Portare pezzi di Marte sulla Terra è più costoso del previsto – The Post – .

Un “selfie” scattato dal rover Perseverance e, nei cerchi gialli, i cilindri contenenti i campioni prelevati dal rover (NASA)

C’è il rischio che una trentina di campioni rimangano lì se la NASA non riuscirà a rendere la missione Mars Sample Return più pratica ed economica

Negli ultimi tre anni, il robot automatizzato (rover) Perseverance della NASA ha raccolto campioni di rocce e suolo su Marte, come parte di un ambizioso progetto che un giorno li porterà sulla Terra e li analizzerà alla ricerca di tracce di vita e altro ancora. La raccolta è stata fruttuosa e il rover ha accantonato una trentina di campioni, ma c’è il rischio che questi rimangano sul pianeta e non vengano consegnati ai gruppi di ricerca terrestri, sia per le complessità tecniche, sia perché i costi della missione sono aumentati più del previsto al punto da indurre la NASA a rivedere i suoi piani.

Dopo mesi di confronti, analisi e revisioni dei costi, lunedì 15 aprile i vertici dell’agenzia spaziale americana hanno riconosciuto che nelle condizioni attuali il trasporto di campioni marziani sulla Terra sarebbe impossibile. L’amministratore della NASA Bill Nelson ha usato il suo stile diretto e concreto per chiarire questo punto: “La conclusione è che 11 miliardi di dollari di spesa sono troppi e che il 2040 è troppo lontano”. Nelson ha poi aggiunto che: “Dobbiamo pensare fuori dagli schemi per trovare un modo che sia economicamente vantaggioso e ci permetta di recuperare i campioni in un lasso di tempo ragionevole”.

La missione Mars Sample Return è stata progettata parallelamente a quella di Perseverance, un rover delle dimensioni di una piccola automobile che ha raggiunto Marte all’inizio di febbraio 2021, con un atterraggio controllato tanto complesso quanto spettacolare. Il rover era stato dotato di un sistema per la raccolta di campioni di suolo marziano, da inserire in piccoli cilindri metallici, alcuni da conservare all’interno del robot e altri da raccogliere in una zona di Marte come riserva in caso di qualche malfunzionamento della Perseveranza.

La raccolta di un campione di suolo marziano da parte di Perseverance (NASA)

La Nasa ha quindi iniziato a lavorare alla missione di recupero, mai tentata prima e con grandi difficoltà tecniche, coinvolgendo l’Agenzia spaziale europea (Esa) per condividere compiti e oneri. Il piano al momento del lancio di Perseverance non era ancora ben definito e dopo tre anni mancano ancora diversi dettagli.

Mars Sample Return prevede che a un certo punto Perseverance venga affiancato da un nuovo robot inviato dalla Terra, con il compito di prelevare i cilindri contenenti i campioni dal rover e lanciarli in orbita attorno a Marte. A questo punto una sonda dell’ESA dovrebbe raccoglierli e viaggiare verso la Terra, depositandoli infine nel deserto dello Utah, con un sistema simile a quello utilizzato dalla NASA lo scorso anno per trasportare alcuni campioni prelevati da un asteroide.

Il piano iniziale di Mars Sample Return, ora da rivedere (NASA)

Inizialmente era previsto un costo della missione intorno ai 5-7 miliardi di dollari (più del doppio del costo iniziale di Perseverance), ma già nelle prime fasi di pianificazione era apparso chiaro che i costi sarebbero aumentati data la complessità dell’iniziativa. La NASA aveva anche previsto un lasso di tempo relativamente ristretto, con il recupero dei campioni e il trasporto sulla Terra da completare entro il 2033, una scadenza ritenuta impraticabile visti i ritardi nella pianificazione.

