Baby Gang è “The Evil Angel” nel nuovo album – .



Tgcom24




Tra il mondo di sopra e il mondo di sotto

“The Evil Angel” è una diretta televisiva dalle periferie, come dice Paola Zukar, signora del rap e grande fan delle Baby Gang, di quelle periferie del “mondo di sotto”, da qui gli “indifferenti”, citati dal manager (tra altri di Tiziano Ferro, Marracash, Madame e Fabri Fibra) con riferimento a Moravia, distolgono volentieri lo sguardo, perché nel loro “mondo di sopra” tutto funziona benissimo, il bene è bene, il male è male e va represso, eliminato, punito.
Baby Gang mescola invece il mondo di sopra e il mondo di sotto, il male e il bene, il bello e il brutto. Perché questa è stata in fondo la sua vita e perché è proprio in questo mondo imperfetto che si riconoscono e si rispecchiano i milioni di giovani che lo ascoltano e di cui egli si fa portavoce.

Il buio e la luce del disco

Ed ecco allora “Guerra” con cui si apre l’album e in cui Baby Gang si presenta: “Sei un bambino cattivo…”, “Bloods & Crips” e “Gangster” in cui ammette: “Soldi, armi e droga loro mi è andato alla testa”, tre canzoni che sono il pugno nello stomaco di cui parlavamo, l’oscurità e la “cattiveria” dell’album.
Poi si fanno strada lampi di luce e c’è “Miez a Via” in cui Baby Gang e Geolier “passano” le sbarre come una palla, in un match perfettamente riuscito. E tante le citazioni “spensierate” da “Sono uscito dal tunnel” in “Serenata Gangster”, con Rocco Hunt, il pezzo più pop dell’album, a Spider-Man in “Venom”, che chiude l’album. , come se fosse aperta, una canzone rap/trap cruda e feroce, che parla della morte degli eroi, e in cui Baby Gang ritorna al “buio” da cui era partita.

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La crema del rap al servizio della Baby Gang

“L’Angelo del Male” è un album rap e trap, che più rap e trap non potrebbe essere, ma nelle 16 tracce che lo compongono, il rapper e la sua crew di produttori da Higashi a 2ndRoof, Michelangelo e Bobo, hanno saputo mescolare abilmente stili, linguaggi, suoni e generi diversi, dall’elettronica, al pop e alle melodie latine, e dove i feat., al meglio delle loro battute rap, si incastrano come diamanti, per arricchire e impreziosire il risultato finale . Per la realizzazione dell’album Baby Gang ha infatti chiamato a raccolta il crème della scena hip hop italiana: Paky, Blanco, Marracash, Emis Killa, Jake La Furia, Geolier, Gemitaiz, Madman, Lazza, Tedua, Sfera Ebbasta, Guè Pequeno , Simba La Rue, Rocco Hunt, Niko Pandetta, Fabri Fibra, Ernia e Rkomi. Tanti nomi, ma l’impresa. Le “celebrità” non sono più una novità nel mondo del rap, che potrebbe però sembrare un comodo stratagemma per “distrarre” dalla delicata situazione in cui si trova Baby Gang e “ripulire” la sua immagine pubblica. Potrebbero. Oppure potrebbe essere la conferma della grande stima che tanti artisti, di vecchia e nuova generazione, nutrono per la penna tagliente e la musica rabbiosa del loro giovane collega, il rapper italiano più ascoltato in Europa. «Spero che risolva i suoi problemi legali, non giudichi la vita delle persone, non è sempre tutto bianco o nero», aveva detto qualche tempo fa Marracash. E no, non è tutto bianco o nero. Non per Baby Gang, per lui è sia bianco che nero.

Lui che in questo album ha messo davvero tutto se stesso, senza filtri e senza inibizioni in una storia che è un denso condensato di vita. Suo, figlio di genitori immigrati, originario del Marocco, scappato di casa per la prima volta a 11 anni e cresciuto per strada, spesso senza un posto dove dormire, è entrato e uscito da riformatori, carceri e comunità fino a incontrare don Claudio Burgio. dell’associazione Kayros, che riconosce in lui quell’incredibile talento nel parlare e comunicare attraverso la musica e lo sostiene.


Baby Gang lo è

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Costruzione complicata

Un album, come spiegano i produttori, che è stato molto complicato e faticoso realizzare tra divieti e limitazioni imposte dai giudici. Zaccaria Mouhib, questo il vero nome di Baby Gang, ha infatti trascorso diversi mesi con l’obbligo di dimora a Lecco, dove risiede, con divieto di uscire dalle 20 alle 9 e ora si trova agli arresti domiciliari, con provvedimento elettronico. braccialetto, ma i giudici hanno, per ora, revocato le autorizzazioni concesse relative alla sua attività musicale, comprese quelle per i concerti, che sono al momento sospese e rinviate.

Il caso giudiziario

Qualche settimana fa Questura e Procura di Milano hanno chiesto tre anni di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per il rapper, che è stato denunciato per lesioni aggravate (in danno di un conoscente) e riportato agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico in Gennaio, dopo la revoca della misura cautelare dell’obbligo di residenza. Baby Gang era già stata condannata a 5 anni e 2 mesi per la sparatoria avvenuta nell’estate del 2022, nell’ambito di un regolamento di conti tra bande rivali nella galassia trap e a 4 anni e 10 mesi per una rapina a Vignate, in il territorio milanese.
Per il 22enne il processo d’appello è fissato a giugno, mentre a maggio si aprirà l’appello per l’amico 21enne Mohamed Lamine Saida, detto Simba La Rue, e per altri 5 giovani nel caso dell’omicidio. la cosiddetta “faida tra cacciatori”.

Al netto delle condanne…

Ma né guai legali né limitazioni gli hanno impedito di fare quello che sa e vuole fare: cantare, come rappa nella canzone “Liberi”, una sorta di manifesto “ideologico” di questo Angelo Malvagio in lotta con il mondo e che riassume la sua vita nelle sbarre: “Giudicato colpevole, da un gregge di pecore, hanno cercato di indebolirmi, solo perché non seguo le loro regole, ma… non ho nulla da perdere, come un amico mandami un bacio tramite le lettere, Voglio uscire il prima possibile e fermarmi ma…. Voglio cambiare vita mamma… Mi trattano male, sono in sciopero della fame, sono in isolamento e voglio solo cantare, cantare. adesso all’università sogno un futuro lontano da qui e, mi dicono in molti, cambia la mentalità, ma finché non cambierà questa società rimarrò lo stesso ribelle di sempre…”.

 
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