altri per non perderci in quei buchi neri con cui ho a che fare».

L’album conterrà tra le altre canzoni una nuova versione solista di Il mio nome non sarà mai più per il 25° anniversario. All’epoca il pezzo era con Ligabue e Jovanotti, «con cui siamo in contatto per capire cosa fare» anche se «oggi penso che sia difficile trovare le parole giuste per una nuova canzone contro la guerra, forse potrebbero farlo i rapper ».

Per quanto riguarda Renzulli, all’inizio di aprile ha pubblicato un nuovo pezzo dal suo progetto strumentale No_Vox. È intitolato Circogiocano anche lì Fabrizio Simoncioni (tastiere), Richard Nielsen Cocciarelli (batteria e percussioni) e Mauro Lallo (basso) ed è «un pezzo folkedelico e non convenzionale, la cui idea iniziale era quella di unire il ritmo di una tammurriata napoletana con armonie, melodie e sonorità rock».

 
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