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il primo italiano nella storia a farlo – .

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DiGaia Piccardi, inviata a Parigi

Djokovic si ritira dal Roland Garros per infortunio: viene superato e Jannik Sinner è numero uno del ranking Atp. Per la prima volta c’è un italiano al vertice, ha 22 anni ed è il prodotto più completo che la nostra scuola abbia mai visto

Non è quello che voleva essere. Con un crepuscolo al ritiro di Djokovic dal Roland Garros per l’infortunio al menisco mediale del ginocchio destro, stressato dalle maratone con Lorenzo Musetti e Francisco Cerundolo (a questo punto per il serbo è a rischio anche Wimbledon). Una resa più che onorevole, al momento che non fa sconti a nessuno. Trentasette anni, e aver sentito di tutto, 24 titoli Slam, più tutto il resto. Sic transito Gloria Djoker.

E così lunedì 10 giugno, quando Parigi avrà necessariamente un nuovo padrone (il belgradese era anche campione in carica), la classifica troverà sul trono un re senza precedenti. Per la prima volta nella storia è italiano, avrà 22 anni e 299 giorni alla data storica del record, si chiama Jannik Sinner.

Sinner-Dimitrov al Roland Garros: il resoconto dei quarti

Il sorpasso del predestinato

IL sorpasso è stata questione di giorni, settimane al massimo, gridata da qualcuno in tribuna mentre liquidava il caso Dimitrov, scritta nelle stelle e decisa dall’allineamento dei pianeti come ogni pietra miliare piantata nel tennis da predestinato dai capelli rossi e dal braccio più veloce a occidente dell’Adige: il più giovane italiano ad aver vinto un Challenger (Bergamo 2019), ad avanzare in un evento ATP (semifinale dell’ATP 250 ad Anversa 2019) e ad arrivare ai quarti di finale in uno Slam (Parigi 2020); di aver vinto un torneo in era Open (ATP 250 di Sofia 2020 a 19 anni, 2 mesi e 29 giorni); entrare tra i primi 10 (n.9 l’1 novembre 2021 grazie alla finale al Master 1000 di Miami e ai quattro tornei vinti nel corso della stagione, che gli riserva la ciliegina sulla torta delle ATP Finals in sostituzione dell’infortunato Berrettini).

Non male per qualcuno che dice che io documentazione a loro non importa. Smentito subito, dai travolgenti successi dell’annus mirabilis 2023: il primo titolo Master 1000 (Toronto), la rapida demolizione di tabù inveterati (Medvedev, Djokovic, Rune), la finale al Masters di Torino, il trionfo in Coppa Davis da leader della Nazionale e, sul perdurare di un’inerzia diffusa Nel 2024gli Australian Open a Melbourne più Rotterdam e Miami.

L’avvicinamento al vertice è stato così violento e definitivo da mandare in crisi Djokovic, alle prese con una rivale che non la batteva dal novembre dello scorso anno (vedi Malaga e Melbourne): il cambio di allenatore è stato metabolizzato (da Riccardo Piatti al Coppia Vagnozzi-Cahill ma le basi di questa scalata le pose il maestro comasco, il mentore di cui Jannik non parlò mai più, nemmeno sotto tortura, dimostrando in pubblico un’indifferenza che non è passata inosservata, anzi, vissuta come ingratitudine immotivata), Sinner per il campione serbo di 24 titoli Major divenne un puzzle capace di mandare in tilt le sue menti superiori, al punto da innescare nei migliori di loro una crisi di rifiuto motivazionale, ancora irrisolta .

È proprio osservando Djokovic che Jannik ne è diventato l’erede con caratteristiche simili. Il processo di imitazione trova la sua ricompensa in uno leadership del tennis mondiale che, una volta conquistata, dovrà essere difesa dall’assalto di Carlos Alcaraz, il campione della Next Next Gen, la nemesi più giovane (ha appena compiuto 21 anni), l’unico che – in ottima forma – è in possesso di un ventaglio di colpi e di soluzioni maggiore rispetto al barone rosso. Estro contro razionalità, Spagna-Italia come un calcio: la rivalità – che piacere – del prossimo decennio.

