La scienza intorno all’eclissi solare totale di oggi – The Post – .

Distribuzione di occhiali protettivi per osservare in sicurezza l’eclissi a Russellville, Arkansas, Stati Uniti (Mario Tama/Getty Images)

Sarà visibile in Nord America durante un periodo di grande attività solare, utile per studiare alcuni degli aspetti più sfuggenti e misteriosi della nostra stella

Un’eclissi solare totale sarà visibile su una vasta area del Nord America nel pomeriggio di lunedì 8 aprile. L’evento di per sé non è insolito – si verifica un’eclissi circa ogni anno e mezzo – ma ha comunque un’importante valore scientifico perché avviene in una fase di massima attività solare e perché interessa una zona del mondo facilmente accessibile, dove appassionati e gruppi di ricerca potranno utilizzare i propri strumenti per effettuare osservazioni. Anche i media statunitensi hanno giocato un ruolo centrale nel creare grande attesa tra la popolazione, dedicando un’enorme quantità di articoli, trasmissioni televisive e altri contenuti a quella che è stata chiamata “La Grande Eclissi Nordamericana”.

Un’eclissi solare si verifica quando la Luna si frappone tra la Terra e il Sole e oscura quest’ultimo da un punto di vista privilegiato sul nostro pianeta. Quando Sole, Terra e Luna sono perfettamente allineati, possono verificarsi eclissi solari totali, purché la Luna si trovi a una distanza tale dalla Terra da sembrare avere un diametro angolare paragonabile a quello del Sole. In astronomia, il diametro angolare viene utilizzato per stimare la dimensione apparente degli oggetti celesti da un punto di osservazione, come la Terra.

Il diametro angolare del Sole, ad esempio, varia in un intervallo molto vicino a quello della Luna, ed è per questo motivo che quando vediamo questi due corpi celesti nel cielo ci appaiono di uguali dimensioni, anche se in in realtà il Sole è enormemente più grande della Luna: si trova a una distanza tale da apparire grande quanto il nostro satellite naturale. La particolare coincidenza degli intervalli di variazione del diametro angolare del Sole e della Luna rende possibile l’osservazione delle eclissi solari.

(ESA)

L’eclissi di oggi sarà visibile in Messico, negli Stati Uniti centrali e orientali e in una piccola porzione del Canada; in Europa sarà parzialmente visibile in Islanda, Irlanda, alcune parti occidentali della Gran Bretagna, Portogallo nordoccidentale e Spagna. La totalità, cioè il momento di massimo oscuramento del disco solare, inizierà intorno alle 18:38 (ora italiana) e durerà circa tre ore, con il culmine dell’eclissi maggiore alle 20:18.

La fascia lungo la quale sarà visibile l’eclissi dell’8 aprile (Wikimedia)

Oltre alla possibilità di osservare uno dei fenomeni spaziali più affascinanti, le eclissi offrono importanti opportunità di ricerca scientifica legata soprattutto allo studio del Sole, l’unica stella del nostro sistema solare. Il suo campo magnetico si inverte ogni undici anni al massimo del ciclo solare, quando la sua attività è massima. Nel ciclo attuale, iniziato nel 2019, questa circostanza si verifica indicativamente tra il 2023 e il 2026, di conseguenza si potrebbero osservare alcuni fenomeni difficilmente osservabili in altre eclissi.

L’oscuramento del disco solare visibile in Nord America renderà più visibile la corona, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole e una delle sue aree più calde. Il suo funzionamento non è ancora del tutto chiaro, a cominciare dalle cause che lo rendono molto più caldo della stessa superficie solare. Escludendo la grande luminosità del disco solare, sarà possibile osservare con maggiore precisione alcune caratteristiche della corona, come la stella filante per cascocioè giganteschi pennacchi che si trovano solitamente in corrispondenza delle macchie solari e che sono probabilmente la fonte di parte del vento solare (il flusso di particelle emesse dal Sole che diventa visibile sulla Terra con il fenomeno delle aurore).

Rappresentazione schematica della struttura del Sole (ESA)

L’elevata attività solare di questo periodo dovrebbe offrire anche qualche opportunità in più per osservare gli anelli coronali, che si producono nella parte interna della corona solare in seguito ai grandi campi magnetici prodotti dal Sole. Nella prima metà degli anni Novanta fu proprio grazie all’eclissi che fu possibile osservare meglio questi fenomeni, che oggi siamo in grado di studiare anche grazie a sonde e altri particolari strumenti.

Anelli coronali osservati dal telescopio spaziale (NASA)

Per farsi trovare pronti al breve periodo di eclissi totale, negli ultimi mesi alcuni gruppi di ricerca hanno avviato delle simulazioni per cercare di prevedere le caratteristiche della corona solare. La previsione più citata è stata elaborata da Predictive Science utilizzando i dati sull’attività solare degli ultimi mesi raccolti da alcuni satelliti e computer per calcolare l’evoluzione del sistema. Fare previsioni accurate non è facile perché parte del comportamento del Sole è imprevedibile, di conseguenza gli effetti indicati potrebbero essere diversi, ma aiuteranno comunque a focalizzare l’attenzione dei gruppi di ricerca su dettagli particolari.

Altre osservazioni e analisi saranno dedicate alla cromosfera, uno strato sottilissimo dell’atmosfera solare con uno spessore massimo di 5mila chilometri, pari quindi a poco più dell’1 per cento del raggio solare. Un gruppo di 40 ricercatori utilizzerà la velocità e la definizione di videocamere ad alta velocità per rilevare piccole variazioni ed eventuali fenomeni più visibili, come una “espulsione di massa coronale”, cioè una grande emissione di particelle che appare come una sorta di fiamma filamentosa che supera quelle della Terra in termini di dimensioni.

Un altro gruppo di ricerca prevede invece di effettuare le osservazioni volando a bordo di un aereo a circa 13mila metri sul livello del mare, in modo da superare eventuali nubi che potrebbero ostacolare o disturbare le misurazioni. L’iniziativa mira a misurare il campo magnetico di una parte della corona per studiarne meglio le caratteristiche. L’utilizzo dell’aereo consentirà inoltre di allungare di circa un minuto e mezzo il periodo di massimo oscuramento del disco solare, rispetto all’aereo.

La NASA prevede di osservare l’eclissi con aerei ad alta quota per studiare polvere, detriti e asteroidi in orbita attorno al Sole, e ha anche lanciato tre progetti con decine di volontari per l’osservazione della corona solare. Altri esperimenti organizzati da università statunitensi saranno dedicati all’analisi di eventuali disturbi alle trasmissioni radio causati dalle eclissi, con l’obiettivo di studiare gli effetti di queste ultime sulla ionosfera, la parte dell’atmosfera terrestre compresa tra 50 e 1000 chilometri sopra il livello del mare. .

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Altre ricerche saranno invece dedicate a questioni più prettamente terrestri, a partire dal modo in cui animali e piante reagiscono a un insolito – seppur breve – periodo di buio durante il giorno. Studi di questo tipo sono di difficile realizzazione sia per la durata limitata delle eclissi, sia per individuare le zone più adatte in cui effettuare osservazioni di determinate specie.

La prossima eclissi totale avrà luogo il 12 agosto 2026 e sarà visibile nella sua interezza solo da parti dell’Artico, Groenlandia, Islanda, Spagna e Portogallo.

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