“Ho detto no al Mondiale con la Romania, sogno la Nazionale” – .

“Ho detto no al Mondiale con la Romania, sogno la Nazionale” – .
“Ho detto no al Mondiale con la Romania, sogno la Nazionale” – .

Una dichiarazione d’amore in piena regola. All’Italia, che lo ha cresciuto. E al rugby italiano, che gli ha dato prima un’opportunità e poi un sogno da inseguire. La storia di Mihai Miloud Popescuraccontato da Vittorio Rotolo dalle colonne della Gazzetta di Parma – è uno di quelli che si concilia davvero con lo sport e con i valori più nobili e autentici della vita. Perché quelle parole, pronunciate da un ragazzo che all’anagrafe avrà anche 21 anni ma che dimostra una maturità e una saggezza che molti uomini “stagionati” solo sognano, lasciano il segno.

Mihai Miloud Popescu è nato a Firenze ma cresciuto a Bologna, da padre rumeno e madre di origine marocchina. A Bologna muove i primi passi nel rugby, ritagliandosi spazio nelle Nazionali giovanili Under 17, Under 18 e Under 20. Poi è atterrato nella massima serie a RugbyColorno dove vince per primo il flanker della terza linea Campionato giovanile 2022 con l’Under 19, per poi ritagliarsi un posto Serie A Elite. Nella stagione appena conclusa Popescu ha dovuto fare i conti con un paio di infortuni ma ha comunque messo a segno 493 minuti di gioco in nove partite.

La Coppa del mondo di rugby è stata respinta

L’estate scorsa a Mihai Miloud Popescu è stata offerta un’opportunità difficile da rifiutare: giocare a mondo del rugby, il torneo più importante, quello che si svolge ogni 4 anni e che rappresenta la più grande aspirazione per ogni rugbista. Popescu ha ricevuto la convocazione con la Romania, avrebbe potuto giocare contro i campioni del mondo di Sud Africa, Irlanda, Scozia e Tonga, questa era la composizione del girone B. Invece ha deciso di inseguire il sogno di Nazionale blu, gioca i mondo con l’Italia.

«Sì, ho scelto di rinunciare al Mondiale con la Romania, patria della mia famiglia. Il mio desiderio più grande è indossare la maglia azzurra” dichiara Popescu dalla Gazzetta di Parma.

Popescu è ormai pronto per una nuova stagione a Colorno.

«L’accordo esiste già, deve solo essere formalizzato, dice la terza riga. L’ossessione, però, è quella maglia della Nazionale italiana già indossata nelle giovanili. Con l’Italia U20 sono arrivato anche vicino a giocare nel Sei Nazioni, ma poco prima dell’incontro mi sono infortunato gravemente alla caviglia”.

Rinunciare ad una certa convocazione per il Mondiale per non precludersi la possibilità di un’eventuale convocazione dell’Italia deve essere stata una scelta sofferta.

“Non molto. E non certo perché considero la Romania una nazionale di seconda fascia, anzi: il loro corteggiamento mi ha lusingato. Giocare un Mondiale sarebbe stato incredibile. Oltretutto lo avrei fatto da titolare. Ma nella mia testa c’è solo blu”.

Ma è andato comunque a Bucarest.

«Una settimana, ma con dirigenti e staff tecnico della Romania sono stato trasparente fin dal primo momento su quali fossero le mie intenzioni. Mi incuriosiva l’idea di potermi allenare con loro, di conoscere un ambiente nuovo”.

«Un’organizzazione di altissimo profilo. Il centro sportivo facente capo alla Federazione dispone di strutture all’avanguardia: campi, palestre, alberghi, spazi dedicati alla medicina riabilitativa. E poi quattro fisioterapisti al seguito della squadra. Ci sono atleti di talento, molti dei quali giocano in club di alto livello in Francia”.

«Hanno provato di tutto (ride, ndr): il giorno in cui sarei dovuto rientrare in Italia, prima di andare in aeroporto, mi sono trovato davanti il ​​presidente federale, l’allenatore e il dirigente della Nazionale».

E cosa le hanno detto?

«Che il Mondiale sarebbe un’occasione da cogliere, per un giovane come me. Lo sapevo perfettamente: avrei giocato contro i migliori in assoluto. Mi hanno addirittura offerto la possibilità di giocare in Francia, nel massimo campionato”.

E lei?

«Non ho avuto alcuna esitazione: li ho ringraziati per la stima e la fiducia, ribadendo il mio desiderio di continuare in Italia per approdare un giorno alla Nazionale italiana».

«Hanno capito e apprezzato la mia sincerità. So che lo baso sulla speranza e che non c’è nulla di certo sul fatto che questo mio sogno in futuro possa effettivamente realizzarsi. Ma con il duro lavoro, sono sicuro che posso almeno provarci.

E cosa accadrebbe se la Romania si riproponesse ai prossimi Mondiali?

«Se avessi scelto di giocare con loro avrei dovuto aspettare tre anni per poter tornare in Nazionale. È troppo, anche se è ancora molto giovane. Oggi direi ancora no alla Romania: la speranza non si spegne mai e farò di tutto per vincere l’azzurro”.

 
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