“Anche in Italia puoi cavalcare le onde come sull’oceano” – .

Ci sono le palme sul lungomare, e anche le onde. Ok, non sono muri d’acqua come quelli dell’oceano, ma sono comunque abbastanza potenti da fare di Varazze, nella Riviera di Ponente, una delle mecche del surf nel Mediterraneo. Varazze come Maui? “Non esageriamo”, ride Filippo Piacentini, 48 anni, consigliere e vicesindaco della cittadina ligure, nonché proprietario del Surf Shop che si affaccia sull’Aurelia. “Qui abbiamo pesto e focaccia al posto del pokè, ma quando le condizioni sono giuste, le nostre onde in termini di qualità non hanno molto da invidiare a quelle delle migliori. macchiare Europei. Sono alti, tecnici, nati da una barriera corallina e formano il “tubo” proprio come quelli nell’oceano. Inoltre non hai nemmeno il problema delle maree e degli squali.”



Leonardo Fioravanti in the “tube” in Varazze last November (photo: Paolo D’ambruoso)

Ebbene sì, anche nel Belpaese si possono cavalcare le onde in piedi su una tavola, nel weekend o in un mercoledì qualsiasi come dei leoni. Lungo gli ottomila chilometri di costa sono centinaia i posti dove praticare surf: i migliori sono concentrati tra la Liguria (Varazze e Levanto), la Toscana (Livorno e Forte dei Marmi), il litorale romano (Ostia e Santa Marinella), la costa occidentale della Sardegna (Capo Mannu e Buggerru): «La Sardegna è il paradiso del surf italiano per la frequenza delle onde – ammette Piacentini –. A differenza di altre regioni dove le mareggiate si verificano meno frequentemente, e per lo più tra ottobre e marzo, in Sardegna grazie al Maestrale ci sono onde tutto l’anno».

Una tribù che cresce sempre di più
Da passatempo esotico per una manciata di hippy, il surf è diventato negli anni un fenomeno di costume, seppur di nicchia. La federazione italiana che comprende anche Sup, sci nautico e wakeboard (Fissw) parla di quasi 20mila iscritti: “Un movimento in lenta ma costante crescita”, spiega il consigliere federale Carlo Morelli. “Contando tutti gli appassionati italiani di sport da tavola, la stima oggi si aggira intorno a una tribù di 100mila praticanti”.

Il boom degli sport all’aria aperta dopo la pandemia ha dato una grande spinta anche al wave surf. Il resto lo fanno la moda, la pubblicità, la filmografia, da “Un mercoledì da grandi ragazzi” a “Point Break” passando per “The Endless Summer”, il film cult per i veri surfisti. Per chi “ridere non è una moda”, il surf non è una moda, ma uno stile di vita libero, libero da costrizioni e stereotipi.



Filippo Piacentini, deputy mayor of Varazze and owner of the local Surf Shop (photo: Max Cassani)

In Italia come in California, i nostri beach boys vivono estate e inverno in bermuda e infradito, vanno sullo skateboard, discutono onde e trucchidi onde e manovre; nel tempo libero bevono birra e ascoltano musica punk-rock, oggi contaminata da indie e trap. “Ma quando il mare si fa mosso non c’è impegno che tenga – racconta Filippo Piacentini -: chi se lo può permettere va in acqua con la tavola dimenticandosi di tutto il resto: lavoro, amici, fidanzate. E chi non può farlo di giorno, a Varazze può sempre surfare di notte, grazie al faro che illumina lo spot”.

Ma come fai a sapere se qualcuno sta arrivando? rigonfiamentoun’ondata di tempesta? “Oggi ci affidiamo alle app di previsioni meteo, come Windy. E pensare che quando ho iniziato a fare surf, controllavamo le previsioni sul Televideo!” Per capire se le onde sono quelle giuste, i surfisti tengono d’occhio le webcam puntate sulle spiagge più volte al giorno.

«Se prendi la scimmia surfista sei rovinato», ride Piacentini, che sulla parete del suo negozio che odora di paraffina ha appeso una foto con Kelly Slater, leggenda vivente del surf made in USA. «Il vero surfista ha una vita infernale: sempre all’erta ad aspettare le onde, anche di notte, o d’estate a rincorrerle in giro per il mondo. Alla fine diventano un’ossessione, come una droga».

Il talento di Leonardo Fioravanti
Durante la mareggiata dello scorso novembre, a Varazze è passato anche Leonardo Fioravanti, il nostro fenomeno, unico pro italiano che partecipa al World Tour e che tra un mese andrà a caccia di una medaglia alle Olimpiadi francesi. Da quando aveva 11 anni gira il mondo per cavalcare le onde più famose: California, Australia, Sudafrica, Indonesia, Hawaii, Costa Rica, Tahiti, dove si svolgerà anche il surf olimpico. “Quella volta sono venuti tifosi da tutta Italia per vederlo, è stata una festa – racconta Piacentini -. Lui che ha cavalcato le onde più belle del pianeta era davvero entusiasta della Secca, il nostro spot. Rispetto all’oceano, a Varazze non devi fare tuffo a paperacioè pagaiare molto con le braccia per andare a prendere le onde al largo. C’è un canale naturale per risalire: per i surfisti esperti sembra un parco giochi».



Storm in Varazze (photo: Paolo D’ambruoso)

L’unica regola da tenere a mente è di non contagocceovvero rubare l’onda. In acqua ci sono delle regole da rispettare, pena – quando le cose vanno bene – il dover discutere. «Chi è in cima all’onda ha sempre la precedenza – spiega Piacentini –. Se parti per primo e in qualche modo ostacoli chi arriva dopo, rischi molto».

Non è raro che in acqua tra surfisti si scambino paroloni e a volte qualcos’altro. Soprattutto a Varazze, dove il gente del postoo meglio i surfisti locali, sono considerati particolarmente maleducati con i “foresti”, cioè con gli stranieri. Loro stessi si definiscono «odiati e orgogliosi»: «In fondo l’onda è corta e c’è tanta gente in acqua: se non si rispettano le regole diventa una guerra, qui come altrove».

Lo stesso Piacentini, a rischio di rimetterci, ha scelto di non noleggiare tavole con il suo Surf Shop, proprio per non affollare ulteriormente lo spot. La scuola di surf, invece, non potrebbe aprire neanche volendo perché il fondale di Varazze è roccioso e non sabbioso, e quindi pericoloso per i principianti. “Indirizzo tutti alla Secca di Arenzano. Lì ci sono onde facili, c’è spazio per tutti e non c’è rischio di litigare”.

 
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