Sto raccogliendo gli aggettivi usati dai media americani e internazionali per descrivere La performance di Joe Biden nel primo dibattito presidenziale: disastrosa, terrificante, angosciante, spaventosa, orribile, confusa, sconnessa, pietosa, un fallimento. Non avevamo bisogno di quel dibattito per sapere che il presidente in carica non sarà in grado di guidare gli Stati Uniti d’America dopo il 2024; l’impressione, oggi, è che non sappia nemmeno guidare la macchina. Molti di noi lo hanno scritto e detto, in America e in Europa, nell’ultimo anno; soprattutto le persone che temono il ritorno di Donald Trump. Non è servito a niente. Joseph Robinette Biden Jr., conosciuto come Joe, pensa di poter vincere di nuovo e non vuole arrendersi. L’uomo più potente del mondo sta diventando il più testardo.
Giorni fa ho incontrato un conoscente che ha lavorato nell’amministrazione Obama in posizioni di responsabilità. Un uomo intelligente, che conosce la politica americana e la Casa Bianca. Anche lui, come ogni democratico di buon senso, ritiene che Biden avrebbe già dovuto farsi da parte. Ma pensa di sapere perché ciò non avviene (ancora). L’entourage non se la sente di affrontare il presidente. Ma soprattutto non vuole rinunciare alla possibilità di mantenere la sua posizione, la sua posizione, i suoi privilegi.
In sostanza, l’America condivide il destino di tante famiglie e di tante aziende, anche in Italia: il patriarca non riesce più a comandare, ma non lo accetta, non lo vuole ammettere. Dopotutto, è egoista. La sua famiglia, i suoi amici e i suoi collaboratori non riescono a convincerlo che rischia di fare del male e di rovinarsi la reputazione. Anzi, se insistono, vengono emarginati. Restano gli adulatori e i calcolatori, a cui non importa se tutto va a rotoli. L’importante è ritagliarsi uno spazio, un guadagno, una speranza.
Ci vuole talento per far sembrare Donald Trump uno statista. L’uomo, come abbiamo visto anche questa volta, è un bugiardo cronico e un commerciante di banalità. Ma ora è il grande favorito.
Se George Washington, Benjamin Franklin, Theodore Roosevelt e Harry Truman, dal cielo dei presidenti americani, volessero intervenire, ne saremmo grati.
