Corsa veneziana, inno russo per la vittoria del ciclista. Protesta ucraina al CIO – .

Corsa veneziana, inno russo per la vittoria del ciclista. Protesta ucraina al CIO – .
Corsa veneziana, inno russo per la vittoria del ciclista. Protesta ucraina al CIO – .

VENEZIA – È il pomeriggio di domenica 28 aprile, alle porte di Salizzole, meno di tremila abitanti nel Basso Veronese. Nell’aria risuona la musica straniera: “Rossiya… la nostra terra sacra, Rossija… la nostra amata terra”. È l’omaggio a Il russo Viktor Bugaenkoche con la maglia della squadra spagnola del Pc Baix Ebre ha appena vinto l’ottantesima edizione della Vicenza-Bionde, classica corsa ciclistica per Under 23. «I velocisti erano attesi», ha commentato il giorno dopo la Federciclismo. Invece l’Ucraina non immaginava, come si legge nella lettera inviata il 2 maggio alla stessa FCI (oltre che al CIO), che “l’inno nazionale del Paese aggressore” sarebbe stato “suonato apertamente durante la cerimonia di premiazione”, al punto che viene richiesta “un’indagine sull’incidente”.


LE REGOLE
La lettera di protesta è firmata da Vadym Huttsait (presidente del Comitato Olimpico Ucraino), Matvii Bidnyi (ministro della Gioventù e dello Sport) e Andriy Hrivko (numero uno della Federazione ciclistica nazionale). «Gli organizzatori hanno violato gravemente le raccomandazioni del Cio», è l’accusa rivolta da Kiev a Us Bionde. Da un evento sportivo, a un caso internazionale, a una controversia politica, basta un attimo. La regione Veneto Stefano Valdegamberi, consigliere regionale noto per le sue posizioni filorusse, si schiera dalla parte dei promotori: «Ora verranno puniti quando invece dovrebbero essere premiati, perché hanno avuto il coraggio di superare norme palesemente discriminatorie». Filippo Scipioni, presidente del club veronese, assicura: «Per noi lo sport è unione, festa e condivisione. Da tre anni alla partenza è sempre stata presente una squadra ucraina, così come non abbiamo mai chiuso le porte a squadre che includessero atleti russi”.
Il 1° marzo 2022 l’Unione ciclistica internazionale ha così declinato la linea dura adottata dal CIO (gli atleti russi e bielorussi ammessi con status neutrale non possono esporre i simboli nazionali): «La comparsa di tutti gli emblemi, nomi, acronimi, bandiere e inni legati alla Russia e Bielorussia sono vietati in tutti gli eventi del calendario internazionale UCI”. Cinque giorni dopo, la FCI annunciava la sua decisione: «Un minuto di silenzio in occasione di tutte le manifestazioni che si svolgeranno in Italia fino alla fine della guerra stessa». Nient’altro, ribadisce Scipioni: «Per una manifestazione amatoriale inserita nel calendario nazionale come il nostro, mi risulta che non vi siano norme che vietino di suonare l’inno russo in caso di vittoria di atleti di questa nazione o, se ci sono, non ci sono mai stati comunicati”.

 
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