Forti dubbi sul Mars Sample Return avevano portato ad alcune sospensioni dei piani e soprattutto a una revisione della missione, conclusasi lo scorso autunno. Una commissione aveva concluso che l’intera iniziativa costerebbe tra gli 8 e gli 11 miliardi di dollari, salvo modifiche sostanziali all’intero progetto. Anche la data di recupero è stata rivista, con uno spostamento di sette anni al 2040. Il lavoro della commissione è stato poi sottoposto ai funzionari della NASA, che alla fine hanno scelto di rivedere completamente i piani, chiedendo essenzialmente a chiunque avesse una buona idea di farsi avanti.

La NASA ha infatti proposto alle aziende spaziali private, agli esperti e ai propri dipendenti di sviluppare e presentare proposte alternative al piano originale entro il 17 maggio. Le idee più promettenti verranno messe in fase di studio e sviluppo preliminare, in modo da avere entro la fine dell’anno alcune alternative su cui basare le prossime decisioni per Mars Sample Return.

La decisione della NASA ha sorpreso molti osservatori, perché inizialmente si pensava che l’agenzia spaziale intendesse posticipare l’iniziativa di qualche anno, in modo da poter spalmare i costi su più tempo, riducendo così l’incidenza della spesa sul suo budget annuale. È una pratica che la NASA ha seguito più volte in passato, scommettendo anche sulla possibilità di ottenere nel frattempo maggiori finanziamenti dal Congresso, che ogni anno decide quanti fondi destinare alla ricerca e alle attività spaziali negli Stati Uniti.

L’approccio seguito prevede invece la riduzione dei costi modificando il piano iniziale, con tutti i rischi che derivano da un maggiore affidamento ai privati, allontanandosi dai progetti finora sviluppati dal Jet Propulsion Laboratory (JPL), la più importante divisione della NASA per lo sviluppo e la il progetto di veicoli automatici per l’esplorazione del Sistema Solare. Il JPL ha portato ad alcuni dei più grandi successi della NASA, ma a differenza delle aziende private si muove con grande cautela poiché non può permettersi fallimenti che porterebbero a una riduzione del suo budget, basato sui finanziamenti pubblici.

Non è chiaro quali aziende spaziali potrebbero avanzare proposte, anche se in passato si era parlato di un possibile coinvolgimento di SpaceX, la società di Elon Musk, che ha da tempo un piano per l’esplorazione e addirittura la colonizzazione di Marte. Tuttavia SpaceX, come altre aziende, non dispone attualmente di sistemi affidabili per raggiungere il pianeta, né ha esperienza nello sviluppo di rover e altri veicoli automatici per effettuare un atterraggio controllato o per trasportare qualcosa nella sua orbita dal suolo marziano.

Panorama marziano ripreso dal rover Perseverance (NASA)

Una semplificazione del Mars Sample Return potrebbe consistere nel ridurre la quantità di campioni da portare sulla Terra, rispetto ai trenta previsti finora. Ciò comporterebbe però una difficile scelta su quali campioni scegliere, con tutte le implicazioni scientifiche che ne conseguirebbero per lo studio delle caratteristiche del suolo marziano e della sua storia.

Marte è uno dei pianeti più studiati del Sistema Solare e negli anni è stato visitato da un gran numero di sonde e robot. La sua natura rocciosa lo rende per certi aspetti simile alla Terra e ci siamo a lungo chiesti se in passato, prima di diventare desolato e con un’atmosfera molto rarefatta, abbia ospitato qualche forma di vita. Nel corso degli anni sono stati trovati numerosi indizi, grazie alle attività svolte dai rover su campioni prelevati dal suolo e analizzati direttamente sul pianeta con i loro strumenti. Tuttavia, svolgere ricerche scientifiche a distanza non è semplice e analisi molto più approfondite potrebbero essere effettuate collocando direttamente i campioni nei laboratori qui sulla Terra.

La decisione della NASA è stata molto discussa nelle ultime ore da esperti e analisti, soprattutto perché riguarda la prosecuzione di una missione già in corso e di successo come quella di Perseverance. In assenza di proposte convincenti e senza la volontà del Congresso di aumentare i finanziamenti, i campioni marziani potrebbero non lasciare mai il loro pianeta e continuare ad accompagnare Perseverance fino alla fine della sua missione.

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