“L’Italia ottiene ciò che merita” – .

“L’Italia ottiene ciò che merita” – .
“L’Italia ottiene ciò che merita” – .

È finalmente arrivato il momento delle decisioni. Nella notte in cui il Consiglio europeo dà il via libera ai nuovi vertici dell’Unione europea, Giorgia Meloni si astiene sulla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea e vota no alla designazione del socialista portoghese Antonio Costa presidente del Consiglio dell’Unione Europea e la liberale estone Kaja Kallas alto rappresentante per gli affari esteri dell’Ue. Il presidente del Consiglio italiano sceglie la linea dura, dopo aver tuonato in patria contro la “logica del camino” e la “conventio ad escludendum” che a suo avviso Ppe, S&D e Renew avrebbero attuato nei confronti dell’Italia preconfezionando il loro pacchetto sulle nomine per i lavori più importanti. Al termine dell’incontro, prima con un tweet e poi in un punto stampa, la Meloni ribadisce la sua posizione: «La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei – spiega il leader di Fratelli d’Italia – è sbagliato nel metodo e nella sostanza. Ho deciso di non sostenerlo per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate durante le elezioni”.

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In attesa del pronunciamento del Parlamento europeo, che dovrà esprimersi sulla nomina di von der Leyen, riflettori puntati sulla trattativa per l’assegnazione dei commissari: «Continuiamo a lavorare per dare finalmente all’Italia il peso che merita nel Europa», scrive infatti il ​​presidente del Consiglio. Calato il sipario sul Consiglio europeo, prima della nuova legislatura, fonti di Palazzo Chigi spiegano le ragioni della scelta della Meloni e sottolineano come, davanti ai leader degli altri 26 Paesi Ue, il premier italiano abbia espresso la sua contrarietà al metodo che i negoziatori popolari, socialisti e liberali hanno seguito nella scelta dei profili, votando contro Costa e Kallas. Per quanto riguarda la nomina di von der Leyen a presidente della Commissione, sottolineano le stesse fonti, “si è deciso per un voto di astensione nel rispetto delle diverse valutazioni tra i partiti della maggioranza di governo” dove convivono orientamenti diversi come quello di Antonio Tajani, che sostiene la candidata del Ppe von der Leyen, e quella di Matteo Salvini, che invece intravede “un colpo di stato” sulle nuove nomine.

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Palazzo Chigi attende ora di conoscere le “linee programmatiche” di von der Leyen e “aprire una trattativa sul ruolo dell’Italia”. Un ruolo che Roma intende far valere chiedendo una vicepresidenza della Commissione e un commissario di grande responsabilità: tra i nomi in questione c’è il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che potrebbe trasferirsi a Bruxelles come commissario per la Coesione e il Recovery Plan. È la stessa Meloni, a tarda notte, a ribadire la sua linea davanti ai cronisti: «Penso che l’Italia debba far valere il suo ruolo, il suo peso e le indicazioni dei suoi cittadini. L’Italia – assicura Meloni – avrà ciò che merita, non per le simpatie espresse dal governo ma perché è un Paese fondatore ed è la terza economia europea. È una necessità per l’Europa lavorare bene con l’Italia. Io mi sono guadagnata il rispetto dei colleghi perché sono abituata a dire le cose come le penso. Sono rispettata perché non sono doppia». Il premier dice di non credere all’ipotesi di ritorsioni contro l’Italia dopo il no di stasera: «Se fosse così sarebbe vergognoso. Lo escludo».

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L’eventuale sostegno in Parlamento al bis di Ursula, spiega l’inquilino di Palazzo Chigi, dipenderà dalle misure che il capo dell’esecutivo Ue intende attuare e dal peso che verrà riconosciuto all’Italia: “La questione non è Ursula von der Leyen ma quali politiche intende portare avanti. Come accade anche per gli altri nomi citati (Costa e Kallas, ndr) non abbiamo risposte”. Tutto è ancora possibile, quindi. Sulle nomine lo stesso ECR, il gruppo politico della Meloni, si è dimostrato tutt’altro che solido. Il primo ministro ceco Petr Fiala, ad esempio, l’unico altro leader conservatore nel Consiglio, ha dato il suo assenso ai “posti di lavoro più importanti”. E come per un altro dei protagonisti del fronte sovranista, l’ungherese Viktor Orban, la posizione in questo caso è stata contraria a von der Leyen, favorevole a Costa e astensione su Kallas. La Meloni, però, non vuole sentir parlare di isolamento: «Penso che il ruolo dell’Italia non sia quello di aspettare quello che fanno gli altri e seguirne l’esempio. Sono sempre stato convinto che la leadership stia nel fatto che qualcuno si renda conto che esisti”.

 
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