per la prima volta tappa in Oltrepò, patria del campione della meccanica Luigi Lucotti – .

Sono strade di storia del ciclismo: la storia per esempio di Luigi Lucotti, che è nato e ha iniziato a pedalare proprio qui dove Lunedì 1° luglio transita la terza tappa dell’appendice italiana del Tour de France: da Piacenza a Torino e tra la provincia di Pavia e soprattutto l’Oltrepò.

In senso stretto, secondo le previsioni e gli orari, segnate i tempi: verso le 12.02/12.04 è dato il passaggio dei corridori nella località Cardazzo di Bonasco, una cittadina di seicento abitanti che suggellerà quindi l’ufficialità ingresso nel territorio pavese; poi alle 12.10/12.13 ecco il transito verso Piccola stradae poi alle 12.16/12.20 quello alle Armi e alle 12.46/12.53 quello a Voghera, città natale dello stesso Lucotti, uno di quei grandi classici italiani dimenticati in patria e amatissimi all’estero, in particolare in Francia.

Fortunatamente un recente e intenso libro firmato da Paolo Arbasinoe pubblicato dal Museo del Ghisallo, tempio mondiale del ciclismo a Magreglio, in provincia di Como, ha contribuito a combattere l’oblio dove per decenni il ricordo era rimasto Lucotti, che era anche meccanico e poi proprietario di un negozio di biciclette: è venuto al mondo in 1893 e morì in 1980ha vissuto stagioni di guerre mondiali, di estrema povertà, diun ciclismo che è stato uno sforzo titanico; Queste sono le esatte parole riguardanti un “lavoro che le bestie avrebbero rifiutato”.

Dopotutto le tappe erano davvero infinite (ne ha vinto uno che prevedeva di restare in sella per diciannove ore; sì, diciannove, non è un errore di battitura), le strade erano sconnesse, tra asfalto parziale e sterrati con voragini, le biciclette erano quelle che erano, l’abbigliamento sportivo pure. Lucotti andava forte fin da ragazzo, si è confermato all’inizio della giovinezza e in età adulta, con la vittoria di tappe sia a Giro d’Italia entrambi a Giro di Franciae piazzamenti prestigiosi in gare di un giorno come la Milan-Sanremo e il Milano-Torino.

Un predestinato? Sì. Ma senza molta fortuna. Gli mancavano i grandi stipendi di altri coetanei, peggio di lui, gli mancava una certa capacità di vendersi; certo, seguendo un esempio diffuso, anche di certi grandi campioni, Lucotti andò a cercare impegni redditizi in Franciama forse avrebbe potuto farlo con più convinzione, con più coerenza, perché i francesi apprezzavano la sua classe, la sua pedalata fluida, la semplicità di stare in sella anche sulle salite più solenni. Ma d’altronde, in fondo, Lucotti amava pedalare e basta, non era uno che se ne stava lì seduto a fare troppi calcoli.

Un uomo semplice, un uomo appassionato, un umile provinciale, abituato alla sofferenza e inaffidabile quando minacciava di arrendersi. Scrisse Mark Pastonesi, il miglior narratore sportivo che abbiamo, in un articolo del 2006 per la Gazzetta del Tour: «Al tempo di Luigi Lucotti, 1921, la strada era una mulattiera per zoccoli e non per ruote: Henri Desgrange, patrono del Tour, lo descrisse come “bianco come Pierrot” e “il suo viso era cadaverico”. Lucotti scalò il Tourmalet, poi dichiarò: “Basta, non correrò mai più”…». Non fu proprio così anche se nella parte finale della sua carriera Lucotti fu un socievole piuttosto che un finalizzatore solitario.

Amen, torniamo a oggi. Note di servizio: la strada statale 10 Padana inferiore-via Emilia sarà chiusa dalle ore 9.00 alle ore 13.00; la carovana pubblicitaria, che dagli anni ’30 anticipa le corse del Tour, attraverserà la provincia di Pavia tra le 10 e le 11; La tappa di lunedì è la più lunga: 213 chilometri; la tappa di Pavia precederà il gran premio della montagna con la salita a Tortonail punto scelto dalla maggior parte degli appassionati per vedere i corridori ad una velocità più umana, meno sostenuta, con la speranza di ricevere un regalo una bottiglia d’acqua lanciati dai ciclisti, trofeo massimo.

 
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