“Sto morendo, ma a nessuno importa di me”

“Sto morendo, ma a nessuno importa di me”
“Sto morendo, ma a nessuno importa di me”

“Sono gravemente malato, ho l’AIDS conclamato e un sarcoma. Poter curarmi è un mio diritto eppure da due anni nessuno mi visita. Non sono un diffusore seriale. Ho solo sottovalutato le conseguenze della malattia quando stavo ancora bene”. A chiedere aiuto, dal carcere di Rebibbia, è Claudio Pinti, il quarantenne rinchiuso nel penitenziario della capitale dopo la condanna definitiva per aver contagiato con l’HIV la compagna, poi morta nel 2017, e per aver contagiato anche la nuova fidanzata. Il camionista di Montecarotto non ha mai ammesso le sue responsabilità e ora lancia l’allarme sulle sue condizioni di salute.

Come riportato Repubblical’uomo ha iniziato uno sciopero della fame e della sete per protesta. «Pinti sta male – ha detto l’avvocato Massimo Rao – l’ultima volta che è stato visitato in carcere è stato due anni fa. Da più di un anno e mezzo combattiamo una battaglia per gli arresti domiciliari perché le sue condizioni di salute sono assolutamente incompatibili con il carcere. Lo diciamo noi, ma lo dicono anche diverse perizie ufficiali ordinate dalla Procura e dal Tribunale. E lo dice la Corte Suprema, che lo scorso anno si è pronunciata in tempi rapidissimi sul nostro ricorso contro la revoca degli arresti domiciliari». Anche la Procura ha dato parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari. “Le conclusioni a cui sono arrivati ​​gli esperti sembrano inequivocabili, ma da un anno e mezzo passiamo di rinvio in rinvio”.

Pinti era stato arrestato dalla squadra mobile di Ancona nel giugno del 2018, un mese dopo che la sua allora fidanzata Romina Scaloni aveva scoperto di aver contratto il virus dell’HIV in seguito a rapporti sessuali non protetti. Giovanna Gorini, la prima compagna di Pinti, dalla quale ha avuto una figlia che non vede da tre anni, era morta appena un anno prima, ma Pinti non aveva pensato di informare la nuova fidanzata del suo stato di salute. Le sue giustificazioni: “Giovanna sapeva che ero sieropositivo, ma lo abbiamo sottovalutato. E proprio Romina mi ha chiesto di fare sesso non protetto”. I giudici finora non gli hanno creduto e ora il 40enne ha più di 10 anni da scontare, mentre la prossima settimana è prevista una nuova udienza davanti al tribunale di sorveglianza.

 
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