Socialisti, comunisti ed ecologisti insieme – Il Tempo – .

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Pietro De Leo

16 giugno 2024

In un racconto politico fatto di tante micro-sceneggiature cinematografiche, il presidente francese Emmanuel Macron è stato l’antagonista di Giorgia Meloni al G7 di Fasano. Immagine alimentata anche da una certa corrente di virilismo social, che nei videoclip ha aumentato l’intensità delle differenze tra i due leader. Un conflitto esploso dopo le elezioni europee. Giorgia Meloni è espressione del blocco conservatore, che ha potuto rivendicare la vittoria, insieme ai Popolari (unica famiglia della maggioranza uscente ad essere premiata), alle consultazioni. Macron, invece, è uno dei Grandi Perdenti, insieme ai Socialisti. E per questo, subendo il boom del Rassemblement nazionale in patria, ha sciolto l’Assemblea nazionale e ha indetto elezioni legislative anticipate, al 30 giugno per il primo turno e al 7 luglio per il ballottaggio. Le elezioni europee, infatti, hanno segnato un ulteriore shock, evidentemente valutato come insostenibile dal leader dell’Eliseo, in un contesto già gravato dall’assenza di una maggioranza assoluta in Parlamento, che aveva spesso costretto la coalizione centrista del presidente a lunghe trattative.

Ora per Macron sta emergendo un quadro molto complesso, un passaggio molto stretto. A destra, infatti, si registrano i primi, difficili tentativi di accordo tra i repubblicani moderati e il partito di Marine Le Pen, che ha creato un semi-terremoto tra i gollisti che si contendono la leadership con carte bollate. A sinistra, invece, è nato in soli due giorni il “Nuovo Fronte Popolare”, ovvero un raggruppamento che riunisce quattro partiti appartenenti all’area (il nome ricorda, mitizzandolo, un simile progetto di successo avviato nel 1936). Il Partito Socialista, La France Insoumise guidata da Jean Luc Melenchon, il Partito Comunista e gli Ecologisti. Qualunque sia l’esito del progetto tra gollisti e lepenisti, la geografia per Macron non si amalgama nel migliore dei modi. Il sistema elettorale francese, infatti, prevede una maggioranza a doppio turno per scegliere i 577 deputati. E quindi, nonostante l’appello di Macron alla logica del “tutti tranne Le Pen”, la coalizione centrista rischia in molti casi di trovare insormontabile il passaggio al primo turno. Se la competitività elettorale del Rassemblement fosse ormai consolidata, il Nuovo Fronte Popolare potrebbe avere indubbie potenzialità. Anche se le confluenze non sono mai semplici.

Ieri, ad esempio, nel partito di Melenchon è emerso il malcontento per la scelta dei candidati. E poi ci sono le questioni politiche, respinte dall’urgenza di costruire un progetto, che però potrebbero riemergere in seguito, come sulla questione mediorientale, dove le posizioni dei socialisti appaiono molto difficilmente compatibili con quelle dei la sinistra più radicale (quest’ultima attraversata, come avviene in tutta Europa, da pulsioni antisemite). Su questi temi, almeno al momento, sembra essere stata raggiunta una sintesi. D’altronde il leader socialista Raphael Glucksmann ha spiegato quale sia lo scopo (reale) del progetto: «L’unica cosa che conta è che il Rassemblement National non vinca queste elezioni e non governi questo Paese. L’unico modo per farlo è che ci sia un sindacato di sinistra”. Un agglomerato nato, dunque, sull’onda degli “anti”.

Una drammatizzazione che ha chiamato a tornare in campo anche il predecessore di Macron, François Hollande, che da presidente ha lasciato l’Eliseo con una popolarità molto bassa e ora si candiderà alle elezioni legislative. “Dobbiamo fare tutti il ​​possibile affinché l’estrema destra non salga al potere in Francia”, ha affermato annunciando la sua candidatura. La logica dell’Apocalisse da un lato agita le strade (ieri nove persone arrestate a Parigi per disordini durante una manifestazione “contro l’estrema destra”). D’altronde trova già sostegno in testimonianze illustri. È il caso, ad esempio, del calciatore Marcus Thuram, attaccante dell’Inter, che ieri, dopo il ritiro della nazionale francese per gli Europei in Germania, ha dichiarato: «Dobbiamo lottare perché il Rassemblement National non passi ».

 
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