Ascolta la versione audio dell’articolo
Il tema dell’autonomia differenziata si fa sempre più pressante: il governatore del Veneto Luca Zaia tende una mano alle Regioni del Sud e suggerisce loro di farsi avanti, dicendosi anche disponibile a un gemellaggio con un territorio del Sud per testare la legge e far emergere eventuali diseguaglianze. Intanto ipotizza un accordo per la sua Regione entro fine anno, dicendosi naturalmente pronto a presentare le istanze in materia. A remare contro, oltre al Comitato referendario di opposizione, ci sono sempre le cinque regioni di centrosinistra (Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania guidate dal Pd e Sardegna guidata dal M5S) che questa settimana dovrebbero ufficializzare la nascita di un coordinamento che dovrà stilare una bozza di testo condivisa e “inattaccabile” per il referendum abrogativo. Ma dovranno affrettarsi perché tra dieci giorni al massimo il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini dovrà dimettersi per le formalità amministrative necessarie al suo insediamento al Parlamento europeo il 16 luglio.
I 9 soggetti non-Lep
Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio (Forza Italia) ha risposto all’idea di gemellaggio con il Sud lanciata da Zaia, osservando che «ogni idea è benvenuta se può essere buona, ma in Piemonte abbiamo già un gemellaggio naturale con il Sud, qui vivono già tanti meridionali, quindi non serve proporre un gemellaggio, l’Italia c’è». Zaia intanto lancia una stoccata alle cinque Regioni contrarie alla legge Calderoli spiegando che sì, il referendum abrogativo «è un diritto democratico ma bisogna vedere se quello che si chiede è costituzionale». Lui, che negli ultimi anni è stato uno dei “cavalieri” dell’autonomia per il suo Veneto, insieme a Lombardia ed Emilia Romagna, ha fatto sapere anche di aver già fatto un passo avanti per le 9 materie non-LEP (ossia Relazioni internazionali e Ue; Commercio estero; Professioni; Protezione civile; Previdenza complementare e integrativa; Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito regionali; Istituti di credito fondiario e agricolo regionale; Organizzazione del giudice di pace). E in una lettera inviata alla presidente del consiglio Giorgia Meloni ha chiesto di “aggiungere per un primo istruttorio dei profili di attribuzione più complessi” anche le materie LEP comprese nel pre-accordo del 2018: Politiche del lavoro, Istruzione, Sanità, Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.
Governors Occhiuto and Bardi perplexed
Le Regioni del Sud, in particolare quelle di centrodestra corteggiate da Zaia ma anche dal fronte dei governatori del no, intanto restano in silenzio anche se Occhiuto e Bardi avevano sollevato dubbi sull’accelerazione che ha portato all’approvazione del provvedimento. “Sembra più una bandiera da dare a una forza politica che una riforma in grado di superare il divario tra Regioni del Sud e del Nord”, ha detto il presidente della Calabria e il governatore della Basilicata aveva sottolineato l’occasione persa per “migliorare ulteriormente il provvedimento”.
I democratici pensano a una grande mobilitazione
Nel Pd, intanto, continuano a invocare una grande mobilitazione contro la legge, come ha ricordato il parlamentare Piero De Luca, che da Napoli parla di «battaglia epocale perché dobbiamo difendere il futuro del nostro territorio». La strada verso l’autonomia differenziata non sarà breve, però, visto che tra l’altro dovrà essere completato il complesso iter per la determinazione del Lep, che significa anche le risorse necessarie a garantire il livello minimo e uniforme di servizi su tutto il territorio nazionale, naturalmente nei limiti delle disponibilità di bilancio. Solo al termine di questo iter si potrà procedere al trasferimento delle funzioni a ogni singola Regione.
