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THE TROOPS OF DOOM – Una Messa Al Grottesco – .

THE TROOPS OF DOOM – Una Messa Al Grottesco – .
THE TROOPS OF DOOM – Una Messa Al Grottesco – .

votazione
6.5

  • Bande:
    LE TRUPPE DI DOOM
  • Durata: 00:48:23
  • Disponibile dal: 31/05/2024
  • Etichetta:
  • Record dell’Alma Mater

Nel 2022 The Troops Of Doom, una macchina death/thrash brasiliana messa in moto un paio di anni prima dall’ex-Sepultura Jairo ‘Tormentor’ Guedz, hanno sfornato il loro primo full-length (“Antichrist Reborn”), sulla forza di due precedenti EP (“The Rise Of Heresy” e, soprattutto, “The Absence Of Light”) davvero eccellenti, in cui il potenziale, o meglio la professionalità da loro dimostrata, prefigurava un debutto a distanza semplicemente folgorante. Un hype importante e sostanzioso, che ci ha portato quindi a premiare “Antichrist Reborn”, inserendolo tra gli Hot Album del momento, etichettandolo come una nuova rinascita dei primissimi Sep, con l’inserimento ad hoc di colonne sonore death e thrash degne di nota. di Posseduto, Slayer e Kreator.
Tuttavia, la prova del tempo ha fatto il suo corso e quella che inizialmente sembrava una vera esplosione, completa di effetti a lungo termine, si è rivelata, a conti fatti, una semplice, anche se fragorosa, esplosione a sé stante. La fiamma di The Troops Of Doom, dopo l’impatto incendiario delle prime due mine sganciate, ha cominciato a spegnersi, rimanendo arenata in quel senso di rinascita, di ritorno ai vecchi tempi, senza tentare alcun percorso di rinnovamento, o almeno di singolarità. in termini di proposte globali. E se qualche segnale si vedeva già nell’album d’esordio, nel presente “A Mass To The Grotesque”, la loro debolezza riappare in pieno.
Il secondo lavoro di Jairo & co. non è male, intendiamoci, ma una volta superata la folla di riff, la serie malvagia e ottimale di midtempo puramente Slayeriani e l’agglomerato di tupa-tupa, onnipresente in ognuna delle dieci canzoni (esclusa l’intro “Solve Et Coagula” ), ciò che resta è un “OK” seguito da un normalissimo “Perciò?“.
Perché in effetti resta un po’ di amaro in bocca al termine di questa nuova messa infernale celebrata, peraltro bene, dal combo Carioca: tutto è fatto velocemente, gli intermezzi ritmati cadono alla perfezione, così come arrivano gli stacchi più serrati al momento giusto ma…manca qualcosa. C’è una sorta di velo preconfezionato, già calato sulla bellissima copertina realizzata da Dan Seagrave (al lavoro anche con Morbid Angel, Malevolent Creation, Suffocation e Vader), che ci introduce a una sorta di compendio sulle istruzioni basilari per la morte – spazzatura.
Anche un arrangiamento più melodico, introdotto in alcuni brani (“Dawn of Mephisto”, “Denied Divinity” e “The Grotesque”), non riesce a intaccare quella sensazione monolitica che pervade l’intero album e, dal canto suo, anche la performance di Alex Kaffer dietro al microfono non porta alcun punto a favore, tracciando una linea vocale fin troppo statica e monotona, al limite di una litania cantilenante.
Con “Antichrist Reborn” avevamo fatto qualche riferimento all’ultimo “Revelations To Oblivion” dei Possessed, e anche quest’ultima cattedrale del male costruita dai Troops Of Doom porta con sé ancora qualche riferimento alla band di Jeff Becerra, ma se l’album del californiano aveva messo in mostra un armamento compatto, micidiale e vario, quello nuovo degli ex Sepultura si ferma al primo dei tre elementi, rimanendo così ancorato ad un discreto lavoro artigianale.

 
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