Marco Pantani e quella folle fuga di 50 km al Tour de France ’98 – .

Marco Pantani e quella folle fuga di 50 km al Tour de France ’98 – .
Marco Pantani e quella folle fuga di 50 km al Tour de France ’98 – .



Youtube

Non si sono mai incontrati prima, lui e questo mostruoso passo alpino. Oggi il Galibier lo colpisce anche una pioggia persistente e salire per 18 km fino alla vetta, a 2645 metri, è un’impresa ancora più dura. Fuori ci sarebbe il 27 luglio 1998ma non sembra. Giro di Franciaquindicesima tappa: Grenoble-Les Deux Alpes, un dedalo di tornanti al cianuro per i polpacci già provati della carovana. Se poi aggiungiamo che la corsa è guidata da qualcuno che assomiglia a un cyborg, cioè Giovanni Ullrichti chiedi quasi chi te lo fa fare, per spremerti. Eppure certe imprese nascono proprio dalla disperazione sportiva. E ricordarle ora, con un nuovo Tour appena iniziato, fa ancora più bene al cuore.

Mark Pantani sa che al via è a 3’01” dall’invulnerabile rivale, ma è deciso a non cedere alla disperazione. Potrebbe essere questa la tappa che gli risucchia tutte le ultime energie, oppure la corsia preferenziale verso un riscatto impensabile. Ha appena vinto il Giro e quaggiù si è tolto anche la soddisfazione di un successo intermedio. La pancia potrebbe quindi essere prossima alla saturazione, se si fosse un ragazzo normale. Pedala però fuori da questi perimetri.

Anche se è la prima volta che tenta di domare la pericolosa collina francese, il percorso è stato studiato a fondo. Ne conosce le complessità e le sfumature. Sa che il tratto più ripido lo attende negli ultimi 10 km, quando la pendenza si rifiuta categoricamente di scendere sotto l’8-9%. All’inizio stringe forte la manopola del manubrio e, dietro le lenti della sua iconica montatura giallo fosforescente, raccoglie l’energia mentale necessaria. Per spodestare Ullrich e salire al rango di nuovo chansonnier del Tour ci vorrebbe una prestazione memorabile.

I casi sono due, come spesso accade nella vita. Potrebbe decidere di restare in scia, aggrappato al gruppo di testa fino all’ultimo e più ripido tratto, quello in cui tutta l’energia contenuta nel suo corpo esplode, in piedi sui pedali, verso la gloria. Oppure, ma è più rischioso, partire per una fuga solitaria da lontano, cogliendo di sorpresa il feudatario di Rostock: scegliere questa opzione potrebbe esplodere nel bel mezzo del tentativo. Se c’è qualche dubbio sulla strategia che adotterà, viene quasi subito dissipato. Marco non flirta con le mezze misure. Se vuole qualcosa, sceglie di andare a prendersela.

Quindi si comincia fuga surreale lunga 50 km, il corpo inzuppato di sudore e pioggia, il volto coperto dallo stupore del gruppo che lo vedeva staccarsi così presto, il disprezzo di Ullrich che lo credeva intoccabile e invece doveva pedalare più forte. Tuttavia, nessuno tiene il passo con il pirata. Nemmeno Jan, che sorprendentemente arriva dolorosamente in ritardo. Pantani sale sui pedali tra l’incredulità dei commentatori televisivi, che subito esprimono i loro dubbi, temendo il rischio che si sgonfi nel bel mezzo del tentativo, che il suo gesto sia un atto di arroganza ciclistica destinato a pagare caro.

Invece Marco parte e non si ferma piùArriva fino in fondo, trionfando con circa un minuto e mezzo di vantaggio su Massi ed Escartin, che eroicamente cercano di mantenere un barlume di dignità.

Quella che perde Ullrich, che arriva faticando nove minuti dopo, il volto contratto in una maschera di autentica sofferenza, le pupille dilatate di chi sembra aver visto passare davanti a sé un fantasma. Ecco l’anticamera della maglia gialla, insieme ad una lezione memorabile: sui crinali della vita bisogna stare sui pedali.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT Italiani in campo martedì 2 luglio. Orari e dove vederli in TV – .