“Quante altre cose devo fare per ottenere il bene che merito?” (Emirati). Giunto al traguardo del terzo album, Geolier riflette sullo status di star che sta vivendo ormai da mesi. E che si traduce in grande amore ma anche in tante critiche: dopo le disavventure di SanremoGeolier è accusato di eccessiva adesione allo star system, un sostanziale ‘tradimento’ dei principi su cui è cresciuto. Più pop star che rapper.
Dio sa21 brani con numerosi ospiti (Lazza, Shiva, Sfera Ebbasta, Guè, Maria Becerra, Luchè, Ultimo, Yung Snapp, Mv Killa, Lele Blade) è la risposta a tutti coloro che dubitano di un artista in ascesa. È un album profondamente rap, con pochissimi spazi di facile fruizione (forse il brano più immediato è Una vita fa con Shiva). È una lunga riflessione sul senso di sé, su tutte le anime di un artista alle prese con il demone di aspettative sempre più alte e spietate.
Le atmosfere urbane, un po’ cupe, di brani come Per sempre, Si stat tu, delle idee chiare con Lazzasono la migliore risposta a coloro che hanno messo in dubbio le vere intenzioni di Geolier. Dio sa è un disco profondamente rap, con sonorità e basi mai banali, spesso all’avanguardia di un genere che evolve così velocemente da risultare difficile. Con chi ha pensato al duetto Scorso In Ultima poesia (presente nell’album come la canzone sanremese I P’ me Tu P’ tu) era l’immagine del nuovo percorso intrapreso da Geolier dovrà affrontare un album complesso, per nulla immediato, che richiede più di un ascolto per la sua ricchezza di contenuti e colori.
Ora che è all’apice del suo successo, Geolier ha bisogno di ancorare le proprie radici per non perdersi nel mare agitato del mainstream. L’atteggiamento è lo stesso di sempre. E il suo rap rimane all’avanguardia.
