Sinner batte Hanfmann a Wimbledon in 4 set: 6-3; 6-4; 3-6; 6-3

Sinner batte Hanfmann a Wimbledon in 4 set: 6-3; 6-4; 3-6; 6-3
Sinner batte Hanfmann a Wimbledon in 4 set: 6-3; 6-4; 3-6; 6-3

Sinner vince, ma deve tornare di nuovo al centro del villaggio

(Gaia Piccardi) Tanto rumore per nulla, avrebbe potuto commentare William Shakespeare. Jannik Sinner battiti Yannick Hanfmann in quattro set (6-3, 6-4, 3-6, 6-3) al primo turno del torneo di Wimbledon e inizia la sua ricerca del Sacro Graal del tennis. Tuttavia, 11 palle break concesse sono troppe, le percentuali al servizio non convincono, per lunghi squarci del terzo set il numero uno del mondo (affondato 0-4) ha subito un avversario in forma ma pur sempre numero 86 del mondo. Questo nuovo Sinner fuori fuoco deve trovare subito la forza di tornare al centro del villaggio: mercoledì al secondo turno (probabilmente sul campo centrale) lo attende nel derby italiano Matteo Berrettini, che ha tremato con Fucsovics (7-6, 6-2, 3-6, 6-1), perdendosi quando un mal di schiena lo ha costretto a chiamare il fisioterapista. «Con tutti gli infortuni che ho avuto, mi sono un po’ spaventato e ho abbandonato il match», ha spiegato il romano, primo tennista italiano ad arrivare in finale a Wimbledon nel 2021, a lungo curato sul prato del campo numero 12. «Probabilmente Jannik non sarà tanto contento di affrontarmi così presto, ma è anche colpa mia: sono sceso in classifica, e il sorteggio è casuale».
Hanfmann, sordo dalla nascita (motivo per cui ha dovuto rinunciare al sogno di giocare a calcio), avrebbe dovuto essere poco più di un allenamento, e non lo è stato. Dopo 12 ace, ha trascinato Sinner al quarto set, smascherando un servizio a tratti non all’altezza (45% di prime in apertura, 66% nel secondo, 56% nel terzo) e mettendo in luce i difetti di un favorito mai del tutto a suo agio: forse un po’ teso all’inizio, ma più incline del solito agli errori (30 errori gratuiti alla fine), scivolato più volte nel tentativo di rincorrere i traccianti del tedesco, due volte a terra, la prima volta con una smorfia mentre si toccava l’anca destra (infortunato a Madrid, sotto esame anche a Parigi). Brividi.
L’umidità di Londra ha spinto il supervisore a chiudere il tetto del campo numero uno dopo tre set, quando a Londra erano le otto di sera, trasformando la partita in un match indoor. Sinner l’ha apprezzato: ha fatto una pausa nel quarto gioco, alzando il livello a livelli che Hanfmann non poteva più sostenere – un notevole tocco di rovescio di Sinner dopo una scivolata sull’erba che sembrava ghiaccio -, Jannik ha volato 4-1, 5-2, 6-3.
Un esordio che il barone rosso non si aspettava, molto più complicato dell’apparente morbidezza del match promesso sulla carta. Un rompicapo risolto autorevolmente dal numero uno del mondo, capace di cambiare marcia quando la situazione lo richiedeva (Jannik ha chiuso con l’82% di prime di servizio in campo, 16 ace in totale), sicuramente non brillante come ad Halle ma in fondo, ricordiamolo, umano. Diamogli tempo (ma non troppo).

 
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