Spalletti, gli osservatori studiano gli avversari dell’Italia – .

I compiti vanno consegnati in mezza giornata e per finirli si rischia di restare svegli tutta la notte. Il vantaggio è che si parla di calcio, più allegro del test sui derivati. Italia-Svizzera è già iniziata, perché Spalletti e Yakin hanno pensato per giorni a formazioni, posizioni in campo e strategie. L’Italia ha una squadra nascosta che nessuno conosce e di cui non si parla mai: un gruppo di quattro osservatori fidati che vanno negli stadi a vedere gli avversari e in poco tempo – a volte già la mattina dopo – stilano un report da inviare al mister e ai suoi match analyst. Punti di forza, punti deboli, giocatori chiave, struttura della squadra. Ovviamente hanno visto più volte la Svizzera e ne hanno parlato con Spalletti. Anzi, come tutti gli osservatori guardano avanti: hanno già due biglietti per Inghilterra-Slovacchia, possibili avversarie nei quarti di finale.

come funzionano

Marco Scarpa, allenatore con patente UEFA Pro al Club Italia dal 2011, è il responsabile del gruppo osservatori. Con lui lavorano Gian Cesare Discepoli, Claudio Coppi e Andrea Serino. Discepoli, allenatore per anni tra B e C, ne spiega i principi: “Abbiamo visto tutte le squadre dal vivo. Spalletti ci chiede di dare un’idea dell’assetto di squadra degli avversari nelle varie fasi di gioco: nel possesso, nel non possesso, nelle transizioni, in situazioni particolari come la fase difensiva negli ultimi metri di campo”. Inoltre, un osservatore nel suo report deve indicare le caratteristiche di ogni giocatore, specificando ad esempio se un centrocampista è un organizzatore o un incursore. Se l’Italia decidesse di raddoppiare su Ndoye o di togliere una soluzione a Rieder, la scelta potrebbe nascere dal commento di un osservatore.

che hanno visto

Il cuore delle decisioni, però, resta ovviamente l’allenatore e il suo gruppo di lavoro. “Diamo a Spalletti elementi che secondo noi risaltano e lui potrà valutare – dicono Scarpa e Discepoli -. La Svizzera, come avete visto, ha ritmo e individualità ma l’Italia ha più qualità”. Scarpa ha visto dal vivo Croazia, Albania, Spagna, Olanda, Francia, Georgia, Portogallo, Inghilterra e Slovenia. Discepoli tra gli altri Germania, Ungheria, Slovacchia, Ucraina, Belgio, Romania e Austria. La Svizzera è stata gestita soprattutto da Serino ma è chiaro che tutti hanno dato una mano per gli ottavi di finale. “Lavoriamo dopo la partita, a volte anche di notte ma non è un lavoro duro, è un piacere – dice Discepoli -. Faccio fatica a chiamarlo lavoro”. E Scarpa: “Ero in ritiro con Spalletti e abbiamo contatti regolari con i match analisti Marco Mannucci e Luca Dalmasso”.

Che storia hanno?

Ovviamente ogni nazionale lavora a modo suo e gli osservatori, a differenza di quanto accade con gli osservatori dei club, non si muovono mai insieme. Al massimo si incontrano negli stadi, si salutano e poi via, verso altre città, altri treni, altre partite. Ognuno ha una mappa, decisa da un allenatore, e le loro strade si incrociano. Alcuni tornano a casa e poi ripartono, altri restano in Germania per tutto il torneo. Anche Svizzera e Francia utilizzano allenatori delle giovanili come osservatori e le due figure in realtà si sovrappongono: è difficile fare l’osservatore se non si è allenatori almeno da un po’.

chi preferiscono

La rete di partite e conoscenze costruisce una mappa dell’Europeo. Scarpa e Discepoli hanno idee comuni. “Credo che il livello si stia uniformando, per effetto della globalizzazione – dice Scarpa -. Mi sembra che gli esterni siano decisivi e tra tutti mi ha impressionato il belga Doku”. Discepoli fa una scelta leggermente diversa: “Mi ha colpito Mikautadze, è un giocatore moderno, dinamico, attacca la porta e cura la fase difensiva. Sa fare tutto e tutto un po’ più che bene. Poi, naturalmente, gli esterni della Spagna: Yamal e Nico Williams”. Per tutti loro l’Europeo è la punta dell’iceberg, è leggere Dostoevskij dopo aver corretto le bozze degli scrittori emergenti: gli osservatori di Spalletti si occupano di tutte le nazionali durante l’anno, a partire dal raduno Under 15 – la prima selezione azzurra – e arrivano ai giocatori da 100 milioni. Cambiano i dettagli osservati, la passione no e un desiderio di fondo resta per tutti: continuare a prendere i treni tedeschi, dormire poco a Gelsenkirchen, vedere inglesi, olandesi, austriaci, spagnoli, tedeschi o chissà chi. Vorrebbe dire avere l’Italia ancora in corsa.

 
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