Nessuno come Sinner

Sinner riesce dove loro hanno fallito per pigrizia Adriano Panatta e per talento incompleto (e per talento intendiamo anche la capacità di tenersi lontani dagli infortuni) tutti gli altri. Senza disagio Nick Pietrangeli, a cui a quasi 91 anni va riconosciuto un diritto di primogenitura incrollabile (ma anche anacronistico) in un’epoca geologica in cui il tennis era ben diverso da quello moderno, Jannik è il prodotto più completo e versatile della scuola italiana (prima quella di confine in Alto Adige e poi, ribadiamo, l’accademia Piatti di Bordighera) ha mai prodotto, è un giocatore capace di vincere su ogni superficie (con una netta preferenza per il veloce indoor, campo sul quale sono arrivati ​​6 dei suoi 13 titoli: altri 6 su veloce outdoor, uno solo sulla terra battuta di Umago), per capire l’erba (dote rara per un connazionale) e per operare una svolta punto velocità e a energia del tennis moderno, costruito com’è sulla combinazione (servizio-dritto) che è la pietra angolare dell’evoluzione del gioco. Oggi nessuno colpisce la palla più forte di Sinner.

«Se sei predestinato al lavoro i risultati non possono che arrivare»

Andare uscito di casa alle 13, rotolare giù dalla montagna verso il mare per aprirsi a nuove esperienze e diventare quel cittadino del mondo che non sarebbe mai stato aggrappandosi alla neve, ha dato i suoi frutti. La soddisfazione più grande è dimostrare al padre Hanspeter e alla madre Siglinde, che in tempi non sospetti scommisero sul talento di quel figlio serio e premuroso, che la scelta fu felice, le lacrime cadute per la lontananza non sono state versate invano, l’esempio casalingo di un lavoro che premia sempre (lui cuoco e lei cameriera nello stesso rifugio in Val Fiscalina) è stato imparato. C’è una frase, più di ogni altra, che Jannik Sinner descrive: «Se sei predestinato al lavoro, come me, i risultati non possono che arrivare». Fatica: l’unica forma di predestinazione che riconosce e accetta.

Ecco qui ricompensatuttavia il suo Roland Garros in corso finisce. Ma non credetegli quando dice che la classifica non è importante, non gli interessa. Salire al numero uno ha senso alla sua lunga deriva verso valle.

Termina Djokovic, inizia Sinner

Defunta per ovvi motivi di obsolescenza l’era Djokovic (428 settimane, non consecutive ma pur sempre una mostruosità, re), Jannik è la bella faccia lentigginosa di un tennis che riesce a ringiovanirsi all’improvviso dopo il monopolio delle Big Three, Ai tifosi piace la sua grazia, la sua eleganza (grazie al paese che rappresenta, l’Italia), la sua potenza unita al controllo, quel sorriso dai denti leggermente storti che dona autenticità al ragazzo in un ambiente di modelli – a volte – plastificati. E, infine, la fidanzata Anna Kalinskaya, russa e cosmopolita, una donna di mondo, finalmente visibile a differenza della sua ex Maria Braccini.

E’ fisiologico: finisce Djokovic, inizia Sinner. Il tempismo con cui Jannik entra in scena – con Federer in pensione, Nadal stremato e Djokovic a pezzi – è il talento più grande che l’esistenza gli abbia dotato. Per questo era importante essere a Parigi, anche senza un fiammifero nelle gambe, anche con l’anca sotto osservazione. Conquistare la leadership in campo, e non ai box, corrisponde all’idea del mondo di Jannik Sinner. Risultati grazie al lavoro. Niente sudore, niente festa.

4 giugno 2024 (modificato il 4 giugno 2024 | 17:45)

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